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Il colloquio

Il procuratore Bono: “L'Anm non abbia pregiudizi sulla separazione delle carriere”

Luca Roberto

"Se l'obiettivo del legislatore è separare le funzioni, non sarebbe meglio dare un contributo costruttivo? Basta dogmatismi". Parla il sostituto procuratore generale presso la Procura di Caltanissetta

“Le preoccupazioni dell’Associazione nazionale magistrati sono fondate, le condivido. Ma la questione della separazione delle carriere la si deve affrontare senza pregiudizi. Mi si deve spiegare perché se il pubblico ministero mantiene la sua indipendenza, l’autonomia nella direzione e nel coordinamento della Polizia giudiziaria, se continua a far parte dell’ordine giudiziario, e se non viene toccato il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, bisogna essere per forza contrari”. Gaetano Bono è sostituto procuratore generale presso la Procura di Caltanissetta. Classe 1983, è il più giovane sostituto procuratore generale in servizio. Ha da poco scritto un libro proprio sulla separazione delle carriere (“Meglio separate”, Le lettere). E al Foglio racconta di averlo fatto anche perché “non mi ha mai convinto chi pensa che, separando le carriere, si debba per forza finire con il pubblico ministero assoggettato al potere esecutivo. Sono risposte dogmatiche”. Per questo il suo è anche un invito affinché l’Anm colga la palla al balzo per avanzare proposte concrete, migliorative. Smettendola con la postura pregiudizialmente contraria. “Le norme di legge le deve fare il Parlamento. Noi magistrati, ma questo vale per tutti i tecnici di qualunque campo, possiamo dare un contributo di tipo tecnico. Chiaramente sarebbe importante sentire il punto di vista dei magistrati sul funzionamento degli istituti giuridici e sulle conseguenze negative che si avrebbero se si intaccassero certe garanzie. Specialmente quelle poste a tutela dell’indipendenza della magistratura. Ma, posto che la volontà del legislatore è quella di approvare la separazione delle carriere, se l’interlocutore ha come unica alternativa il mantenimento dello status quo è chiaro che il dibattito si chiude. Mi chiedo: non sarebbe meglio dare un contributo costruttivo, salvando quello che c’è veramente da salvare per garantire il corretto funzionamento del servizio giustizia?”.

 

Il procuratore Bono, analizzando il ddl Nordio, dice che “ha alcuni aspetti positivi e alcuni meno positivi. Sicuramente è andato in buona direzione rispetto ai disegni di legge presentati nel corso di questa legislatura. In quei ddl si prevedeva la modifica dell’articolo 112 della Costituzione, quello che prevede l’obbligatorietà dell’azione penale, che invece è stata mantenuta. Così come il mantenimento dell’articolo 107 della Costituzione salvaguarda il principio per cui non c’è una gerarchizzazione tra magistrati. Inoltre è stato ribadito che la magistratura, requirente e giudicante, è indipendente da ogni altro potere”. Tra gli aspetti più critici, però, secondo il procuratore di Caltanissetta, “nella norma non si capisce bene quali siano i meccanismi di selezione e funzionamento dell’Alta corte, anche perché non c’è ancora la disciplina di dettaglio. Così come mi lascia perplesso il fatto che contro un provvedimento dell’Alta corte si possa ricorrere sempre alla Corte stessa, anche se in diversa composizione. In più non si dice nulla sulla ricorribilità in Cassazione, anche se penso si possa ricavare dall’articolo 111 comma 7 della Costituzione”. Ma anche sul sorteggio della componente laica nel Csm, dice Bono, “non è previsto un quorum minimo per la selezione dei sorteggiabili. Andrebbe previsto perché l’essenza della democrazia è la tutela delle minoranze”. E anche sul Consiglio superiore della magistratura, aggiunge il magistrato, “andrebbe rivista la quota tra sorteggiati ed eletti dei membri togati al Csm, magari 50 e 50. Questo perché non è vero che il correntismo è il male assoluto: lo sono le sue derive”.

 

Fatto sta che a proposito della separazione delle carriere, che in sé “non risolve nessuno dei problemi della giustizia, ovvero durata dei processi, efficienza delle indagini ed efficacia delle decisioni”, Bono aggiunge pure che “una separazione davvero utile, accompagnata da altre riforme, potrebbe servire a specializzare meglio i magistrati. Non è solo un discorso di formazione, ma di costruzione di professionalità, tenendo conto delle peculiarità e della complessità delle materie che si trovano ad affrontare”. Tutti rilievi puntuali che mal si conciliano con un’opposizione preconcetta alla riforma del governo. “Ripeto, quando si parla di modifiche all’assetto della giustizia, specialmente se a livello costituzionale, la posta in gioco è alta perché l’impatto sulle vite e sulla libertà dei cittadini potrebbe essere devastante, in quanto si rischia di depotenziare la tutela giurisdizionale dei diritti. Capisco le preoccupazioni”, ripete Bono, rivolgendosi ai colleghi dell’Anm. “Ma bisogna avere un atteggiamento costruttivo. Abbandonando ogni dogmatismo”.

  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.