L'intervista
“Inneggiare alla distruzione di Israele è reato”, dice l'ex pm della direzione Antiterrorismo Pennisi
L'ex magistrato: "Non vedo alcuna differenza tra ciò che dicevano e facevano i due affiliati all'Isis fermati a Milano e ciò che hanno detto e fatto coloro che hanno manifestato in piazza in favore della Palestina, inneggiando a Hamas e alla distruzione di Israele"
"Non vedo alcuna differenza tra ciò che dicevano e facevano i due soggetti fermati ieri a Milano e ciò che hanno detto e fatto coloro che hanno manifestato nelle piazze in favore della Palestina, inneggiando a Hamas e alla distruzione di Israele”. Lo afferma, intervistato dal Foglio, Roberto Pennisi, dal 2005 al 2022 sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, ora in pensione. “Hamas si chiama Hamas, ma in realtà oggi è un’altra cosa: è l’Isis”, aggiunge. Il riferimento di Pennisi è all’operazione della Dda di Milano che ieri ha portato all’arresto di due persone di origini egiziane ritenute affiliate all’Isis e agli slogan che nei giorni scorsi si sono sentiti ripetere nei cortei pro Palestina: “Israele fuori dalla storia”, “Israele fascista, stato terrorista”, “Intifada fino alla vittoria”.
I due soggetti arrestati ieri, infatti, come comunicato in una nota dal procuratore capo di Milano Marcello Viola, erano “estremamente attivi nella propaganda e nel proselitismo digitali per conto dell’Isis, mettendosi a disposizione dell'organizzazione terroristica e finanziando ‘cause di sostegno’ del sedicente Stato islamico, al quale avrebbero prestato giuramento di appartenenza e di fedeltà”. I due, in particolare, mettevano i loro commenti di appoggio all’Isis e contro l’occidente su gruppi Telegram, Facebook e WhatsApp, frequentati da estremisti. Il fulcro dell’inchiesta, insomma, è costituito proprio dall’attività di propaganda svolta dai soggetti fermati.
Nel corso della sua carriera, Pennisi si è occupato soprattutto di contrasto alla criminalità organizzata e al fenomeno terroristico, in particolare quello di matrice islamica, anzi islamista, come preferisce specificare: “Dico islamista perché non esiste un terrorismo islamico. Esiste un terrorismo islamista, che è la degenerazione dell’islam. Le religioni non nascono per l’odio e per la morte, ma per l’amore e per la vita”, afferma Pennisi.
“Quelli che hanno manifestato inneggiando a Hamas – prosegue l’ex toga – hanno arrecato il più grave danno alla causa palestinese, perché hanno fatto in modo che la Palestina e Hamas fossero rappresentate come la stessa cosa, quando invece non lo sono”.
“Hamas oggi è un’altra cosa: è l’Isis”, dichiara Pennisi. “Chi conosce l’Isis e ha lavorato sul terrorismo islamista conosce le modalità di condotta e di comportamento degli uomini che operano all’interno dell’Isis e se si guarda alle modalità di comportamento di coloro che hanno agito in territorio israeliano il 7 ottobre (le loro azioni, come impugnavano le armi, come uccidevano) queste corrispondono perfettamente al modo di uccidere dell’Isis. E anche le vittime erano le stesse dell’Isis”. “Hamas è finito, oggi non esiste più. Hamas oggi è l’Isis, che rinasce con un altro nome, ma è lo stesso che abbiamo conosciuto alcuni anni fa”, ribadisce Pennisi. Non a caso, i due arrestati nell’operazione antiterrorismo della procura di Milano avrebbero anche fatto parte di gruppi WhatsApp e Telegram in cui si inneggiava al jihad palestinese.
Alla luce di questo mutamento, nella prospettiva dell’ex sostituto della Dna, assumono ancora più gravità gli atteggiamenti finalizzati a difendere pubblicamente l’attacco di Hamas e a sostenere la distruzione dello stato di Israele. “L’Italia ha un’ottima legislazione antiterrorismo – spiega Pennisi – perché anticipa la soglia della punibilità. Non richiede il verificarsi di un evento, ma richiede il verificarsi di una condotta che è di per sé portatrice di una pericolosità che la legge definisce essere reato. Dunque è reato anche affermare certe cose”. “In quelle manifestazioni – aggiunge l’ex magistrato riferendosi ai cortei tenutisi a Milano, Roma, ma anche in altre città nei giorni scorsi – si affermavano le stesse cose e si inneggiava alle stesse cose al centro dell’operazione antiterrorismo di Milano”. “Inneggiare ad azioni delittuose è un delitto. Questo deve essere chiaro”, scandisce Pennisi.
“E’ stato grazie all’attenta legislazione italiana e all’impegno della magistratura e delle forze di polizia se l’Italia non è stato teatro di fatti gravi”, dice l’ex magistrato.
“L’operazione di ieri ci fa comprendere come la magistratura e le forze di polizia non hanno mai mollato la presa. Anche quando l’Isis è scomparso o ha fatto finta di scomparire, non hanno mai cessato di lavorare e di operare, e appena qualcosa è venuto fuori sono intervenuti. Solo così si può contrastare il terrorismo. Non bisogna dormire come avvenuto in altri paesi, come la Francia, il Belgio o l’Olanda”, conclude Pennisi.
la mappa dello spionaggio