Le tensioni

Il Csm si spacca sulla nomina del nuovo segretario generale

Ermes Antonucci

Il comitato di presidenza si divide sulla scelta di colui che concretamente tiene in mano le redini di tutta la macchina dell’organo di governo autonomo delle toghe. Cassano contro Pinelli. Le manovre di Mantovano

Una spaccatura senza precedenti sta attraversando il comitato di presidenza del Consiglio superiore della magistratura, composto dal vicepresidente Fabio Pinelli, dalla prima presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano e dal procuratore generale della Suprema Corte Luigi Salvato. Oggetto del contendere: la nomina del nuovo segretario generale del Csm, cioè colui che concretamente tiene in mano le redini di tutta la macchina dell’organo di governo autonomo delle toghe. Il posto è vacante da quando colui che rivestiva l’incarico, il magistrato Alfredo Viola, è stato nominato lo scorso settembre dallo stesso Csm come nuovo procuratore generale aggiunto della Cassazione. 

 

Il ruolo, come dicevamo, è cruciale per il funzionamento del Csm. Spetta infatti al segretario generale assistere il vicepresidente e il comitato di presidenza nelle attività attinenti l’organizzazione e il funzionamento del Consiglio, curare i rapporti con le segreterie dei massimi organi dello stato (a partire da presidenza della Repubblica, Parlamento e Corte costituzionale), assistere alle riunioni del comitato di presidenza e istruire le pratiche per l’adozione dei vari provvedimenti, e soprattutto assicurare il buon andamento delle segreterie delle varie commissioni che compongono il Csm. Insomma, è dall’attività del segretario generale che dipendono i lavori dell’organo di amministrazione della giustizia italiana. 

 

Proprio la rilevanza del ruolo del segretario generale induce, per tradizione, il comitato di presidenza a valutare i profili dei vari candidati e poi a sottoporre all’approvazione del plenum una nomina unitaria. Così è avvenuto anche nel caso di Viola, nel marzo 2021, designato dal comitato di presidenza e votato all’unanimità dal plenum. Questa volta le cose potrebbero andare molto diversamente. Fonti qualificate di Palazzo dei Marescialli segnalano infatti fortissime tensioni attorno alla nomina del successore di Viola, tanto che non sarebbe esclusa la presentazione nelle prossime settimane di due, se non addirittura tre proposte di nomina al plenum da parte del comitato di presidenza. 

 

Tra i dieci candidati che hanno proposto la candidatura, il vicepresidente Pinelli starebbe spingendo per la nomina di Roberto Mucci, attuale sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione. Questa scelta starebbe però incontrando forti resistenze da parte della presidente Cassano, favorevole invece – con il sostegno di buona parte dei togati di Magistratura indipendente – alla nomina di Gianluigi Pratola, anche lui sostituto pg in Cassazione. A tutto ciò devono aggiungersi le manovre del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, magistrato temporaneamente prestato alla burocrazia governativa, da sempre portatore di una visione conservatrice della funzione giudiziaria. Gran consigliere della premier Meloni, Mantovano mantiene un occhio attento alle dinamiche interne alla magistratura. A volte, come in questo caso, l’attenzione sembra andare ben oltre il semplice interessamento.

 

Così, voci interne al Csm riferiscono che Mantovano stia sponsorizzando la nomina a segretario generale del Csm di una toga a lui vicina da molti anni: Domenico Airoma, procuratore capo di Avellino. I candidati saranno auditi dal comitato di presidenza il 15 gennaio e il rischio è proprio che alla fine i magistrati a essere designati per un incarico così importante saranno più d’uno.

 

La situazione di certo smentisce l’immagine, denunciata con sdegno dalle correnti di sinistra, di unico grande fronte “conservatore” all’interno del Csm, in grado di unire tutti i togati di Magistratura indipendente e tutti i laici scelti dai partiti di maggioranza. 

 

Un discorso a parte, infine, merita la candidatura di Luigi Birritteri, attuale capo del Dipartimento per gli affari di giustizia al ministero della Giustizia. L’incarico è stato conferito a Birritteri soltanto lo scorso febbraio e la sua candidatura a segretario generale del Csm appare quasi come un tentativo di fuga dal clima – si dice irrespirabile – di Via Arenula. Del resto non è il solo a cercare di cambiare aria. Basti pensare che persino il capo di gabinetto del ministro Nordio, Alberto Rizzo, ha presentato da tempo domanda al Csm per poter assumere le funzioni di presidente del tribunale di Firenze o, in alternativa, di presidente della Corte d’appello di Brescia.

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