incroci del destino
Il ritorno di Fofò (Bonafede) e Cosimo (Ferri)
L'ex ministro della Giustizia e l'ex deputato di Italia viva sono stati eletti ai vertici della giustizia tributaria. Il primo avviò il procedimento disciplinare contro i magistrati coinvolti nella vicenda dell’Hotel Champagne, tra cui lo stesso Ferri
Il destino a volte può offrire incroci piuttosto singolari. Ne sanno qualcosa Alfonso Bonafede (ex ministro della Giustizia, grillino della prima ora, capo delegazione del M5s nel 2020, autore della “Spazzacorrotti” e di alcune delle leggi più giustizialiste degli ultimi anni, e scopritore di Giuseppe Conte) e Cosimo Ferri (tra i politicamente più influenti magistrati italiani, ex leader della corrente Magistratura indipendente, già componente del Csm, più volte sottosegretario alla Giustizia e deputato del Pd, poi Italia viva). Entrambi lo scorso anno si sono ritrovati senza seggio in Parlamento e sono stati dunque costretti a tornare alla loro vecchia vita.
L’ex dj Fofò (questo il soprannome di Bonafede quando da ragazzo organizzava serate nelle discoteche di Mazara del Vallo) è tornato a esercitare l’attività di avvocato civilista, sfruttando tutte le conoscenze acquisite sul campo. Ha ampliato il suo studio di Firenze, ha aperto un’altra sede a Milano e ha cercato di darsi un tono persino sul piano internazionale, grazie alla sua esperienza di “ex ministro della Giustizia”.
Ferri ha subito un po’ il colpo dello scandalo Palamara (venne registrato da un trojan telefonico mentre discuteva di future nomine ai vertici degli uffici giudiziari all’Hotel Champagne con l’ex presidente dell’Anm e diversi componenti del Csm ), ma non si è scomposto. Dopo aver cercato, fallendo, di essere eletto sindaco della “sua” Carrara, l’ex sottosegretario alla Giustizia ha chiesto di tornare a svolgere le funzioni di magistrato ordinario, ma in virtù delle novità introdotte dalla riforma Cartabia è stato posto fuori ruolo al ministero, in particolare al Dipartimento per gli affari di giustizia (Dag). Questo comunque non ha impedito a Ferri di continuare l’attività di giudice, nelle vesti però di giudice tributario, settore al quale non si applicano le incompatibilità previste per la magistratura ordinaria.
Il destino però, come dicevamo, aveva pensato per i due uno scenario diverso. Più consono, del resto, al richiamo del potere ormai avvertito sia da Fofò che da Cosimo.
Saltato il tentativo di Conte di piazzare Bonafede al Consiglio superiore della magistratura (incarico per il quale l’ex ministro non aveva i requisiti richiesti dalla Costituzione), i grillini sono riusciti a trovare un posto per Fofò: il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (Cpgt), l’organo di autogoverno dei giudici tributari. Dopo lunghe trattative con gli altri partiti, il M5s è riuscito a trovare un’insolita intesa con il centrodestra per la spartizione delle nomine dei laici ai Consigli di presidenza della giustizia amministrativa, tributaria e della Corte dei conti, escludendo il Pd. Grazie ai voti della destra, così, Bonafede si è ritrovato eletto come laico del Csm della giustizia tributaria (magistratura che ogni anno dirime contenziosi da circa 37 miliardi di euro).
La storia, però, non finisce qui. Lo scorso fine settembre, infatti, anche i magistrati tributari hanno eletto i propri rappresentanti al Cpgt e, a sorpresa, Ferri è risultato tra gli undici consiglieri eletti. Nonostante tutte le polemiche che lo hanno accompagnato, l’ex deputato di Italia viva è stato il secondo magistrato più votato, con 832 preferenze, secondo dietro a Raffaele Tuccillo per soli quattro voti. Ferri è risultato comunque il primo eletto tra i magistrati ordinari, visto che Tuccillo è giudice amministrativo del Tar. Martedì il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria ha eletto al suo interno Carolina Lussana come presidente, e Tuccillo e Ferri come vicepresidenti.
Risultato: al Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, Ferri siederà a fianco proprio a Bonafede, che da ministro della Giustizia avviò il procedimento disciplinare contro i magistrati coinvolti nella vicenda dell’Hotel Champagne, tra cui lo stesso Ferri. Il procedimento disciplinare nei confronti di Ferri è ancora aperto, bloccato dallo scontro tra Camera e Csm sulla legittimità dell’uso delle intercettazioni realizzate tramite trojan nei confronti dell’allora parlamentare.
Ora, per la prima volta, Fofò e Cosimo siederanno dalla stessa parte, cercando di lavorare per il bene della giustizia tributaria, dimenticando le rivalità del passato.
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