l'intervista
“Ritiro la mia candidatura a comunicatore del Csm”, ci dice Michele Anzaldi
L'ex deputato di Italia viva annuncia al Foglio di aver ritirato la candidatura per rivestire il ruolo di superconsulente per la comunicazione del vicepresidente del Csm Fabio Pinelli: "Non posso aspettare all'infinito"
E’ saltata definitivamente la nomina dell’ex deputato di Italia viva, Michele Anzaldi, a superconsulente per la comunicazione del vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Fabio Pinelli, che tante polemiche aveva generato sia sui giornali sia all’interno dell’organo di governo autonomo delle toghe. “Ho ritirato la mia candidatura – annuncia Anzaldi al Foglio – Ho inviato una lettera alla segreteria del Csm in cui, pur ringraziando per la fiducia e per il lavoro eccelso svolto dagli uffici, comunico di essere costretto a ritirare la mia candidatura perché la procedura si è dilungata troppo nel tempo”.
Anzaldi, giornalista dal 1990, era stato scelto da Pinelli come “consulente in materia di coordinamento delle attività di comunicazione istituzionale”, con il compito di gestire la “comunicazione istituzionale del vicepresidente, al fine di predisporre e alimentare, nei rapporti con gli organi di informazione, strumenti che – per forme e contenuti – perseguano l’obiettivo di una corretta, adeguata e completa rappresentazione dell’attività svolta quotidianamente dal vicepresidente nell’interesse e in nome dell’istituzione, altresì evitando la diffusione di notizie parziali, frammentarie, inveritiere o tecnicamente scorrette”. Compenso previsto: 80 mila euro. La decisione di Pinelli di istituire una figura analoga a quella del portavoce aveva suscitato diverse perplessità tra i consiglieri del Csm, sia togati che laici, con i primi in particolare preoccupati da una possibile “deriva personalistica” dell’organo di governo autonomo dei magistrati. E’ dall’inizio della consiliatura, infatti, che i togati mal digeriscono il protagonismo mediatico del vicepresidente del Csm.
“La delibera per la mia nomina era stata approvata dalla commissione competente e a fine giugno sarebbe dovuta arrivare al plenum del Csm – spiega Anzaldi, parlamentare per due legislature, prima nelle file del Pd, poi di Iv – Da allora, però, è stata continuamente rinviata. Così siamo arrivati a ottobre, ma io non posso aspettare all’infinito”.
Dopo un primo rinvio dovuto a problemi di programmazione dei lavori, la procedura di nomina venne stoppata agli inizi di settembre dalle polemiche generate dalla pubblicazione della notizia dell’ingaggio di Anzaldi. Alcuni quotidiani, come il Fatto quotidiano, si scatenarono infatti contro l’ex deputato, per dieci anni segretario della commissione di Vigilanza Rai, definendolo “l’agit-prop di Renzi” (di cui è stato capo ufficio stampa) e il “braccio armato del renzismo”.
La campagna stampa deve aver pesato molto sulla mancata nomina di Anzaldi, non soltanto per le critiche di partigianeria mosse nei suoi confronti, ma anche perché l’enfasi attribuita alla vicenda ha fatto scoprire improvvisamente ai partiti di centrodestra l’esistenza di una “casella” importante da poter affidare a qualcuno di propria fiducia. “Insomma – si saranno chiesti i segretari di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia che hanno selezionato la maggioranza laica da mandare al Csm – perché lasciare a un ex deputato del Pd-Iv una poltrona così rilevante?”. In altre parole, le vere ragioni dello stallo attorno alla nomina di Anzaldi sembrano da rintracciare nelle decisioni dei partiti di centrodestra, piuttosto che nei malumori dei consiglieri togati.
“Non posso più aspettare”, dice intanto Anzaldi, stanco dei continui rinvii. “Ritiro la mia candidatura non per cattiveria, ma perché devo lavorare. La procedura di nomina del Csm mi ha tenuto bloccato per quattro mesi. Nel frattempo, però, modestia a parte, ho dovuto dire di no a tante offerte di lavoro. Non posso continuare a farlo per sempre”, dice l’ex deputato.
Il vicepresidente Pinelli sarà ora costretto a chiedere il ritiro dall’ordine del giorno della delibera con cui ad Anzaldi viene attribuita la consulenza per la comunicazione. Resta da vedere cosa accadrà dopo: Pinelli rinuncerà all’idea di nominare un proprio portavoce o selezionerà un altro profilo, magari ben visto dai partiti di centrodestra?