l'intervista

“Io, assolto dopo sei anni e danni per oltre mezzo milione”. La storia

Ermes Antonucci

Il calvario del commercialista Fabio Serini, assolto nel processo sullo stadio della Roma, pur non essendo mai stato accusato di reati relativi allo stadio. "Il tritacarne mediatico e le lungaggini giudiziarie hanno avuto conseguenze pesantissime"

“Sono stato assolto dopo un calvario lungo sei anni, che mi è costato sofferenze a livello famigliare, sociale e anche economico, con incarichi professionali persi per oltre mezzo milione di euro. In questi anni sono stato sbattuto su tutti i giornali, ma sulla mia assoluzione non è uscito neanche un trafiletto”. A parlare, intervistato dal Foglio, è Fabio Serini, commercialista originario di Suvereto (Livorno), esperto di risanamenti aziendali e professore universitario presso l’Università degli Studi di Napoli, tra i tredici imputati assolti nei giorni scorsi nel processo sullo stadio della Roma che doveva sorgere a Tor di Valle. Nove i condannati, fra cui i nomi noti di Marcello De Vito (ex presidente grillino dell’assemblea capitolina), il costruttore Luca Parnasi e l’avvocato Luca Lanzalone

 

Serini si è ritrovato coinvolto nel processo pur non avendo mai avuto imputazioni a suo carico che riguardassero il progetto di realizzazione dello stadio. Una follia processuale, che è costata al professionista livornese una gogna mediatico-giudiziaria dagli effetti devastanti. “Io provengo da un piccolo paese e da una famiglia umile”, afferma Serini. “Dopo l’emergere dell’inchiesta si sono subito sparse voci che mettevano in dubbio la correttezza del mio percorso professionale, che invece ho costruito con grande fatica e con le mie sole capacità. Pensi che mio padre non è più sceso in piazza perché si vergognava”. 

 

Nel 2016 Serini viene nominato dal tribunale di Livorno commissario giudiziale di Aamps, l’azienda di raccolta rifiuti del comune. L’anno successivo ottiene una nomina ancora più prestigiosa, direttamente dalla sindaca di Roma, Virginia Raggi, come commissario straordinario dell’Ipa, l’istituto di previdenza dei dipendenti romani. Nel 2018 Serini finisce coinvolto nella maxi indagine sul progetto del nuovo stadio della Roma. La pm Barbara Zuin lo accusa di corruzione e traffico di influenze illecite. Secondo la procura, Serini avrebbe agevolato la chiusura del concordato di Aamps a Livorno in cambio della conoscenza, tramite Lanzalone, della sindaca Raggi, per ottenere l’incarico in Ipa. Una volta giunto alla guida dell’ente romano, Serini avrebbe attribuito un incarico a un avvocato  dello studio di Lanzalone. Inoltre avrebbe fatto pressioni su quest’ultimo per ottenere la proroga dell’incarico. Lo stadio della Roma, come già detto, non c’entrava niente, eppure Serini è finito nel grande calderone dell’inchiesta che coinvolgeva Parnasi, De Vito e gli altri, finendo su tutti i giornali. Tutte queste accuse sono cadute dopo sei anni di fronte al giudizio del tribunale di Roma. 

 

Il tritacarne mediatico e le lungaggini giudiziarie hanno avuto conseguenze pesantissime – racconta Serini –. Lasciando da parte le ripercussioni sul piano famigliare, ho dovuto dare le dimissioni da molti incarichi professionali, per esempio nel collegio sindacale di Finmeccanica, nell’organismo di vigilanza di Finpiemonte, nel cda della Fondazione Livorno. Per non parlare delle decine di migliaia di euro di spese legali”. 

 

“Ho trovato dei magistrati giudicanti di altissimo livello, ma dei magistrati inquirenti a dir poco superficiali – prosegue Serini –. Quando mi arrivò il rinvio a giudizio mi recai dal pm per essere ascoltato. Mi tennero sei ore sotto interrogatorio neanche fossi Totò Riina. L’insistenza dei magistrati inquirenti è stata ingiustificabile”.

 

Nonostante non fossero emerse prove a sostegno delle accuse, al termine del processo, lo scorso ottobre, la procura di Roma ha infatti chiesto nei confronti di Serini una condanna ad addirittura quattro anni di reclusione. L’ennesima beffa. “A causa di questa richiesta, negli ultimi due mesi ho dovuto pure subire il rifiuto di un leasing di un’automobile”, dice il professionista. 

 

Insomma, “la mia carriera è stata messa sottosopra, ma per fortuna ho avuto la possibilità di continuare a lavorare in ambito accademico. La solidarietà maggiore l’ho ricevuta proprio dai miei studenti”, conclude Serini.

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]