Nordio punta sulla giustizia civile (e in Fi nascono primi malumori)
Il ministro della Giustizia ha rassicurato il Forum Ambrosetti di Cernobbio sui passi in avanti fatti sul settore civile. Sul penale spazio alla riforma dell'abuso d'ufficio, ma la separazione delle carriere dovrà aspettare
L’intervento in versione civilista del ministro Carlo Nordio alla giornata finale del Forum Ambrosetti di Cernobbio ha mandato nel pallone gran parte del mondo mediatico e politico. Non la platea di imprenditori, manager e investitori presenti in sala, che al termine del discorso del Guardasigilli si è lasciata andare in un lungo, reiterato applauso, che ha interrotto per diversi secondi la ripresa dei lavori.
Proprio Nordio nel 2021 coordinò uno studio per la Ambrosetti House per calcolare l’impatto della giustizia lenta sull’economia, tema caro ogni anno all’incontro di Villa d’Este. “La malagiustizia ci costa due punti di pil l’anno”, spiegò l’ex procuratore aggiunto di Venezia. Un concetto ribadito dallo stesso Nordio proprio domenica scorsa: “La nostra priorità è la giustizia civile, perché la lentezza della giustizia costa all’Italia più di due punti di pil. Questa è l’urgenza più importante. Gli investimenti stranieri in Italia sono vulnerati da questa lentezza”.
“Quando io parlo con i miei omologhi degli altri stati e con gli ambasciatori tutti mi dicono: ‘Noi non investiamo in Italia perché non c’è la certezza del diritto’”, ha aggiunto Nordio, prima però di sottolineare i passi in avanti fatti dal paese negli ultimi mesi per velocizzare i procedimenti civili, attraverso la semplificazione delle procedure, la digitalizzazione e l’informatizzazione, l’aumento delle procedure conciliative e la sistemazione dei giudici onorari.
Il ministro ha poi voluto evidenziare gli effetti positivi determinati nel settore civile da alcune riforme penali, in primis dall’abolizione dell’abuso d’ufficio, contenuto nel primo decreto varato dal governo su indicazione del Guardasigilli lo scorso giugno, ora all’esame del Parlamento. “Su oltre cinquemila indagini che ogni anno si fanno su questa fattispecie – ha ricordato – meno di sei o sette arrivano a una condanna, che peraltro è estremamente platonica, che non giustifica minimamente le risorse che vengono impiegate, perché sono processi estremamente lunghi. Provoca soltanto la paura della firma: nessuno firma più nulla perché ha paura non di essere condannato, ma di essere inquisito”.
Insomma, consapevole della composizione del pubblico che lo stava ascoltando, Nordio ha insistito per tranquillizzare il settore economico. Poi ha assicurato che “non esiste alcun slittamento della riforma della giustizia”, mandando in confusione gli organi di informazione. “Abbiamo portato al presidente del Consiglio un crono-programma che è già stato approvato dal Consiglio dei ministri in una prima parte, secondo i tempi decisi, e ha comportato essenzialmente delle proposte di riforma del codice di procedura penale e del codice penale”, ha dichiarato, riferendosi evidentemente al decreto legge approvato a giugno, riguardante l’abuso d’ufficio, ma anche la modifica del reato di traffico di influenze illecite, la riforma delle intercettazioni per rafforzare la privacy dei terzi, l’intervento sulle misure cautelari per garantire maggior contraddittorio tra le parti e la limitazione del potere di appello del pubblico ministero.
“Passeremo presto alla seconda parte, forse già nel prossimo Cdm”, ha poi aggiunto Nordio, specificando però di non riferirsi alla riforma di carattere costituzionale (in particolare la separazione delle carriere): “Per altre riforme che vorrei affrontare, come quelle di carattere costituzionale, ad esempio la separazione delle carriere dei magistrati, servono tempi più dilatati come prevede la Costituzione”.
La seconda parte della riforma penale annunciata da Nordio dovrebbe dunque riguardare il completamento della riforma dei reati contro la Pa e il tema della prescrizione. La separazione delle carriere verrà sacrificata per ora sull’altare della riforma costituzionale della forma di governo. I parlamentari di Forza Italia, primi sostenitori della separazione delle carriere, al momento non esprimono preoccupazione, anche se, lontano dai microfoni, alcuni malumori si fanno strada.