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Il caso Salis svela un'ipocrisia italiana

"L'indignazione è giusta ma l'Italia non è nelle condizioni di dare lezioni a nessuno", dice Ermes Antonucci

Ermes Antonucci e Giorgio Caruso

L'indignazione per il trattamento in Ungheria della detenuta italiana Ilaria Salis "è giusta, però bisogna sgombrare il campo da ogni ipocrisia perché l'Italia non è nelle condizioni di dare lezioni a nessuno per quanto riguarda le condizioni nelle carceri", commenta Ermes Antonucci del Foglio, che descrive anche cosa avviene nelle nostre aule di giustizia. "Gli imputati detenuti vengono trasferiti dalle carceri ammanettati e poi introdotti in gabbie che la Corte europea dei diritti dell'Uomo ha condannato innumerevoli volte, perché violano la dignità degli imputati e anche il principio della non colpevolezza. Dieci anni fa c'è stata poi una sentenza storica ai danni dell'Italia, punita per il sovraffollamento carcerario che determinava un trattamento disumano e degradante dei detenuti. A distanza di dieci anni nulla è cambiato, il sovraffollamento sta crescendo e l'italia rischia nuove condanne".

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