la protesta
L'Associazione nazionale magistrati si riunisce contro la separazione delle carriere, ma si scopre divisa
I vertici dell'Anm si riuniscono oggi per decidere su come reagire alla presentazione del ddl di riforma costituzionale della magistratura. L'ipotesi sciopero perde quotazione: tra le toghe ci sono opinioni contrastanti (e si teme un nuovo flop)
Scioperare o non scioperare? Questo è il dilemma che si porranno oggi i vertici dell’Associazione nazionale magistrati, riuniti a Roma in via straordinaria per decidere su come reagire all’approvazione in Consiglio dei ministri della riforma costituzionale sulla separazione delle carriere tra giudici e pm, la creazione di due distinti Csm e l’istituzione di un’Alta corte per i giudizi disciplinari. Al momento l’ipotesi di un’astensione dall’attività giudiziaria sembra aver perso quotazione, per tre ragioni principali.
Primo: il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato proprio giovedì pomeriggio l’autorizzazione alla presentazione in Parlamento del ddl costituzionale elaborato dal governo. La firma è arrivata dopo oltre due settimane di attesa. Nel caso in cui il comitato direttivo dell’Anm decidesse di decretare lo sciopero, l’iniziativa potrebbe essere interpretata persino come uno sgarbo al capo dello stato, che ha effettuato una valutazione tecnica molto approfondita per escludere l’esistenza di palesi profili di incostituzionalità. Il sì di Mattarella, inoltre, ricorda a tutti che ci si trova ancora nelle fasi iniziali dell’esame della proposta di riforma, che verrà incardinata alla Camera. Uno sciopero delle toghe quando ancora il dibattito parlamentare deve ancora cominciare sarebbe visto come una scelta priva di senso logico.
Il secondo motivo per cui lo sciopero sembra allontanarsi è legato alla presenza di opinioni contrastanti all’interno della magistratura. Nei giorni scorsi, diverse giunte locali dell’Anm si sono riunite in vista dell’appuntamento di oggi. I toni più battaglieri sono emersi, come da tradizione, dall’assemblea della sezione milanese dell’Anm. Il pm ed ex presidente del sindacato dei magistrati, Luca Poniz, ha parlato di “un regolamento finale dei conti” contro la magistratura, invocando una “resistenza” di borrelliana memoria. Anche la sezione toscana ha criticato la riforma della giustizia, che “incrina pericolosamente l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e il principio della separazione dei poteri, portando il pubblico ministero pericolosamente fuori dalla cultura di giurisdizione”.
Se le critiche sono diffuse, diverse sono le posizioni sulle iniziative da adottare. L’Anm del Piemonte, per esempio, ha espresso forti perplessità sull’adozione dello sciopero, auspicando invece la realizzazione di eventi speciali, come l’apertura serale dei palazzi di giustizia per incontri con il pubblico, flash mob, iniziative simboliche e, su tutto, una “grande manifestazione nazionale” da tenersi a Roma. Insomma, l’idea dello sciopero non piace a tutti, soprattutto in questa fase. Spetterà al comitato direttivo e al presidente Giuseppe Santalucia definire una strategia in grado di non creare spaccature nella magistratura.
Il terzo motivo è legato al secondo: l’ultimo sciopero tenuto dall’Anm, nel maggio 2022 contro la riforma Cartabia, si rivelò un clamoroso flop, con l’adesione di soltanto il 48 per cento dei magistrati. Il timore più grande è ripetere una figuraccia del genere.