Mai così tanti minori in carcere da dieci anni a questa parte. Il rapporto di Antigone
Anche gli istituti per minori sono al collasso. Il nuovo rapporto della onlus conferma quanto scritto dal Foglio. "Gli ingressi in Ipm sono in netto aumento, per effetto del decreto Caivano". E intanto Istat e Viminale segnalano che la criminalità minorile è più o meno stabile
L'associazione Antigone, che si occupa da anni dei diritti dei detenuti, ha pubblicato oggi il suo settimo rapporto sulla giustizia minorile e gli Istituti penali per minorenni, frutto dell'analisi dei dati e delle visite svolte fisicamente nelle carceri minorili. "Lo diciamo con preoccupazione: sono prospettive minori quelle che oggi vediamo rispetto a due anni fa, quando pubblicammo il nostro precedente rapporto", scrive Antigone. "Prospettive minori per il sistema, che sta rinunciando a incontrare con pienezza quei principi ispiratori sui quali è stato costruito e che hanno fatto sì che la giustizia minorile nel nostro paese divenisse un modello a livello europeo; prospettive minori per gli operatori, alcuni dei quali fanno un lavoro straordinario fuori e dentro le carceri e si ritrovano strumenti sempre più spuntati e inefficaci; e, soprattutto, prospettive minori per i ragazzi e le ragazze, che si ritrovano attorno più sbarre - fisiche e metaforiche - e meno speranze riguardo al loro futuro".
Come scrivevamo sul Foglio, anche il sistema carcerario minorile, oltre a quello per gli adulti, sta collassando. Sono 516 iragazzi e le ragazze reclusi negli Ipm al 31 gennaio 2024. Si tratta del numero più alto mai registrato prima d’ora, cioè da quando dal 2006 sul sito di Via Arenula vengono diffuse le statistiche sulla giustizia minorile. Anche la onlus ribadisce che "Sono oltre dieci anni che non si raggiungeva una simile cifra. Gli ingressi in Ipm sono in netto aumento. Se sono stati 835 nel 2021, ne abbiamo avuti 1.143 nel 2023, la cifra più alta almeno negli ultimi quindici anni. I ragazzi in Ipm in misura cautelare erano 340 nel gennaio 2024, mentre erano 243 un anno prima, segno evidente degli effetti del decreto Caivano. La crescita delle presenze negli ultimi 12 mesi è fatta quasi interamente di ragazze e ragazzi in misura cautelare. Altro effetto del decreto è la notevole crescita degli ingressi in Ipm per violazione della legge sugli stupefacenti, con un aumento del 37,4 per cento in un solo anno. La presenza negli Ipm oggi è fatta soprattutto di minorenni. La fascia più rappresentata è quella dei 16 e 17 anni, ed in totale i minorenni sono in larga maggioranza, quasi il 60 per cento dei presenti. Due anni fa la situazione era esattamente invertita. L’aumentata possibilità introdotta dal decreto Caivano di trasferire i ragazzi maggiorenni dagli Ipm alle carceri per adulti sta facendo vedere i propri effetti, con danni enormi sul futuro dei ragazzi".
L'associazione evidenzia i rischi di mettere da parte una bella storia italiana di de-istituzionalizzazione dei giovani e punta il dito in particolare contro il cosiddetto decreto Caivano, che "ha introdotto una serie di misure che stanno avendo e continueranno ad avere effetti distruttivi sul sistema della giustizia minorile, sia in termini di aumento del ricorso alla detenzione che di qualità dei percorsi di recupero per il giovane autore di delitto". L'abbiamo scritto anche su queste colonne: pur essendo ancora presto per stabilire nessi di causalità, è possibile ipotizzare che a favorire l’aumento della popolazione carceraria minorile siano state anche le misure contenute nel dl adottato dal governo lo scorso settembre sull’onda dell’indignazione generata dal caso delle violenze ai danni di due bambine da parte di un gruppo di ragazzi, in gran parte minori. "L’estensione delle possibilità di applicazione dell’accompagnamento a seguito di flagranza e della custodia cautelare in carcere – prosegue l'associazione – stravolge l’impianto del codice di procedura penale minorile del 1988 e sta già determinando un’impennata degli ingressi negli Ipm. L’aumento delle pene e la possibilità di disporre la custodia cautelare in particolare per i fatti di lieve entità legati alle sostanze stupefacenti continuerà a determinare un grande afflusso di giovani in carcere anche in fase cautelare. Invece di intervenire sui servizi per la tossicodipendenza e sull’educazione nelle scuole si va a inasprire una figura di reato che porterà a maggiori arresti di minori che consumano sostanze psicotrope anche leggere e sono spesso coinvolti solo occasionalmente con lo spaccio".
Allo stesso tempo i dati forniti dall’Istat e dal ministero dell’Interno segnalano che la criminalità minorile è più o meno stabile. I numeri sono quelli del 2015 (anche se in aumento rispetto al 2020, l'anno del Covid, ed è facile comprenderne le ragioni legate alle restrizioni imposte per contenere la pandemia).
L'editoriale del direttore