a genova
Toti non risponde al gip. L'avvocato: “Dimissioni? Ci sta pensando ma non decide da solo”
Il governatore convocato per l'interrogatorio di garanzia si avvale della facoltà di non rispondere. Salvini: "Se ci fossero microspie negli uffici dei pm quanto durerebbero?". E Nordio: "È una bestemmia dire che l'indagato debba dimostrare la sua innocenza"
È durato poco meno di mezz'ora l'interrogatorio di garanzia del presidente della Regione Liguria davanti al gip di Genova, Paola Faggioni. Giovanni Toti si è avvalso della facoltà di non rispondere e da quanto si apprende da fonti di agenzia non avrebbe rilasciato nessuna dichiarazione. Il presidente ligure è accusato di corruzione e voto di scambio e da martedì è ai domiciliari. "Abbiamo un fascicolo enorme da approfondire e lo abbiamo nelle nostre mani solo da ieri", ha detto l'avvocato Stefano Savi ieri, in un video diffuso dalla Regione. "Prima di prendere posizioni o dare spiegazioni dobbiamo approfondire la lettura degli atti per capire su che cosa, dove e come fornire spiegazioni", ha aggiunto, per spiegare la scelta di non rispondere al gip.
Ieri è stato convocato anche Paolo Emilio Signorini, che rimane in custodia cautelare nel carcere di Marassi, e anche lui si è avvalso della facoltà di non rispondere. Domani è fissato l'interrogatorio per l'imprenditore Aldo Spinelli.
Intanto sul fronte politico le opposizioni fanno pressione affinché Toti, sospeso dall'incarico dopo l'arresto, si dimetta. "Ci starà pensando ma come potrete immaginare e come avevo già detto questa è una decisione politica che una persona che è inserita in un contesto politico non può certo prendere da sola, senza avere un confronto", ha detto l'avvocato Savi fuori dal tribunale di Genova.
Oggi è stato il leader del M5s, Giuseppe Conte, a chiedere che il governatore lasci l'incarico. "In Italia si è innocenti fino a prova contraria. Non so se per l'avvocato Conte valga un altro codice civile e penale", ha commento il ministro dei Trasporti e capo della Lega, Matteo Salvini, rispondendo ai cronisti. "Che la magistratura faccia quello che deve fare, però, se ogni indagato si deve dimettere l'Italia si ferma domani", ha detto difendendo la posizione di Toti. La posizione rimarcata in questi giorni dalla Lega è che fino a un'eventuale condanna il presidente della Liguria debba restare al suo posto, anche se nella maggioranza a riguardo ci sono sensibilità diverse. Poi Salvini ha tirato in ballo la magistratura: "Vorrei sapere se ci fossero microspie negli uffici di qualche magistrato per quanto tempo continuerebbe a fare il magistrato ".
Anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio è tornato a commentare la vicenda. "Mi ha colpito che qualcuno si attende che sia l'indagato a dimostrare la sua innocenza, questa è una bestemmia in una civiltà democratica. È l'accusatore che deve dimostrare la colpevolezza dell'indagato. Aspettiamo gli esiti di questa fisiologica dinamica del processo", ha detto a margine del G7 a Venezia.
Dal governo si è sollevata questa mattina anche la voce del ministro Nello Musumeci: "Mi lasci dire che a venti giorni dalle elezioni europee e da una consultazione amministrativa particolarmente vasta, questo provvedimento qualche dubbio lo alimenta", ha detto commentando l'inchiesta da La Spezia, dove ha partecipato alla prima edizione del Festival dei porti che collegano il mondo. Musumeci ha commentato il rapporto tra magistratura e politica, sostenendo che "da trent'anni a questa parte la magistratura avanza acquisendo spazi che non sono suoi. Se avanza la magistratura arretra la politica. La politica ha perso la sua autorevolezza, delegando alla magistratura compiti che sono propri della politica. O torniamo a rivendicare il primato della politica, o altrimenti la magistratura continuerà ad avanzare su un terreno che non è suo e la politica continuerà ad avere il complesso dell'arretramento. E se uno dei due ordinamenti arretra, l'equilibrio su cui si regge la democrazia viene meno. La colpa, quindi, non è solo di quella frangia della magistratura politicizzata, ma è della politica che negli ultimi venti anni ha perso l'orgoglio del proprio ruolo".
L'editoriale del direttore