l'irritazione del colle

Mattarella furioso per l'ennesimo caso Csm

Ermes Antonucci

Il capo dello stato non ha gradito le parole del vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, che ha accusato la precedente consiliatura di aver “deragliato dalla sua funzione costituzionale”, né la reazione dei togati di area centrosinistra

Un Sergio Mattarella furioso ha reagito all’ennesimo caso Csm, scatenato dalle dichiarazioni del vicepresidente dell’organo, Fabio Pinelli. Lo rivelano diverse fonti vicine al Quirinale ascoltate dal Foglio. Il capo dello stato non ha affatto gradito lo scarso equilibrio mostrato da Pinelli, che durante una (insolita) conferenza stampa convocata giovedì per fare il punto sui risultati dell’attuale consiliatura, ha giudicato l’operato del precedente Consiglio superiore della magistratura sostenendo che questo avesse “deragliato dalla sua funzione costituzionale”, che è quella di “alta amministrazione” dell’organizzazione giudiziaria e non di “impropria attività di natura politica”, quasi fosse “una terza Camera”. Parole che inevitabilmente chiamavano in causa il ruolo rivestito dallo stesso Mattarella, che del Csm – di questo attuale, come di quello precedente – è presidente

 

Possibile che l’organo di governo autonomo delle toghe abbia “deragliato” dalla Costituzione, invadendo il campo della politica, con l’avallo del capo dello stato? L’ovvia obiezione ha mandato in tilt Pinelli, che, sollecitato dai giornalisti, ha escluso che Mattarella possa aver “consentito o autorizzato una funzione dell'organo che fosse diversa da quella che la Costituzione gli ha assegnato”, evidenziando però che sarebbe ipocrita non ricordare che “al Csm è accaduto qualcosa, è stata la prima volta nella storia che si è trovato davanti alle dimissioni di cinque consiglieri, e si discuteva del fatto che dovesse essere sciolto”. Il riferimento è chiaramente allo scandalo Palamara. “Credo che sia compito del Csm delimitare l’ambito dei propri pareri alla sua funzione”, ha inoltre aggiunto Pinelli. Risposte non proprio esplicative delle gravi accuse lanciate nei confronti del precedente Csm. 

 

Ma l’irritazione di Mattarella si sarebbe estesa anche nei confronti della maggioranza dei consiglieri togati, appartenenti alle correnti di centrosinistra (Unicost, Area, Magistratura democratica), che dopo le affermazioni di Pinelli hanno immediatamente vergato un comunicato stampa per prenderne le distanze: “Non sappiamo su quali basi fattuali e giuridiche il vicepresidente fondi le sue discutibili affermazioni. E’ certo che noi non le condividiamo minimamente, né in relazione alla lettura del ruolo costituzionale del Csm che esse sottendono, né in relazione al giudizio sull'operato dello scorso Consiglio, che ha dovuto affrontare gravi e delicate vicende mantenendosi sempre nei limiti delle proprie prerogative”. 

 

Un atto, nella prospettiva di Mattarella, che non ha fatto altro che gettare altra benzina sul fuoco di una polemica che già stava investendo il Csm, organo che non gode proprio di altissima fiducia agli occhi dei cittadini. Nel frattempo, infatti, una parte del mondo politico era già insorta contro le parole di Pinelli, in particolare il Partito democratico. 

 

Il fastidio del presidente della Repubblica alla fine ha spinto Pinelli a firmare in serata una nota stampa di “precisazione” che, in realtà, è consistita in una ritrattazione di tutto ciò che era stato affermato in conferenza stampa.

 

C’è da dire che la giornata non era iniziata molto bene per il vicepresidente del Csm. La conferenza stampa non avrebbe dovuto essere un one man show, ma prevedeva la partecipazione dei presidenti delle varie commissioni del Csm, che avrebbero dovuto illustrare in dettaglio i risultati raggiunti nell’ultimo anno. Nessun consigliere, tuttavia, si è presentato all’evento. Pinelli ha giustificato la sua solitudine con la concomitanza dei lavori delle commissioni, ma fonti interne al Csm parlano di una contrarietà dei consiglieri a esporsi a domande dei giornalisti alle quali poi non avrebbero potuto rispondere per giuste ragioni di opportunità (riforma della prescrizione, abuso d’ufficio, intercettazioni ecc.). Domande  poi in effetti rivolte a Pinelli, costretto a fuggire da ogni presa di posizione.

 

Che il Csm negli ultimi decenni abbia ampliato i propri poteri, andando al di là dell’impianto previsto dalla Costituzione, è un dato storico. E questo vale soprattutto se si guarda all’attivismo esercitato dall’organo sul piano politico. Le parole di Pinelli hanno dunque un fondo di verità, ma non è immaginabile che a pronunciarle sia lui, il vicepresidente dell’organo: in questo modo qualsiasi riflessione finisce per chiamare  in causa il ruolo del capo dello stato, così creando tensioni a livello istituzionale. In questo senso, Pinelli sembra ancora scontare nelle proprie esternazioni la sua provenienza dal mondo forense e universitario. Resta da capire ora quali saranno le ripercussioni delle tensioni emerse fra il Quirinale e il vicepresidente del Csm.

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  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]