Lo sputtanamento del vicegovernatore ligure Alessandro Piana
Pur non essendo indagato, il leghista è citato nell’ordinanza di custodia cautelare di un’inchiesta su festini con droga ed escort. Lui respinge ogni illazione. Rixi: “Siamo allibiti, i magistrati dovrebbero prima verificare”
Mai come in questo caso l’uso del termine “sputtanamento” risulta appropriato. Il malcapitato è il vicepresidente leghista della regione Liguria, Alessandro Piana: il suo nome, pur non essendo iscritto nel registro degli indagati, è citato nell’ordinanza di custodia cautelare di un’inchiesta su festini con droga ed escort portata avanti dalla procura di Genova. L’indagine, denominata “Obbligo o verità” (ma non si era stabilito che le inchieste non avrebbero più potuto avere nomi allusivi o spettacolari?), ha portato all’arresto di due persone, accusate di detenzione di cocaina a fini di spaccio e favoreggiamento della prostituzione.
Tra i beneficiari del giro di prostitute, secondo la procura – e il gip che ha firmato l’ordinanza – ci sarebbe anche Piana, che però ha respinto ogni illazione: “Ho ricostruito la giornata del primo marzo (2022, ndr) e posso dire con certezza che non sono mai stato nei posti in cui mi identificano alcuni testimoni. Ho svolto una giornata di lavoro complicata, alla sera sono arrivato a casa alle 21 come abbiamo ricostruito anche con gli autisti, e ho fatto una videocall per Vinitaly”. Piana ha anche escluso l’uso di droghe: “Mai fumato neppure uno spinello, sono un donatore di sangue”.
“Sono allibito – dice intanto al Foglio il viceministro delle Infrastrutture e segretario regionale della Lega, Edoardo Rixi – Prima di inserire il nome di un non indagato in un’ordinanza di custodia cautelare i magistrati dovrebbero svolgere le opportune verifiche. Dalle nostre risulta l’assoluta estraneità di Piana alla vicenda”. Ora, attraverso il suo legale, Piana ha chiesto di essere subito ascoltato dai giudici.
Nel frattempo, però, l’opinione pubblica lo ha già condannato: “Mi considera un drogato e un puttaniere”. Una distruzione della reputazione che nessun eventuale chiarimento da parte dell’autorità giudiziaria potrà cancellare. Nel silenzio della politica, timorosa di intervenire contro le distorsioni della gogna mediatico-giudiziaria.