L'analisi
La nuova giustizia passa da Sergio Mattarella
Il Quirinale non può aver paura di separare le carriere e cambiare il Csm e questo il capo di stato, che è anche presidente del Consiglio superiore della magistratura, lo sa: per questo è la persona giusta al posto giusto per dare impulso al processo riformatore che è necessario per dare concretezza all’indipendenza della magistratura
Sergio Mattarella è un giurista, ha insegnato diritto all’università di Palermo, è stato presidente della Commissione giurisdizionale della Camera dei deputati, è stato membro della Corte costituzionale e, infine, da presidente della Repubblica ha esercitato ed esercita con impegno la funzione di presidente del Consiglio superiore della magistratura. Questa sua esperienza diretta e i suoi studi dovrebbero spingerlo a sostenere l’esigenza di una profonda riforma della giustizia, che dia corpo alla distinzione delle funzioni giudicanti e di quelle accusatorie, attraverso la separazione delle carriere e a superare la lottizzazione delle cariche che è prassi nelle relazioni tra le correnti della magistratura associata, passando a una estrazione a sorte dei membri togati del Csm. Naturalmente nessuno può dare consigli al Presidente, proprio perché ha a disposizione tutti gli elementi del quadro della crisi, ormai evidente, della giustizia, crisi alla quale ha dedicato periodicamente severi ammonimenti.
Si può però svolgere un ragionamento che parte dalle sue numerose prese di posizione contro i fenomeni degenerativi, dalla sua difesa della maggioranza silenziosa dei magistrati contrapposta alle minoranze vocianti dei settori politicizzati, per dedurne l’esistenza di una logica che troverebbe coronamento nelle riforme oggi proposte dal guardasigilli Carlo Nordio (presentate ufficialmente ieri al Quirinale dal ministro, accompagnato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano). Il valore costituzionale dell’indipendenza della magistratura può essere tutelato ed espresso da un sistema in cui, per cominciare, chi giudica è indipendente dalle parti, chi è chiamato ad assumere una funzione lo è in base ai requisiti professionali non al gradimento di qualche settore della magistratura associata. Mattarella lo sa bene ed è la persona giusta al posto giusto per dare impulso al processo riformatore che è necessario per dare concretezza all’indipendenza della magistratura, anche se non soprattutto, dai fenomeni degenerativi, dalla ricerca del consenso mediatico, che sono stati più volte puntualmente denunciati e condannati da Mattarella.