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L'orologeria della giustizia
Il vero tema che solleva nel dibattito pubblico e politico italiano il caso Toti
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Il caso Toti, il caso cioè del governatore ligure coinvolto in uno scandalo ancora tutto da verificare che ha portato al suo arresto qualche giorno, ha fatto discutere a lungo in questi giorni per tre motivi diversi. I più moralisti, a sinistra, hanno scelto di trarre conclusioni senza ascoltare la versione della difesa trasformando il “sistema Toti” nell'emblema di tutto ciò che rappresenta la destra. I più coinvolti politicamente, a destra, hanno scelto di trasformare il caso Toti nel simbolo della giustizia a orologeria: perché proprio ora, perché un arresto a pochi mesi dalle europee quando la richiesta di arresto risale al 27 dicembre?
In pochi però si sono interrogati su quello che dovrebbe essere un grande tema della politica oggi: quali sono i confini da mantenere nei rapporti tra politica e finanziatori? Siamo sicuri che vi siano dei criteri oggettivi che possano permettere di considerare corrotto al di là di ogni ragionevole dubbio un politico che si adopera per aiutare chi lo finanzia regolarmente e in modo trasparente? Enrico Costa, parlamentare di Azione, qualche giorno fa ha poi offerto uno spunto di riflessione utile. È troppo lungo, ha detto, l'elenco dei governatori indagati sbattuti sui giornali con clamore, poi prosciolti o assolti. Ricordate Marcello Pittella in Basilicata? Ricordate Nicola Zingaretti nel Lazio? Ricordate Stefano Bonaccini in Emilia-Romagna? Ricordate Vasco Errani sempre in Emilia-Romagna? Ricordate Attilio Fontana in Lombardia? Ricordate Catiuscia Marini in Umbria? Ricordate Vincenzo De Luca in Campania? Usare i piedi di piombo non è innocentismo: è semplice garantismo.