il colloquio
“Grave il silenzio di Meloni e Nordio sulle violenze al Beccaria”. Parla Giachetti
La premier twitta la sua solidarietà agli agenti coinvolti negli scontri di Torino e non dice una parola sui detenuti del carcere minorile di Milano, Nordio conferma che il governo non ha parlato dei fatti su cui indaga la procura. Il deputato di Italia Viva: "Il ministro riferisca in Parlamento"
Abusi sessuali, torture, violenze fisiche e psicologiche ai danni di minori. Le testimonianze e i video che la procura di Milano sta analizzando per capire cos’è successo negli ultimi anni nel carcere minorile Cesare Beccaria restituiscono un’immagine degradante di un istituto dello stato. Nonostante questo, a due giorni dall’arresto di 13 agenti della polizia penitenziaria e dalla sospensione dal servizio di altri otto, Giorgia Meloni e i suoi ministri non hanno speso una sola parola per esprimere attenzione nei confronti della vicenda. “Il silenzio del governo è gravissimo”, dice al Foglio il deputato di Italia Viva Roberto Giachetti. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, interpellato ieri in conferenza stampa, ha confermato che il tema “non è stato sfiorato in Cdm” e senza commentare la vicenda ha detto che risponderà in occasione di eventuali question time.
“La presidente del Consiglio di solito non si risparmia sui commenti ed è sensibilissima su tanti temi, da donna e da madre. Eppure stavolta non ha sentito l’esigenza di dire una parola neppure con un tweet”, nota Giachetti. Meloni ha scelto invece di esprimere la sua solidarietà agli agenti coinvolti ieri negli scontri di Torino con studenti e collettivi, durante i quali sette uomini delle forze dell’ordine sono rimasti feriti.
“Lo stato è accanto di chi difende la libertà e la sicurezza di tutti i cittadini”, ha twittato, rendendo ancora più evidente l’assenza di una dichiarazione riguardo alla sicurezza di chi invece, da detenuto, si trova in un istituto penitenziario sotto la custodia dello stato. Un silenzio che finisce per fare rumore. “Premesso che siamo tutti garantisti, anche se qualcuno a volte lo dimentica, e che l’inchiesta dovrà verificare quanto accaduto – commenta Giachetti – non si possono chiudere gli occhi e fare finta che la realtà non esista”. Per questo Italia Viva ha chiesto che Nordio disponga un’ispezione e riferisca in aula sul Beccaria e più in generale sulla situazione delle carceri. Giachetti aggiunge: “Non mi aspetto che il ministro si esprima sugli aspetti giudiziari, ma ci sono diversi strumenti che può utilizzare per cercare di ricostruire i fatti dal punto di vista amministrativo, a partire dalle ispezioni. Lo abbiamo visto anche con Santa Maria Capua Vetere”. Ma il punto, ragiona il deputato, non è additare responsabilità a casaccio o scivolare su facili strumentalizzazioni politiche. “Non mi sognerei mai da dire che c’è una responsabilità di questo o di un altro governo – puntualizza – ma c’è un silenzio pesantissimo e ci sono una serie di scelte fatte da questo governo che certamente rendono la vita più complicata anche all’interno delle carceri minorili”.
Il riferimento è al decreto Caivano, adottato lo scorso settembre dopo le violenze ai danni di due bambine nella cittadina napoletana. Come abbiamo già raccontato sul Foglio, gli Istituti penali per i minorenni (Ipm) in questi mesi hanno raggiunto un numero di detenuti mai registrato da quando nel 2006 è stato attivato il monitoraggio del ministero: oggi gli ospiti sono 568, ma negli ultimi tredici anni il numero è sempre oscillato tra 300 e 450, con alcuni picchi nel 2009 (503) e nel 2012 (508). Secondo l’associazione Antigone si tratta di un segno evidente degli effetti del decreto Caivano. Tra le altre cose, il provvedimento ha infatti esteso la possibilità di adottare misure cautelari in carcere per i minori, da un lato reintroducendo il pericolo di fuga tra le esigenze cautelari, dall’altro lato aumentando i reati per i quali è applicabile la carcerazione preventiva. Nulla di tutto ciò ha una correlazione diretta con i fatti del Beccaria oggetto di indagine. Ma il sovraffollamento non agevola il controllo, la sicurezza e la gestione dell’ordine. “In carcere ci sono troppe persone che non dovrebbero starci: c’è bisogno di depenalizzare molti reati, non di istituirne ogni giorno uno nuovo che riempe gli istituiti”, dice Giachetti, primo firmatario di una proposta di legge in discussione in commissione Giustizia della Camera sulla liberazione anticipata. “È una misura emergenziale, interviene su una norma già in vigore che consente ai detenuti di avere 45 giorni di premialità per buona condotta ogni sei mesi, noi chiediamo che siano portati a 60”, spiega il deputato, che sul punto ha raccolto il consenso di Forza Italia e l’apertura di Fratelli d’Italia. “Allargando lo sguardo, ci sono stati 32 suicidi in quattro mesi tra i detenuti e 4 tra gli agenti: con questi numeri rischiamo di superare il record di 85 suicidi che si sono registrati nel 2022. Non abbiamo la possibilità di filosofare, serve un intervento d’emergenza. E non chiamiamolo indulto”.