l'audizione
Cantone e il "verminaio" alla procura antimafia. Ma non c'è prova di mandanti
Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone all'Antimafia: "Da Striano 10 mila accessi alle banche dati". Ma dalle indagini non sono emersi elementi sull'esistenza di archivi, né finalità economiche o il coinvolgimento di servizi segreti esteri
Da un lato il numero di accessi alle banche dati della procura nazionale antimafia che aumenta in modo preoccupante (“sono stati oltre diecimila”), dall’altro il tema del “dossieraggio” e dei mandanti esterni che si sgonfia (“non sono emerse finalità economiche né rapporti con servizi segreti esteri”). Sono le due direttrici principali dell’audizione tenuta ieri in commissione Antimafia dal procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, sulla vicenda degli accessi abusivi effettuati dal finanziere Pasquale Striano alle banche dati a disposizione della Direzione nazionale antimafia (Dna).
“Si tratta di una vicenda oggettivamente molto grave, perché il numero degli accessi fatti è eccessivamente elevato”, ha detto in avvio Cantone, aggiungendo che “i numeri sono molto più preoccupanti di quelli che sono emersi. Ed eccoli: “Gli accessi sono maggiori di 800. Dal primo gennaio 2019 al 24 novembre 2022 Striano all’interno della banca dati Siva ha consultato 4.124 Sos (segnalazioni operazioni sospette, ndr), un numero spropositato”. Considerando anche le altre banche dati “siamo a oltre diecimila accessi”. Soprattutto, ha aggiunto Cantone, Striano “ha scaricato 33.528 file dalla banca dati della Direzione nazionale antimafia”, un “numero enorme di dati”. “Questo numero di atti scaricati che fine ha fatto?”, si è chiesto Cantone, definendo il caso “un verminaio”.
Insomma, “quella effettuata da Striano è una ricerca spasmodica di informazioni su una serie di soggetti, che spesso si è limitata a quella richiesta di informazioni”. Tuttavia, “non spetta a me stabilire cosa è dossieraggio e cosa è informazione”, ha detto Cantone. “Questa è una terminologia che dal punto di vista tecnico non significa nulla”, ha aggiunto. “Se intendiamo per dossieraggio la creazione di un vero e proprio archivio, noi non abbiamo questi elementi”. Non solo. “Al momento – ha proseguito il procuratore di Perugia – non sono emersi elementi che ci facciano pensare a finalità economiche”: “Non è emerso che il tenente Striano facesse la bella vita, che avesse disponibilità economiche di un certo tipo. Il suo conto corrente, così come quello dei suoi famigliari, è stato vivisezionato: al momento non sono emersi elementi tali da far pensare a finalità economiche della sua attività, che pure potrebbero essere nascoste”. Inoltre, “non ci risulta assolutamente che Striano abbia avuto rapporti con agenti segreti stranieri”.
Insomma, nonostante la quantità impressionante di informazioni consultate e scaricate da Striano, al momento la procura perugina non ha raccolto alcun elemento che possa far pensare a una vera attività di dossieraggio, né a manovre di mandanti esterni.
Ancora una volta, come nel caso dell’audizione resa mercoledì da Melillo all’Antimafia, il dato certo è l’estrema vulnerabilità sul piano informatico del sistema giudiziario italiano. “Il tema delle infrastrutture informatiche evidenzia che ovunque ci sono accessi abusivi. C’è bisogno di meccanismi contro gli attacchi esterni, ma anche rispetto agli attacchi interni le banche dati sono vulnerabili”, ha affermato Cantone.
Durante l’audizione, Cantone ha confermato che Striano avrebbe svolto accertamenti anche sui fondi della Lega, pur non essendo una materia rientrante nelle competenze della Dna: “Striano ha presentato una sorta di diario di tutte le pratiche che aveva fatto e ne abbiamo acquisito anche altre, tra cui quella sui fondi della Lega. L’attività sui fondi della Lega è uno degli oggetti di futuro approfondimento”. Questa conferma ha provocato l’immediata reazione di Matteo Salvini: “Se è vero quello che dice Cantone, vogliamo sapere chi erano i mandanti, chi pagava, chi incassava su indicazione di chi, perché sta emergendo una cosa sconcertante che non ha precedenti”.
Cantone si è poi soffermato sulla posizione dei tre giornalisti del quotidiano Domani indagati per concorso in accesso abusivo informatico con l’accusa di aver indotto Striano a svolgere alcune ricerche abusive: “Qualcuno ha detto che stiamo attaccando la libertà di stampa, ma invece credo che svolga nella democrazia un ruolo determinante”, ha premesso Cantone, confermando poi le ipotesi di reato a carico dei giornalisti: “Abbiamo limitato le imputazioni a questi casi in cui abbiamo ritenuto, in base a elementi forti, che non c’era una notizia data alla stampa ma che la stampa aveva commissionato attività di informazione all’ufficiale di polizia giudiziaria. Un’ipotesi investigativa che speriamo sia smentita”. In altre parole, in alcuni casi sarebbero stati i cronisti a chiedere a Striano di effettuare gli accessi abusivi.
Proprio il chiarimento dei rapporti fra Striano e i giornalisti rischia però di rivelarsi particolarmente complesso. Il finanziere, grazie anche alle sue competenze informatiche, sarebbe riuscito a cancellare dati registrati sui propri device in modo permanente. “Nel telefono di Striano abbiamo trovato chat con giornalisti ma senza messaggi”, ha riferito Cantone. “Non solo – ha aggiunto il procuratore – nel pc di Striano abbiamo trovato molte email di anni precedenti, ma non quelle attuali”. Le magie del circo mediatico-giudiziario.