l'intervista
"Con la separazione delle carriere indipendenza delle toghe a rischio". Parla Santalucia (Anm)
Il presidente dell'Associazione nazionale magistrati presenta il congresso in programma a Palermo dal 10 al 12 maggio. “Sono molto contento per la presenza di Schlein e Conte, ma scontento della mancata partecipazione di altri”, dice riferendosi a Salvini
“Sono molto contento per la presenza di Schlein e Conte, ma parimenti scontento della mancata partecipazione di altri”, dichiara al Foglio Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, terminando la frase accennando un sorriso. Il riferimento è al congresso che l’Anm terrà a Palermo dal 10 al 12 maggio e l’accenno di sorriso riguarda l’assenza di Matteo Salvini. “Al congresso abbiamo invitato tutti i leader di partito, incluso il ministro Salvini, in quanto leader della Lega – spiega Santalucia –. Avremmo gradito che venisse a Palermo, perché magari avrebbe potuto rivedere qualche suo giudizio ingeneroso nei confronti della magistratura”. Durante la conferenza stampa di presentazione del congresso, il presidente dell’Anm ha anche confermato la notizia, già nell’aria da giorni, dell’assenza anche del Guardasigilli Carlo Nordio, impegnato con il G7 Giustizia a Venezia.
Il dato politico più rilevante, comunque, è certamente l’adesione all’iniziativa dell’Anm dei due leader dell’opposizione, Schlein e Conte, che si ritroveranno di nuovo insieme dopo l’incontro al corteo di Portella della Ginestra del primo maggio. Il congresso dell’Anm si terrà pochi giorni prima (pare) della tanto attesa presentazione da parte di Nordio del progetto di riforma costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati e sul Csm. Uno scenario che agita le toghe. “Abbiamo già una separazione funzionale tra magistrato giudicante e magistrato inquirente che ha raggiunto il massimo della sua espansione con la riforma Cartabia – afferma Santalucia –. La riforma costituzionale punta a separare e isolare il pubblico ministero dall’ordine giudiziario. Allora noi chiediamo: cosa sarà il pubblico ministero del domani? La nostra preoccupazione è che sarà un organo che, progressivamente, sarà attratto nella sfera di influenza del potere esecutivo”. “In tutti gli stati in cui esiste un pm estromesso dall’ordine giudiziario questi è collocato sotto l’influenza dell’esecutivo. Qual è la nostra prospettiva?”, si chiede il leader dell’Associazione magistrati.
Il ministro Nordio, però, ha sempre promesso che non ci sarà mai una soggezione del pm al potere esecutivo. “Non ho motivo di dubitare della buona fede della maggioranza che oggi mette mano alla riforma – replica Santalucia –, ma avremo un pubblico ministero che occuperà uno spazio che ancora nessuno conosce, tra l’esecutivo e il giudiziario. Che cosa sarà? Poi per carità, leggeremo il progetto del ministro, di cui non abbiamo neanche ancora una bozza. Per ora abbiamo solo i disegni di legge depositati in parlamento”.
Il congresso dei magistrati sarà incentrato sul tema dell’interpretazione della legge. Un argomento a prima vista tecnico ma che, sottolineano gli stessi vertici dell’Anm, “ha una forte valenza politica”. Il riferimento è all’ispezione disposta dal ministro Nordio alla corte d’appello di Milano per il caso della fuga di Artem Uss, e alle polemiche seguite alla decisione della giudice catanese Apostolico di non convalidare il trattenimento di alcuni migranti. “La legge dice che l’interpretazione e la valutazione della prova non possono essere oggetto di sindacato disciplinare. Se un ministro intende sindacare disciplinarmente un provvedimento che sostituisce una misura custodiale carceraria con un arresto domiciliare con braccialetto ci preoccupiamo. Quello è il giardino proibito dove il governo non può entrare, perché altrimenti è di fatto una sottomissione dell’indipendenza alle azioni dell’esecutivo”, dice Santalucia.
Poi c’è stato “il secondo segnale”, quello sulla decisione della giudice Apostolico: “Un provvedimento giudiziario che non è piaciuto al governo ha scatenato una polemica incentrata non sui contenuti del provvedimento, ma sul magistrato che sarebbe stato condizionato da un forte pregiudizio ideologico. Ma così si smantella l’istituzione della giustizia, perché viene messo in dubbio il princìpio secondo cui la magistratura agisce in nome della legge e della Costituzione”, conclude il presidente dell’Anm.