ricetta perfetta
Caso Toti, sillabario per un circo mediatico-giudiziario
Dalle "stecche" allo yacht, dai soggiorni di lusso a Montecarlo alle borse Chanel: le espressioni dell'inchiesta sul governatore ligure enfatizzate dai giornali per alimentare lo scandalo
Per fare un buon pesto genovese serve basilico fresco, per alimentare un buon scandalo mediatico-giudiziario servono alcune parole chiave, che tornano d’improvviso nell’inchiesta che ha coinvolto il governatore ligure Giovanni Toti: carcere, arresti domiciliari, tangenti (“stecche”), bonifici per 40 mila euro, soldi cash, favori, utilità, yacht (quello di Spinelli si chiama “Leila”), soggiorni di lusso a Montecarlo all’Hotel de Paris, fiches da giocare al casinò, borse Chanel, bracciale in oro Cartier, viaggi a Las Vegas, massaggi e trattamenti estetici in camera, sistematicità del meccanismo corruttivo (da qui il “sistema Toti”, ma anche “Tangentopoli in Liguria”), do ut des, una “mangiata di caviale in barca”, finanziamenti occulti, voto di scambio con i clan, promesse di lavoro, concessioni regionali, la pratica edilizia del figlio, uno smartwatch da “non più di 300 euro” per un “troione di trent’anni”, debiti per il banchetto nuziale della figlia, operazioni immobiliari, carte di credito, privatizzazione di una spiaggia pubblica, “voti sporchi di mafia”, espressioni locali (nell’ordinanza del gip si contano 156 “belin”), appalti, speculazioni edilizie. Mescolare bene gli ingredienti, il pesto è servito.