l'intervista
"Intervenire subito contro il sovraffollamento nelle carceri". Parla Giachetti
Il deputato di Italia viva in sciopero della fame da 17 giorni: "L'aumento dei suicidi fra i detenuti conferma che c'è un'emergenza. Il Parlamento approvi la nostra proposta sulla liberazione anticipata speciale"
“Un buon segnale che ci fa ben sperare”. Roberto Giachetti, deputato di Italia viva, è giunto al diciassettesimo giorno di sciopero della fame per manifestare contro il sovraffollamento nelle carceri, insieme a Rita Bernardini, presidente di “Nessuno tocchi Caino”. La sua speranza è data dalla decisione con cui ieri l’Aula della Camera ha fissato alla prossima settimana l’inizio dell’iter in commissione Giustizia della proposta di legge sulla liberazione anticipata speciale promossa proprio da “Nessuno tocchi Caino” e presentata alla Camera da Italia viva. Una decisione inaspettata, visto che il giorno prima la capigruppo si era opposta all’esame della proposta.
Chissà se a permettere la svolta sono stati i numeri impietosi snocciolati mercoledì pomeriggio proprio in commissione Giustizia dal capo del Dap, Giovanni Russo: “Abbiamo oggettivamente un incremento di circa 400 detenuti in più ogni mese nelle carceri italiane. Ad oggi abbiamo 60.814 detenuti. Di questi, 43 mila sono comuni e gli altri si dividono in alta sicurezza e 41 bis. Negli ultimi 25 anni solo in altre cinque occasioni sono stati superati i 60 mila”. Per la cronaca, la capienza delle carceri è di 51 mila posti. Il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha anche commentato il tragico dato dei suicidi avvenuti in carcere: quindici da inizio anno, praticamente uno ogni due giorni, un record. “C’è una tendenza al rialzo in questo primo scorcio del 2024 che per noi è abbastanza inspiegabile”, ha detto Russo, ammettendo però che è un fenomeno che “si intreccia con quello del sovraffollamento”.
Proprio per spingere Parlamento e governo ad affrontare il problema del sovraffollamento carcerario in maniera immediata, Giachetti ha iniziato lo sciopero della fame. “Non penso che il problema si possa risolvere con la costruzione di nuove carceri o con l’uso di caserme dismesse, come proposto dal governo – dice Giachetti –, ma in questo momento il problema non è la soluzione di lungo periodo, su cui si può dissentire, bensì l’emergenza immediata. I segnali sono inequivocabili: l’aumento dei suicidi, la convocazione di Mattarella del capo del Dap, l’aumento dei detenuti di 400 al mese che tra poco ci porterà alla situazione che c’era quando ci fu la sentenza Torreggiani, con cui la Corte europea dei diritti dell’uomo condannò l’Italia nel 2013 per le condizioni detentive nel nostro paese”.
Da qui la proposta di intervenire con la liberazione anticipata speciale, cioè prevedere un temporaneo sconto di pena pari a 75 giorni per ogni singolo semestre di pena espiata, anziché i 45 giorni previsti dalla liberazione anticipata disciplinata dall’art. 54 della legge sull’ordinamento penitenziario.
“La misura è già stata adottata ai tempi della condanna della Corte di Strasburgo e poi durante la pandemia di Covid-19 – ricorda Giachetti –. Lo spirito della norma è dare una premialità a chi si comporta bene. Soprattutto, si cerca di superare i problemi burocratici che rallentano l’evasione delle migliaia di pratiche riguardanti la liberazione anticipata dei detenuti, in primis la carenza di giudici di sorveglianza”. Per superare questo problema, la norma prevede che sulla concessione della liberazione anticipata provveda il direttore del carcere e che si ricorra al magistrato di sorveglianza solo nel caso in cui la direzione dell’istituto di pena segnali, con relazione motivata, una condotta negativa del detenuto. “Questa procedura aiuterebbe a far sì che le pratiche siano sbrigate molto più rapidamente di prima”, ribadisce Giachetti, sottolineando che secondo i numeri del Dap “circa settemila detenuti hanno un residuo di pena da scontare inferiore a un anno. Insomma, significherebbe poter far uscire dal carcere qualche migliaio di persone, che di certo non stanno scontando un ergastolo”.
Giachetti, comunque, continuerà lo sciopero della fame, almeno fino a quando non comincerà il dibattito in commissione. “Mi sento un po’ fiacco – dice – ma sto abbastanza bene”.
L'editoriale del direttore