Verso il Cdm

Nordio sfida le toghe sui test psicoattitudinali

Ermes Antonucci

Il ministro della Giustizia propone l'introduzione di test psicoattitudinali per l'accesso in magistratura. L'Associazione magistrati insorge: "Incostituzionale". Oggi il Consiglio dei ministri. Resta il nodo valutazioni

Test psicoattitudinali per i magistrati, valutazione della professionalità, collocamento fuori ruolo. Sono i tre aspetti principali su cui si concentreranno i decreti legislativi che saranno approvati oggi pomeriggio dal Consiglio dei ministri. Tre questioni che rischiano di riaccendere lo scontro fra governo e magistratura, come dimostra la presa di posizione preventiva dell’Associazione nazionale magistrati, che, riunitasi sabato, ha definito “contrari alla Costituzione” i test psicoattitudinali per l’accesso in magistratura. Intanto Enrico Costa (Azione) attacca il ministro Nordio sulla valutazione delle toghe: “Grazie a lui i magistrati che sbagliano non pagheranno”.

 

Stando all’ultima bozza del decreto legislativo sull’ordinamento giudiziario, terminate le prove orali per l’accesso in magistratura saranno “designati degli esperti qualificati per la verifica della idoneità psicoattitudinale allo svolgimento delle funzioni giudiziarie”. Il provvedimento specifica che sia “le linee di indirizzo, quanto le procedure per lo svolgimento dei relativi accertamenti” saranno determinati dal Consiglio superiore della magistratura d’intesa con il ministro della Giustizia. 

 

Il governo sta introducendo i test eludendo la volontà parlamentare e lo fa con una norma talmente generica che elude un altro principio che governa la giurisdizione, la riserva di legge”, ha attaccato ieri Giuseppe Santalucia, presidente dell’Anm, sostenendo dunque che il governo sia andato oltre i princìpi stabiliti dalla legge delega approvata ormai nel giugno 2022. “Cosa sono questi test, a cosa servano, non ce lo ha spiegato nessuno –  ha aggiunto Santalucia –. Così diventa un proclama contro i magistrati, per far pensare che hanno bisogno di essere controllati dal punto di vista psichico o psichiatrico”. In realtà, come già evidenziato in passato su queste pagine, i test psicoattitudinali sono già previsti per una moltitudine di categorie di funzionari pubblici (dalle forze dell’ordine a quelle armate).

 

Se sull’introduzione dei test il governo sembra intenzionato ad andare fino in fondo, fonti vicine a Palazzo Chigi fanno sapere che sulla valutazione dei magistrati sono ancora in corso discussioni fra i partiti di maggioranza. A far scoppiare il caso è stato il deputato di Azione, Enrico Costa, che ha accusato il Guardasigilli Carlo Nordio di aver tradito l’intento della legge delega. Quest’ultima, infatti, ha previsto l’istituzione del “fascicolo per la valutazione del magistrato”, cioè un fascicolo che contiene gli esiti dell’attività di ciascuna toga (dalle inchieste flop, alle sentenze ribaltate, fino gli arresti ingiusti). “Un’innovazione di portata storica”, ricorda Costa, perché oggi, pur essendo previsto dalla legge che le valutazioni di professionalità debbano tenere conto dell’esito degli atti del magistrato, questa analisi è inattuata, proprio per la mancanza di un fascicolo che racchiuda tutta l’attività. Risultato: il 99,6 per cento delle valutazioni di professionalità ha esito “positivo”. 

 

Il governo, però, ha di fatto annullato questa innovazione in fase di attuazione: “Nordio, anziché scrivere che nel fascicolo ci sono tutti gli esiti degli atti del magistrato, prevede che ci rientrino esiti ‘a campione’, così facendo ha reso la valutazione una farsa, esattamente come oggi”, sottolinea Costa. 

 

A quanto risulta al Foglio, su questo punto sarebbero ancora in corso trattative fra i partiti di governo (e lo stesso Nordio). Per quanto la norma cerchi di risolvere un problema serio, tuttavia, risulta difficile immaginare che il sistema giudiziario sia capace di gestire il travaso nei vari fascicoli di tutte le centinaia di provvedimenti adottati da un magistrato nel corso del quadriennio, più i relativi esiti nelle fasi successive, e che a questo travaso segua l’esame di tutti gli atti per valutare la professionalità del pm o del giudice da parte dei consigli giudiziari e poi del Csm. Andrebbe forse trovata un’altra soluzione più fattibile.   

 

Un altro decreto legislativo sarà dedicato al collocamento fuori ruolo dei magistrati. Il testo quasi sicuramente confermerà il passo indietro sulla riduzione delle toghe fuori ruolo: dopo aver proposto di ridurle da 200 a 180, ora si è deciso di rinviare il taglio al 2026 con la scusa del Pnrr.

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  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]