Il colloquio
Costante (Fnsi) difende Il Foglio: “I magistrati abbiano rispetto per il lavoro dei giornalisti”
La segretaria generale della Federazione nazionale della stampa interviene sulla vicenda che riguarda le accuse che ci ha rivolto la procura di Firenze: "Non si capisce cosa possa fare il Csm nei confronti di un giornale"
“Mi fermo a una considerazione: avete scritto una cosa e nello scriverla vi siete assunti le vostre responsabilità. Questo secondo me basta e avanza. Il diritto di cronaca e di critica, garantiti dalla prima parte della Costituzione, devono essere tutelati sulla carta e nei fatti. I magistrati, così come la politica, devono avere rispetto nei confronti dei giornalisti”. La segretaria generale della Federazione nazionale della stampa (Fnsi) Alessandra Costante ha voluto dare sostanza alla solidarietà espressa a caldo nei confronti del Foglio. La storia è risaputa: il procuratore capo di Firenze Filippo Spiezia ha chiesto al Csm di aprire una “pratica” per un nostro articolo sulla stessa procura. Spiezia sostiene che il nostro articolo abbia travalicato “l’esercizio del diritto di critica”. “Ma normalmente è un giudice terzo che lo stabilisce”, ragiona Costante, cronista del Secolo XIX eletta a capo del sindacato dei giornalisti nel 2023. “E poi non si capisce cosa possa fare il Csm nei confronti di un giornale”.
Secondo Costante, il giornalismo vive di continui tentativi di intimidazione. “Per questo contro le querele temerarie abbiamo chiesto che si faccia qualcosa di concreto. Per esempio il deposito di una cauzione, per dimostrare che il procedimento intentato non è di natura strumentale”. Ma tornando al rapporto con i magistrati, non è che si sentono immuni alle critiche perché è come se in questi anni abbiano iniziato a percepirsi come un potere intoccabile? “Io dico solo che in tutte le categorie ci sono modi e modi di interpretare un certo mestiere”, risponde Costante. “Certo è vero che l’Italia ha un problema con la giustizia, perché è da oltre trent’anni che ci si aspetta una riforma che non arriva mai. Oramai ai procuratori della Repubblica viene assegnato il compito di interfacciarsi con i media. Sono loro che, con il recepimento della direttiva sulla presunzione d’innocenza, dovrebbero smistare le informazioni. Eppure questo non avviene, anche perché non sono adeguatamente formati. Così s’ingenerano dei grandi cortocircuiti, mentre invece ci vorrebbe un po’ di intelligenza e dimestichezza per far comunicare due mondi, il giornalismo e la magistratura, quando vengono a contatto tra di loro. Per esempio in occasione di processi e indagini”.
Nel comunicato firmato con l’Associazione della stampa toscana (Ast) si faceva cenno alla difficoltà di svolgere il proprio lavoro a contatto con la procura di Firenze: “Molti cronisti toscani hanno evidenziato un grosso problema d’intermediazione, che però persiste un po’ ovunque, in tutta Italia”, dice ancora Costante. Che sul caso specifico si sente di fare un altro tipo di ragionamento: “Noi giornalisti dobbiamo essere rispettosi dei poteri dello stato. Il governo, il legislatore, la magistratura. Ecco, però in cambio abbiamo bisogno dello stesso rispetto. Non si può passare attraverso la demonizzazione dell’altro. Anche perché in uno sforzo esagerato di sintesi noi del mondo dell’informazione veniamo descritti come forcaioli e manettari. Ma non è vero”. Del resto la vicenda che ci riguarda riguarda anche la difesa di un principio: che i giudici non siano i valutatori della loro stessa condotta. “Ripeto, nel caso specifico, eventualmente, a esprimersi dovrà essere un giudice terzo. Qualsiasi forma di intimidazione non è accettabile. Abbiamo bisogno di rispetto e dignità per il nostro lavoro”.
L'editoriale del direttore