Alberto Rizzo e Carlo Nordio

il retroscena

“Una situazione invivibile”. Lo sfogo dell'ex capo di gabinetto di Nordio

Ermes Antonucci

Alberto Rizzo ha spiegato agli amici più stretti le ragioni delle sue dimissioni da capo di gabinetto del ministro della Giustizia, riferendosi soprattutto all'attivismo della vice Giusi Bartolozzi: “Condizione intollerabile sul piano professionale e personale”

“La situazione era diventata invivibile”. Con queste parole, affidate agli amici più stretti, Alberto Rizzo ha spiegato le ragioni delle sue dimissioni da capo di gabinetto del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Le dimissioni erano nell’aria da lungo tempo. Già lo scorso settembre, quindi soltanto dieci mesi dopo la nomina da parte del Guardasigilli, su queste pagine avevamo riportato la notizia dell’intenzione di Rizzo di abbandonare il suo incarico: già allora l’ex presidente del tribunale di Vicenza aveva presentato domanda al Consiglio superiore della magistratura per poter assumere le funzioni di presidente del tribunale di Firenze o di Modena, oppure della Corte d’appello di Brescia. Cosa spinge un capo di gabinetto, inizialmente molto stimato dal ministro, a decidere di andare via dopo pochissimi mesi?

 

Le ragioni, come ribadito dallo stesso Rizzo nelle ultime ore a chi gli sta vicino, sono legate soprattutto alle tensioni vissute all’interno dell’ufficio, generate in particolare dall’attivismo della vicecapo di gabinetto, Giusi Bartolozzi, che in poco tempo ha finito per sovvertire ogni gerarchia interna, finendo per scavalcare il suo superiore e accentrando a sé i processi decisionali. 
Un comportamento, quello di Bartolozzi, che ha creato tensioni anche con i vertici dei vari dipartimenti ministeriali. Anche Luigi Birritteri, per esempio, capo del dipartimento per gli Affari di giustizia, nominato un anno fa, vuole andare via, tanto che si è candidato all’incarico di segretario generale del Csm. Anche altri capi di dipartimento sarebbero ormai stanchi di essere sistematicamente scavalcati da Bartolozzi.

 

Il primo a mollare però è stato Rizzo, che ai suoi amici più stretti, quasi stremato, ha raccontato i “continui sgarbi” subiti in questi mesi, che hanno dato vita a “una condizione intollerabile sul piano professionale e personale”

 

Il Guardasigilli Nordio, però, non è mai intervenuto per riportare la situazione all’ordine. E’ per questo che prima di formalizzare mercoledì la sua richiesta di rientro in servizio in magistratura, Rizzo ha trascorso le ultime settimane al ministero come un fantasma: con gli scatoloni già pronti e ignorato da tutti. A firmare gli atti dell’ufficio di gabinetto, tanto, ormai ci pensava Bartolozzi, che nel frattempo è riuscita a costruire un rapporto molto stretto col ministro. Uno smacco per Rizzo, che per accettare l’incarico ministeriale aveva abbandonato la guida del tribunale di Vicenza e interrotto una carriera in ascesa. Visto che i concorsi per i quali aveva fatto domanda non si sono ancora conclusi, ora dovrà rientrare in magistratura da semplice sostituto. Tuttavia, grazie a un emendamento (ad personam?) approvato pochi mesi fa alla legge Cartabia in materia di porte girevoli tra politica e magistratura, Rizzo potrà aspirare a ottenere subito dal Csm l’incarico direttivo di un ufficio giudiziario

 

In pole position per prendere il suo posto a Via Arenula c’è proprio Bartolozzi, che di fatto già sta svolgendo le funzioni di vertice. Anche lei magistrata (è stata giudice civile a Gela, a Palermo e poi alla corte d’appello di Roma), Bartolozzi venne eletta alla Camera nel 2018 con Forza Italia, si dice per volontà dello stesso Silvio Berlusconi, anche se lei finì poi per lasciare il partito nel 2021. Il suo compagno è Gaetano Armao, tra i più noti amministrativisti siciliani e anche lui figura di potere. Tra il 2017 e il 2022 è stato vicepresidente della regione Sicilia e assessore al bilancio della giunta presieduta da Nello Musumeci. Un anno fa è stato nominato dal nuovo governatore, Renato Schifani, come consigliere giuridico per i rapporti con il governo centrale e le istituzioni europee. 

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]