Contraddizioni
L'incoerenza dei magistrati sulla sentenza sul gioielliere
L'Associazione magistrati invita tutti a ragionare sulla condanna di Roggero sulla base di "ragioni del diritto", ma il procuratore di Asti entra a gamba tesa nella polemica politica. Botta e risposta col presidente delle toghe Giuseppe Santalucia
Sollecitato più volte nel corso dell’intervista, a un certo punto il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, ammette: “Certo, alla domanda su Salvini avrebbe potuto sottrarsi”. Il suo, però, è soltanto un cedimento momentaneo: “Il procuratore di Asti ha fatto riferimento a un dato di fatto, cioè che una parte politica negli ultimi anni ha sostenuto che la difesa è sempre legittima. Al contrario, noi sappiamo benissimo che la legittima difesa ha i suoi presupposti e i suoi limiti”. Il riferimento di Santalucia è alle parole rilasciate dal capo della procura di Asti, Biagio Mazzeo, all’indomani della condanna a 17 anni chiesta e ottenuta dal suo ufficio nei confronti del gioielliere Mario Roggero per l’uccisione di due rapinatori.
Il giorno seguente alla sentenza, Mazzeo ha rilasciato un’insolita doppia intervista (una al Corriere della Sera e una alla Stampa), contenente anche commenti rispetto alle polemiche politiche seguite alla condanna del gioielliere. “Salvini ha detto che sta con il gioielliere: che idea si è fatto?”. Questa la domanda posta dal Corriere, alla quale secondo Santalucia il procuratore avrebbe potuto sottrarsi. Mazzeo, invece, alla domanda ha risposto: “Non mi stupisce, sono anni che il ministro ha uno slogan: che la difesa è sempre legittima”. Scontata la sintesi delle dichiarazioni del procuratore da parte del quotidiano: “Video agghiacciante, ma Salvini sono anni che parla per slogan”. Ma era proprio necessario che Mazzeo entrasse a gamba tesa nel dibattito politico? Il pm lo ha fatto anche nell’intervista rilasciata alla Stampa. Commentando le critiche giunte da vari politici per la sentenza ritenuta troppo severa, ha risposto: “I politici possono dire ciò che vogliono, ma credo che si debba fare molta attenzione alle conseguenze delle proprie affermazioni. In questa vicenda del gioielliere ho sentito forte il peso di alcuni cattivi maestri che hanno convinto i cittadini a ritenersi portatori di diritti che non hanno”. Il riferimento è implicito ma molto chiaro, e porta anche qui al leader della Lega Matteo Salvini, al suo slogan della “difesa sempre legittima”.
In questo modo, però, Mazzeo sembra alludere pericolosamente a un legame tra la propaganda, certamente populista, alimentata negli ultimi anni dal leader leghista e l’azione criminale del gioielliere Mario Roggero. La domanda è la stessa: era proprio necessario? Il presidente Santalucia è netto: “Non mi sembra che il procuratore Mazzeo abbia superato i limiti di continenza richiesti a un magistrato”. Eppure la questione di opportunità resta aperta.
Ciò che appare più evidente, comunque, è la contraddizione tra quanto detto da Mazzeo e quanto affermato in una nota della sezione Piemonte e Valle d’Aosta dell’Anm, in difesa proprio dei magistrati che hanno condannato il gioielliere (“Il legittimo diritto di critica, anche incisiva e forte, deve essere esercitato nel rispetto della attività della magistratura e della funzione giurisdizionale, rifuggendo da affermazioni delegittimanti e ingiuriose, che paiono giustificate da un afflato populistico piuttosto che da fondate ragioni di diritto”). Anche le considerazioni di Mazzeo sulle influenze dei politici “cattivi maestri”, infatti, appaiono piuttosto lontane dalle “ragioni di diritto” invocate dall’Anm.
Lo stesso deve dirsi dell’invito rivolto dall’Anm a parlare quando saranno depositate le motivazioni della sentenza: “Gli attacchi che si sono letti sulla stampa – recita la nota dell’Anm – paiono ancora più ingiustificati ove si consideri che le motivazioni della sentenza della corte d’assise di Asti – che ricordiamo che è stata resa da otto giudici, sei dei quali normali cittadini – non sono ancora state rese pubbliche”. Piccolo dettaglio: anche il procuratore Mazzeo ha commentato la vicenda ancor prima che le motivazioni della sentenza siano state depositate, lanciandosi pure in valutazioni che chiamano in causa il comportamento della politica. Non proprio il massimo della coerenza, né del self-restraint della magistratura.