l'intervista

"Sì alla separazione delle carriere dei magistrati". Parla Esposito, ex procuratore generale della Cassazione

Ermes Antonucci

“La separazione delle carriere fra pm e giudici è la conseguenza logica e razionale della riforma del processo penale in senso accusatorio del 1989”, dice Vitalino Esposito. "Per l'Anm il pm finirà sotto l'esecutivo? Una bestialità"

La separazione delle carriere fra pubblici ministeri e giudici è la conseguenza logica e razionale della riforma del processo penale in senso accusatorio avvenuta nel 1989”. Ad affermarlo, intervistato dal Foglio, è Vitaliano Esposito, ex magistrato con una carriera alle spalle lunga quasi cinquant’anni (dal 1963 al 2012), e conclusasi con l’incarico prestigioso di procuratore generale della Cassazione, una delle figure di vertice dell’intera magistratura. Esposito parla ovviamente senza riferirsi nello specifico alla riforma Nordio, di cui ancora non sono noti i contenuti. L’ex pg della Cassazione, però, respinge l’idea di un attacco all’indipendenza dei magistrati, così come la profezia avanzata dall’Anm secondo cui la separazione porterebbe alla sottoposizione del pm all’esecutivo: “E’ una bestialità”. 

 

Negli anni Ottanta feci parte della commissione della riforma del codice di procedura penale, ero in ottimi rapporti con Vassalli, che era stato mio professore di Diritto penale all’Università di Napoli”, racconta Esposito. “Vassalli – aggiunge – non voleva che il nuovo codice accusatorio fosse approvato perché riteneva che fosse necessario prima effettuare la separazione delle carriere. Insomma, non si poteva fare il nuovo codice senza le riforme ordinamentali. La stragrande maggioranza dei magistrati presenti nella commissione, tuttavia, spinse perché il nuovo codice venisse approvato, come poi è avvenuto”. 

 

Le cose sono andate invece diversamente in Portogallo, che “nel 1988 si è munito di un codice che è la traduzione pedissequa del nostro codice, ma soltanto dopo aver effettuato le riforme ordinamentali, con la creazione di due Consigli superiori della magistratura, uno per i giudici, l’altro per i procuratori”, sottolinea Esposito. “Alla stessa conclusione è arrivata anche la Francia che, pur mantenendo un sistema inquisitorio, si è dotato di due sezioni separate nell’ambito di un unico Consiglio superiore della magistratura. Noi invece abbiamo voluto introdurre un processo all’americana, mantenendo però un ordinamento da processo inquisitorio”, dice l’ex pg della Cassazione. 

 

Eppure, prosegue Esposito, “la separazione delle carriere fra pubblici ministeri e giudici è la conseguenza logica e razionale della riforma del processo penale in senso accusatorio avvenuta con l’approvazione del codice Vassalli”. “Il fatto che il pm assuma la funzione di inquirente nella fase inquisitoria del procedimento e di parte nella fase accusatoria porta a escludere che lo stesso possa far parte di un unico corpo con il giudice. La funzione e il ruolo di giudice e pubblico ministero appaiono ontologicamente diverse”, spiega Esposito.

 

“La separazione delle funzioni è connaturata con quella organica – aggiunge –. Nella fase accusatoria, infatti, il pubblico ministero fa valere dinanzi al giudice e nei confronti dell’imputato elementi di prova, raccolti nell’ambito di una fase inquisitoria, di concerto e con l’ausilio delle forze di polizia”. Se si afferma la necessità di separare le carriere, per Esposito “si deve derivarne come naturale conseguenza l’istituzione di un separato organo di autogoverno per i pubblici ministeri: solo in questo modo si può garantire anche al pm l’indipendenza rispetto all’esecutivo e a ogni altro potere dello stato”. 

 

Dunque non condivide l’idea di chi, come l’Associazione nazionale magistrati, sostiene che la separazione delle carriere porterà inevitabilmente alla sottoposizione del pubblico ministero al potere politico? “Questa, a mio avviso, è una bestialità – replica Esposito –. Per quale motivo oggi noi affermiamo che la magistratura è autonoma e indipendente? Perché esiste un Consiglio superiore della magistratura che è autonomo e indipendente rispetto a tutti gli altri poteri dello stato. Se vengono istituiti due Consigli superiori, ciascuno dei quali è autonomo e indipendente, non c’è nessuna ragione per parlare di pm sottomesso al potere esecutivo”.

 

L’ex pg della Cassazione, però, ci tiene ad aggiungere che, nel caso si procedesse alla separazione delle carriere, “ci sarebbe la necessità di regolamentare con chiarezza i compiti di indagine del pubblico ministero e i suoi rapporti con la polizia giudiziaria, questo per evitare che venga a crearsi un corpo separato dello stato in grado di incidere sugli equilibri democratici”. 

 

“Per poter esprimere un parere motivato è comunque necessario leggere il testo della proposta Nordio, con particolare attenzione al principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, che costituisce uno dei cardini dell’attuale ordinamento”, conclude Esposito. 
 

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]