debunking
Perché la polemica sull'evento di Amato a San Vittore è basata sul nulla
Non è vero che la presentazione del volume del presidente emerito della Corte costituzionale al carcere di Milano è stata cancellata dal Dap. La richiesta di autorizzazione è arrivata in ritardo, senza rispettare le direttive ministeriali
Un’ondata di polemiche si è scatenata attorno alla (presunta) decisione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) di cancellare la presentazione del libro scritto presidente emerito della Corte costituzionale, Giuliano Amato, e dalla giornalista Donatella Stasio (intitolato “Storie di diritti e di democrazia. La Corte costituzionale nella società”), prevista questa mattina nel carcere di San Vittore di Milano. C’è chi ha parlato di “triste sapore di censura”, come l’ex garante dei detenuti Mauro Palma, e chi, come un altro presidente emerito della Consulta, Giovanni Maria Flick, ha visto nella decisione del Dap la volontà di mandare un messaggio molto chiaro: “Di Costituzione è meglio non parlare”. La responsabile Giustizia del Partito democratico, Debora Serracchiani, ha invece parlato di decisione “grave”.
In verità, il caso risulta basarsi sul nulla. Innanzitutto nessuna presentazione è stata cancellata perché nessuna presentazione era stata autorizzata dal Dap. Come precisato dal dipartimento guidato da Giovanni Russo in una nota, non c’è stata “nessuna cancellazione di un evento già programmato, ma la proposta di riprogrammare ad altra data l'iniziativa, pervenuta troppo tardi per poterne consentire un corretto inquadramento all’interno di un progetto formativo o trattamentale”. La richiesta di autorizzare la presentazione del libro scritto da Giuliano Amato “è stata inoltrata al Dap dalla Direzione dell’istituto penitenziario soltanto lunedì 29 gennaio e senza il necessario interessamento del competente provveditorato regionale per la Lombardia”.
In altri termini, non sarebbero state rispettate le tempistiche per richiedere l’autorizzazione di un evento. “L’istanza – prosegue la nota del Dap – ha ignorato tre circolari in materia di best practices predisposte dal capo del Dipartimento in febbraio, marzo e aprile 2023, nelle quali si chiedeva ai provveditorati regionali e a tutti gli istituti penitenziari di comunicare alla segreteria generale del Dap – ‘con ovvio anticipo’ – ogni iniziativa o evento particolarmente significativo che preveda ‘il coinvolgimento degli organi di stampa e/o la partecipazione della comunità esterna’. In particolare, si richiedeva di segnalare l'evento prima di definire la data del suo svolgimento. Cosa che non è avvenuta nel caso della presentazione suddetta”.
Fonti del Dap consultate dal Foglio hanno confermato il mancato rispetto da parte del carcere di San Vittore delle direttive emanate dal Dap per ottenere l’autorizzazione a ospitare eventi. In particolare, non sarebbe stata rispettata la direttiva di aprile 2023, che stabilisce che la proposta di iniziative ed eventi significativi di carattere culturale debba arrivare con largo anticipo, se possibile prima ancora della definizione della data stessa. Insomma, il Dap non è una buca delle lettere, alla quale comunicare unilateralmente l’organizzazione di un evento in un carcere a una determinata data.
Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha dunque “offerto agli organizzatori, per il tramite del provveditorato regionale, ampia disponibilità a riprogrammare la presentazione in una data successiva, al fine di permettere il suo inquadramento all’interno di un progetto formativo o trattamentale”. Anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha ribadito che “il rinvio, come spiegato dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, è dovuto esclusivamente a difficoltà organizzative. La presenza, infatti, di personalità così qualificate e numerose all'interno dell'istituto penitenziario richiede un potenziamento di interventi che deve essere adeguatamente programmato”.
Il Foglio ha contattato anche il Garante dei detenuti di Milano, Francesco Maisto, che aveva organizzato l’evento insieme alla direzione di San Vittore. Proprio Maisto in una nota aveva annunciato, con “meraviglia e imbarazzo”, che il Dap “non ha autorizzato” la presentazione del libro. "Restiamo sconcertati per il rifiuto del Dap di revocare il diniego anche per rispetto del presidente emerito della Corte costituzionale, dei capi degli uffici giudiziari milanesi, delle autorità, dei cittadini, dei media, in procinto di partecipare”, ha aggiunto Maisto, definendo quella del Dap una “improvvida decisione”.
Quando avete avanzato domanda al Dap? “Le vie istituzionali prevedono che sia il direttore del carcere a chiedere l’autorizzazione al Dap”, replica Maisto. Secondo il Dap la richiesta è arrivata in ritardo. “Non lo so se è arrivata in ritardo, in tempo o in anticipo. So soltanto che un presidente emerito della Corte costituzionale non deve aspettare un mese, due mesi, tre mesi perché si valuti se è una persona perbene, onesta e se il certificato penale è pulito e può entrare in carcere per presentare un libro sulla storia dei diritti e della democrazia”. Mi scusi, ma l’iter autorizzativo, come spiegato dal Dap, non riguarda il controllo delle persone ospitate, bensì il corretto collocamento dell’evento all’interno di un progetto formativo o trattamentale. Questo richiede delle tempistiche organizzative ed è previso da delle direttive. “Io non conosco queste direttive perché queste non vengono comunicate ai garanti”. Ma immaginiamo che il direttore del carcere le conoscerà, non vi siete confrontati con lui? “Ma certo che ci siamo confrontati. Ma io non ho avuto alcun rapporto con il Dap perché le vie istituzionali non prevedono questo”. E allora come fa ad accusare il Dap di non aver autorizzato l’evento se lei non ha avuto alcuna interlocuzione con il Dipartimento? “Io non ho accusato, ho emesso un comunicato stampa al quale mi riporto letteralmente”, risponde Maisto seccato, prima di interrompere la telefonata.