sportellate
Intervista al procuratore di Firenze, che accusa Il Foglio di aver denigrato il suo ufficio
Colloquio con Filippo Spiezia, che ha chiesto al Csm l'apertura di una pratica a tutela per un articolo del Foglio. "Ci avete delegittimato", ribadisce il magistrato, che però glissa sui tanti flop della sua procura
“Nel vostro articolo erano contenute espressioni denigratorie e delegittimanti nei confronti dell’ufficio. Per questo ho invitato il Csm a fare una riflessione”. Interpellato dal Foglio, il procuratore di Firenze, Filippo Spiezia, conferma le accuse rivolte al nostro giornale che lo hanno spinto a chiedere al Csm di aprire una pratica a tutela della procura.
Spiezia si riferisce a un articolo pubblicato sul Foglio lo scorso 13 aprile, in cui non si faceva altro che evidenziare i cambiamenti che stanno interessando la procura di Firenze, negli ultimi anni al centro delle cronache mediatico-giudiziarie. Dopo il cambio alla guida dell’ufficio sono andati via due procuratori aggiunti su tre: Luca Tescaroli, noto per la sua surreale indagine nei confronti di Berlusconi e Dell’Utri, accusati di essere i mandanti esterni delle bombe mafiose del 1993-1994, e Gabriele Mazzotta, esponente della corrente di sinistra Area, ritenuto vicino alla vecchia guardia più attivista della procura. Entrambi sono stati promossi dal Csm: il primo come procuratore di Prato, il secondo come avvocato generale della Cassazione. Il terzo aggiunto, Luca Turco, andrà in pensione a fine anno. Quest’ultimo lo abbiamo ironicamente definito il “magistrato della famiglia Renzi”, nel senso che a lui deve essere attribuito l’accanimento giudiziario che negli ultimi anni ha riguardato Matteo Renzi e poi si è allargato a tutta la sua famiglia, a conoscenti e amici. Un’attività piena di buchi nell’acqua, archiviazioni, sonore bocciature da parte della Cassazione e persino della Corte costituzionale.
Spiezia ha letto il nostro articolo e ha concluso che fosse “delegittimante e denigratorio”, chiedendo al Csm di aprire una pratica a tutela dell’ufficio. Uno strumento utilizzato solitamente per replicare alle critiche provenienti dai politici, non di certo dai giornali.
Abbiamo raggiunto telefonicamente il procuratore di Firenze, che – su nostra insistenza – ha fatto capire quali sono le parti che non ha gradito. “Il passaggio sul pubblico ministero della famiglia di un indagato (Turco come pm della famiglia Renzi, ndr) non ha fondamento, perché l’attribuzione dei procedimenti penali avviene sulla base di criteri predefiniti e prestabiliti. Questo peraltro riguarda un periodo precedente al mio arrivo a Firenze”. I criteri saranno pure predefiniti, ma resta il fatto che un pm ha accentrato a sé nel corso degli anni tutte le indagini riguardanti l’ex premier Matteo Renzi, suo padre, sua madre, sua sorella, suo cognato, i suoi colleghi, i suoi amici e i suoi conoscenti, peraltro sempre andando a sbattere contro assoluzioni o bocciature da parte della Cassazione.
“Dall’articolo passa poi questa idea del normalizzatore, che non appartiene alla mia storia professionale – aggiunge Spiezia –. E’ notizia di questa mattina che tutti i ricorsi che sono stati presentati contro la mia nomina sono stati respinti, quindi si conferma la perfetta legittimità della scelta del Csm”. Il nostro articolo, però, non ha mai messo in dubbio la legittimità della nomina di Spiezia, né ha presentato quest’ultimo come un “normalizzatore”. Semplicemente si è sottolineato che il suo nome, da sempre vicino a Magistratura indipendente, è stato preferito a quello di un esponente delle correnti di sinistra, Ettore Squillace Greco.
Procuratore, ma non pensa che a delegittimare la procura non sia il nostro articolo, ma le numerose decisioni con cui la Corte di cassazione e persino la Corte costituzionale hanno bocciato l’operato dei magistrati del suo ufficio? “Lei fa riferimento a decisioni della Cassazione su provvedimenti di sequestro, che io condivido, ma che riguardano momenti incidentali di procedimenti ancora in corso – replica Spiezia –. Queste non sono valutazioni complete e compiute. Quando si danno informazioni parziali si corre il rischio di fornire un’immagine dell’ufficio sbagliata. La realtà non è così”. Ce lo dica lei qual è la realtà. “Avendo chiesto l’apertura di una pratica a tutela aspetterei la valutazione del Csm”, dice Spiezia. Come se le numerose – e severissime – sentenze della Cassazione e della Corte costituzionale, pur riguardando sequestri effettuati dai pm fiorentini durante la fase delle indagini, non possano essere fonti di critica nei confronti dell’operato della procura.
Spiezia non ha dubbi: “La procura di Firenze è un ufficio che sta lavorando molto bene, è impegnata in procedimenti delicati e puntiamo molto sulla qualità del nostro lavoro. Per questo, a mio avviso, è delegittimante quello che è stato scritto nell’articolo”. Insomma, vietato criticare.