il caso
Pregiudicati in procura: a Bari due pm condannati in via definitiva sono ancora in servizio
I magistrati Ruggiero e Pesce, condannati più di un anno fa per aver minacciato dei testimoni, continuano a esercitare le loro funzioni e a incidere sulla libertà dei cittadini. Sono stati puniti dal Csm, ma la Cassazione ancora non ha deciso sui ricorsi
Come se non bastassero le sparatorie in giro per la città, le inchieste e l’ipotesi di scioglimento del comune, i baresi devono fare i conti anche con una magistratura impazzita. Sono infatti ancora al loro posto, in servizio presso la procura di Bari, i pubblici ministeri Michele Ruggiero e Alessandro Pesce, condannati in via definitiva più di un anno fa, nel gennaio 2023, rispettivamente alla pena di sei e quattro mesi di reclusione per violenza privata nei confronti di alcuni testimoni, minacciati per costringerli a incolpare degli imputati. Lo scorso maggio Ruggiero e Pesce sono stati puniti dalla sezione disciplinare del Csm, ma entrambi hanno impugnato la sanzione in Cassazione, che ancora non si è espressa. Come risultato, nonostante la condanna definitiva i due pm continuano a esercitare la loro funzione a Bari come se nulla fosse, occupandosi di processi importanti e decidendo della vita delle persone.
Ruggiero e Pesce sono stati condannati perché, quando erano in servizio alla procura di Trani, durante alcuni interrogatori hanno usato modalità intimidatorie, violenze verbali e minacce sui testimoni per costringerli a incolpare alcuni imputati di aver preso tangenti. E’ rimasta scolpita negli annali la frase “dal carcere c’è una visuale sul mare stupenda”, rivolta da Ruggiero a uno dei testi, anche se le minacce espresse dalle due toghe sono state in altre occasioni persino più pesanti.
La condanna ha significato la fine del protagonismo mediatico di Ruggiero, per anni simbolo della magistratura tranese per le sue clamorose inchieste, finite sulle prime pagine dei giornali di mezzo mondo, ma terminate tutte con archiviazioni e assoluzioni: quella sui presunti complotti contro l’Italia da parte delle agenzie di rating (condotta indossando in tribunale una cravatta tricolore), quella contro Deutsche Bank per la vendita dei titoli di stato italiani nel 2011, quella sulle presunte pressioni dell’ex premier Silvio Berlusconi al commissario Agcom Giancarlo Innocenzi per la chiusura di “Annozero”, quella contro cinque ex dirigenti di American Express per truffa e usura, fino ad arrivare all’inchiesta sul presunto legame tra vaccino e autismo. Grazie a questi procedimenti, tutti finiti con un buco nell’acqua, Ruggiero era diventato il punto di riferimento dell’area giustizialista capeggiata dal Fatto quotidiano e dal Movimento 5 stelle (che nominò persino il magistrato come consulente tecnico della commissione di inchiesta sulle banche).
Vista la gravità delle condotte oggetto della sentenza di condanna, la sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura ha sanzionato sia Ruggiero sia Pesce in maniera piuttosto severa: il primo è stato sospeso dal lavoro per due anni e trasferito a Torino, il secondo è stato sospeso per nove mesi e trasferito a Milano; a entrambi è stato inoltre imposto il passaggio alla funzione di giudice civile. I due magistrati, però, hanno impugnato la sanzione davanti alle sezioni unite civili della Cassazione, competenti in materia. Il provvedimento disciplinare, così, è rimasto non eseguito e i due pm sono potuti rimanere al loro posto come se nulla fosse. Secondo quanto risulta al Foglio, la Cassazione ha deciso sul ricorso il 16 gennaio, ma dopo quasi tre mesi ancora non ha depositato la sentenza.
La colpa non è solo dei ritardi della Cassazione, ma anche della procura generale della Cassazione, titolare dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati, che aveva avviato il procedimento disciplinare senza chiedere per Ruggiero e Pesce l’applicazione di alcun provvedimento cautelare (come la sospensione dal servizio), nonostante la gravità delle condotte contestate.
Dal canto suo, il capo della procura di Bari, Roberto Rossi, risulta non aver adottato alcuna misura organizzativa interna per limitare il coinvolgimento dei due magistrati nelle attività di carattere operativo condotte dall’ufficio. Ruggiero, per esempio, sta continuando a condurre, insieme al collega della Dda Fabio Buquicchio, il processo nei confronti dell’ex consigliera comunale di Bari Francesca Ferri, accusata di corruzione elettorale e scambio elettorale politico-mafioso nell’inchiesta del 2020 che fu “l’antipasto” di quella esplosa di recente, che ha sconquassato la vita politica di Bari.
Come se non bastasse, Ruggiero risulta imputato anche in un altro processo, ormai giunto alle battute finali, per un altro episodio di violenza privata nei confronti di testimoni e per due episodi di falso in atto pubblico, con l’accusa quindi di aver minacciato testimoni e pure di aver falsificato i verbali di alcuni interrogatori.
Insomma, anche questo può accadere nella “pazza” Bari: che due magistrati condannati per aver minacciato dei testimoni possano continuare a decidere sulla libertà dei cittadini.