il processo kafkiano
Tutti assolti per i lavori al porto di Brindisi, ma perso un finanziamento di 16 milioni
“Le persone mi fanno i complimenti, ma non c’è nulla da festeggiare", dice Ugo Patroni Griffi, presidente dell’autorità di sistema portuale del Mar Adriatico Meridionale, assolto dalle accuse di irregolarità nella gestione dello scalo brindisino
“Le persone mi fanno i complimenti, ma non c’è nulla da festeggiare. Il mio compito è realizzare infrastrutture e invece, a causa di un processo kafkiano, è andato perduto un finanziamento di oltre 16 milioni di euro per un’opera attesa da anni e necessaria per la città di Brindisi e tutto il Mezzogiorno”. A parlare, intervistato dal Foglio, è Ugo Patroni Griffi, presidente dell’autorità di sistema portuale del Mar Adriatico Meridionale. Giovedì il tribunale di Brindisi lo ha assolto con formula piena, “perché il fatto non sussiste”, nel processo sui presunti illeciti relativi alla ristrutturazione del terminal di Costa Morena ovest nel porto di Brindisi. Nei confronti di Patroni Griffi, che aveva scelto il rito abbreviato, il pm Raffaele Casto aveva chiesto la condanna a un anno di reclusione. Per altri sei imputati, che avevano scelto il rito ordinario, il giudice ha disposto il non luogo a procedere. L’inchiesta si è conclusa con un nulla di fatto. Ancora una volta.
“Il processo ruotava attorno alla costruzione di un terminal passeggeri – spiega Patroni Griffi –. Nel 2013 l’opera aveva subìto una prima indagine, in cui erano stati coinvolti gli amministratori dell’epoca. Nel 2016 gli imputati vennero tutti prosciolti perché il tribunale ritenne che sussistessero tutti i titoli e le autorizzazioni. Nel 2020 il pubblico ministero riaprì il fascicolo e, poiché alcuni degli imputati erano stati prosciolti in udienza preliminare, ne chiese la revoca. Nel 2022 il gup di Brindisi prosciolse nuovamente tutti gli imputati. Il pm ricorse in Cassazione, ma la sentenza venne confermata. Non contento però – prosegue Patroni Griffi –, come se nulla fosse, nonostante sul caso si fossero stratificate anche una sentenza del Tar e tre sentenze del Consiglio di stato, il pm chiese di nuovo il rinvio a giudizio per la stessa vicenda”. Fino ad arrivare all’assoluzione di giovedì.
“Come nel ‘Giorno della marmotta’ per otto volte si è celebrato lo stesso processo sulla stessa vicenda”, ironizza – con polemica – Patroni Griffi. “Da funzionario dello stato ho scelto l’abbreviato per cercare di non perdere il finanziamento proveniente dal Fondo per lo sviluppo e la coesione. Per cercare di salvarlo ho rinunciato alle tutele che mi sarebbero state garantite dal rito ordinario. Purtroppo pure il rito abbreviato, a causa di molteplici rinvii, ha richiesto diverso tempo e la regione ha revocato il finanziamento. Ora abbiamo un buco nella banchina del porto e Brindisi, dopo 14 anni, non ha ancora questa opera”.
Per Patroni Griffi si tratta della seconda assoluzione nel giro di dieci mesi, dopo quella ottenuta lo scorso aprile, insieme ad altre sette persone, da un’altra serie di accuse di irregolarità nella realizzazione di opere di sicurezza sempre nel porto di Brindisi. A portare avanti l’accusa ancora lui, il pm Raffaele Casto, che sulla gestione dello scalo brindisino ha aperto una sequenza infinita di procedimenti penali, tutti finiti nel nulla, se si escludono i danni prodotti dalle inchieste sulla vita delle persone coinvolte, e anche quelli economici causati alla città di Brindisi.