l'intervista
“La giustizia minorile non può essere solo carcere”, dice il sottosegretario Andrea Ostellari
Il sottosegretario leghista alla Giustizia delinea le intenzioni del governo in materia di carceri minorili, dopo i dati pubblicati sul Foglio: "C’è bisogno di diversificare l’esecuzione della pena, adattandola alla situazione dei singoli ragazzi"
“Il dipartimento di giustizia minorile non si sta concentrando solo sul carcere. Certo, c’è la necessità di modernizzare le strutture, ma c’è soprattutto bisogno di diversificare l’esecuzione della pena, perché riteniamo che questa debba adattarsi alla situazione dei singoli ragazzi, spesso caratterizzata da fragilità come la dipendenza da sostanze stupefacenti”. Così, intervistato dal Foglio, Andrea Ostellari, sottosegretario leghista alla Giustizia con delega ai minori, delinea le intenzioni del governo in materia di carceri minorili, dopo i dati pubblicati ieri sul Foglio: il numero dei ragazzi e delle ragazze reclusi negli istituti penali per minorenni (Ipm) ha raggiunto quota 516, il numero più alto mai registrato prima d’ora, segno che il problema del sovraffollamento non riguarda più soltanto il circuito penitenziario degli adulti.
“Siamo ovviamente a conoscenza di questi dati e stiamo lavorando proprio per trovare correttivi a questa situazione”, dice Ostellari. “Quando mi sono state conferite le deleghe, nel dicembre 2022, i detenuti negli Ipm erano circa 350. Ci siamo messi subito a lavoro, aprendo sezioni e istituti che erano chiusi, come quello di Treviso, ristrutturando l’istituto di Catanzaro, raddoppiando la capienza a Milano e dando impulso a lavori che erano fermi. Entro la fine di quest'anno sarà inaugurato un nuovo Ipm a Rovigo che ha le caratteristiche che vorremmo che anche gli altri istituti avessero: spazi adeguati per garantire formazione, educazione, lavoro”.
“Stiamo poi lavorando per aprire, attraverso programmi regionali, delle comunità socio rieducative e sanitarie – aggiunge Ostellari – perché abbiamo visto che molti ragazzi hanno bisogno anche di investimento nella cura. Molti di loro sono infatti detenuti per reati legati alla tossicodipendenza. Stiamo portando avanti questi programmi in Campania, Lombardia, Veneto, a Roma. Insomma, il nostro impegno è massimo”. “Entro metà anno – prosegue il sottosegretario – ci sarà l’immissione di 170 nuove unità di polizia penitenziaria e proprio in questi giorni c’è stata l’immissione di circa 50 funzionari pedagogici, che vanno a rimpinguare una pianta organica che era ferma da moltissimo tempo. Abbiamo veramente raccolto una situazione quasi abbandonata, e quindi stiamo recuperando e invertendo la marcia”.
Il sottosegretario leghista respinge l’accusa secondo cui il numero dei detenuti minorenni sia aumentato anche per colpa del decreto Caivano, adottato a settembre dal governo, che ha esteso la possibilità di ricorrere alla carcerazione preventiva per i minorenni: “Il provvedimento è entrato in vigore da poco tempo. I dati purtroppo sono in aumento per effetto della moltiplicazione di episodi gravi di criminalità, che non sono toccati dal decreto Caivano”. “Ci tengo a sottolineare – dice Ostellari – che il decreto Caivano non prevede solo repressione, ma anche misure di prevenzione, come l’ammonimento (che serve proprio per attivare un alert alla famiglia), il daspo (che peraltro non era stato richiesto dai politici brutti e cattivi del centrodestra, ma anche da molti prefetti) e la messa alla prova anticipata (che consente, attraverso un programma di lavoro socialmente utile, di risarcire la comunità del danno arrecato)”.
“Il disagio giovanile, comunque, non è e non può essere solo un problema di giustizia, ma va affrontato in maniera corale, con tutte le istituzioni. Bisogna intervenire su scuola, famiglia, sanità, sport, per creare luoghi di sana aggregazione”, spiega Ostellari. “Un altro tema da affrontare è quello della pena – dice il sottosegretario –. La pena serve se rieduca, altrimenti diventa inefficace e diventa un soggiorno momentaneo in un luogo in cui il detenuto trascorre il suo tempo svogliatamente prima di rientrare nel mondo identico a com’era prima. Ciò vale ancor di più per la giustizia minorile, dove si ha a che fare con persone così giovani che non vanno rieducate, ma educate”.
L'editoriale del direttore