L'opposizione protesta
Test psicoattitudinali e fuori ruolo: la partita fra governo e toghe
La commissione Giustizia del Senato propone al governo di introdurre test psicoattitudinali per i magistrati. L'Anm (a sorpresa) non si scompone: c'entra il clamoroso passo indietro della maggioranza sul taglio delle toghe fuori ruolo
La commissione Giustizia del Senato ha approvato ieri il parere (non vincolante) sullo schema di decreto legislativo relativo all’ordinamento giudiziario. Nel parere si chiede al governo di valutare “la possibilità di prevedere l’eventuale introduzione di test psicoattitudinali per i candidati in ingresso nei ruoli della magistratura”. La previsione è frutto di un accordo raggiunto dopo diverse settimane da Lega e Forza Italia (da sempre favorevoli ai test) con Fratelli d’Italia, inizialmente più prudente sul tema.
Quando si parla di test per valutare la psiche dei magistrati il pensiero va subito a Silvio Berlusconi, che propose – invano – di introdurlo nel 2008, generando le proteste delle toghe. Il primo a proporre l’introduzione di un test psicoattitudinale (e anche psichiatrico) per i magistrati fu però nel 2003 l’ex capo dello stato Francesco Cossiga, sulla base di un ragionamento difficilmente contestabile: “L’esercizio delle funzioni di magistrato dell’ordine giudiziario, giudice e pubblico ministero, incide così profondamente e talvolta irreversibilmente sui diritti della persona e sulla sua stessa vita psico-fisica che particolare equilibrio mentale e specifiche attitudini psichiche debbono essere richieste per la assunzione della qualità di magistrato e per la permanenza nella carriera”. Del resto, i test psicoattitudinali sono già previsti per una moltitudine di categorie di funzionari pubblici: dalle forze dell’ordine a quelle armate, e persino il personale delle Ferrovie dello stato.
L’approvazione del parere stavolta ha scatenato più l’indignazione dei partiti di opposizione che delle toghe. “Dopo i manganelli e gli attacchi all’informazione, arriverà il Tso ai magistrati che contrastano corruzione e malaffare?”, ha affermato il senatore dem Walter Verini. Mentre i rappresentanti M5s in commissione Giustizia al Senato Anna Bilotti, Ada Lopreiato e Roberto Scarpinato si sono detti “non sorpresi” dalla proposta, perché questa “ripropone uno dei punti qualificanti del piano di rinascita democratica di Licio Gelli, messo a punto per assoggettare una magistratura ritenuta pericolosa perché indagava sui mandanti occulti delle stragi e sugli affari sporchi dei potenti”. Insomma, il dibattito vola altissimo.
Molto più prudente, come dicevamo, la reazione dell’Associazione nazionale magistrati. “Non si comprende in cosa consisterebbe esattamente questo meccanismo di verifica psicoattitudinale dei candidati in ingresso in magistratura, che peraltro – risolvendosi in una specie di screening di massa – avrebbe il solo effetto di rallentare l’iter di riempimento delle piante organiche”, ha detto la vicepresidente dell’Anm, Alessandra Maddalena. “Credo che il miglior modo per valutare l’equilibrio di un magistrato sia quello di verificarne il lavoro concreto negli uffici giudiziari, attraverso le periodiche valutazioni di professionalità”, ha aggiunto Maddalena, per poi concludere: “Auspico che non si voglia riaccendere un clima conflittuale con la magistratura. La magistratura certamente non lo vuole”.
Le ragioni di questi toni sorprendentemente pacati sono diverse. In primo luogo, bisognerà vedere se il governo alla fine deciderà di attuare l’indicazione non vincolante contenuta nel parere. Ma soprattutto occorre tenere conto di ciò che è accaduto negli ultimi giorni su altri fronti molto delicati che chiamano in causa la magistratura. Al Consiglio dei ministri di lunedì è saltata l’ipotesi di realizzare un concorso straordinario per il reclutamento di magistrati, riservato ad alcune categorie (magistrati onorari, avvocati, docenti universitari), anche in virtù della minaccia di sciopero avanzata dall’Anm proprio mentre il governo era riunito. A colpire è tuttavia il clamoroso passo indietro della maggioranza sul tema della riduzione dei magistrati fuori ruolo: dopo aver proposto di ridurli da 200 a 180, ora si è deciso di rinviare il taglio al 2026 con la scusa del Pnrr. Una decisione che va persino oltre i desiderata dell’Anm.