(foto Ansa)

Il colloquio

La moglie di David Rossi: "In Italia le commissioni parlamentari d'inchiesta non servono a nulla"

Serenella Bettin

Parla Antonella Tognazzi, che da anni lotta per ottenere verità sulla morte del marito, ex capo della comunicazione del Monte dei Paschi: "L'hanno ammazzato e nessuno mi ha risarcita. Ma allora a che servono ste commissioni?"

Quando incontro Antonella Tognazzi sono da poco arrivata a Termini. Antonella Tognazzi è la moglie di David Rossi, il capo della comunicazione della banca Monte dei Paschi di Siena, deceduto, dopo essere precipitato dalla finestra del suo ufficio, il 6 marzo 2013. È stato suicidio, decretarono, ancor prima di accertarlo. Ma Antonella a questa tesi non ha mai creduto e da undici anni continua a lottare per la verità, con ogni fibra che nutre nel corpo.

Capelli lunghi biondi, magra, se la guardi da distante sembra perfino gracile, poi non appena ci parli ti accorgi che ha una forza dentro che smuove le montagne. Gli occhi coperti da occhiali neri da sole, i pantaloni e la maglia neri anche quelli, ai piedi indossa un paio di scarponcini, total black, ovviamente. La morte del marito le ha tolto i colori

Per lei ricordare è ogni giorno sempre più devastante. Non è vero che il dolore passa, che se ne va, che impari a conviverci. No, il dolore è una bestia che rimane lì, chiusa dentro un recinto per cani, a cui dai da mangiare un giorno sì e dieci no. È una pozzanghera dove specchiarsi con gli occhi gonfi di lacrime. È una sabbia mobile dove a malapena galleggi ma mai affondi. È qualcosa che porti sempre lì con te. A ricordarti che ogni giorno sei viva, quando vorresti morire.

Era stata proprio Antonella, con l’aiuto dei suoi legali Carmelo Miceli, Alessandro Frangiamore e della figlia Carolina, a far riaprire il caso della morte di suo marito. “Non ho mai creduto al suicidio - mi dice mentre ci avviamo lungo Piazza della Repubblica per fare due passi - David che si ammazza? David amava la vita”. 

L’11 marzo 2021 venne istituita una prima commissione parlamentare d’inchiesta “per ricostruire in maniera puntuale i fatti”, si legge nella delibera pubblicata in Gazzetta Ufficiale. E il primo firmatario fu Walter Rizzetto, deputato di Fratelli d’Italia.  Da quella commissione emerse una super perizia che rilevò lesioni sul corpo di David non dovute alla caduta. Chi è stato quindi? E perché? “Sono dei lividi attribuibili a percosse. Lui ha dei lividi con stampate cinque dita, nella parte alta del braccio. E all’altezza del fegato ha un livido compatibile con un cazzotto. Le perizie hanno stabilito che quelle ferite risalgono a poco prima della caduta. Perché nessuno indaga?”, si chiede Antonella. 

Chi ha buttato poi l’orologio di David di sotto?  Nell'ambito delle indagini si è scoperto che l'orologio di David Rossi non era al suo polso quando cadde giù dalla finestra. Ma venne gettato, venti minuti dopo il corpo. Chiaro che non può essere caduto da solo.  “I giudici sostengono che non sia l’orologio - mi dice la vedova Rossi - Allora se non è l’orologio mi devi dire cos’è. Ma le indagini non sono state fatte come si deve. Dopo i risultati del lavoro della commissione la procura di Genova aprì un fascicolo sul sopralluogo dei pm nell'ufficio di David prima dell'intervento della polizia scientifica”.  Cioè? “Cioè voleva capire se si fossero attenuti alle procedure, ma anche lì hanno buttato una pezza”. 

 

La procura, infatti, l’anno scorso, archiviò tutto, ritenendo che nella condotta degli inquirenti non ci fosse stato nessun dolo. “Emergono delle cose così gravi, ma così gravi, gravissime, e nessuno ne tiene conto? - sbotta Antonella - Cioè nessuno ne tiene conto? Ma che mondo è? Mi crede che ho il vomito? Nonostante siano emersi fatti gravissimi, e sono tanti, dopo le indagini della prima commissione nessuno ha fatto niente”.  Me ne dica qualcuno. “Le lesioni come dicevamo prima. Il fatto che il portiere abbia testimoniato il falso. Praticamente ha detto che la banca quella sera era chiusa, che l’unico accesso era quello principale, quando abbiamo dimostrato con un video che non era così”. 

Lei ha fatto causa alla banca? “Dopo 10 anni sì, per tutte queste responsabilità che sono emerse e di cui nessuno si è fatto carico. Nessuno ha perseguito nulla. Questa magistratura non tutela i diritti dei cittadini, ci son magistrati che applicano la legge, ma altri la dettano. Qui c’è una magistratura che fa il bello e il cattivo tempo e si può permettere di farlo perché nessuno interviene”. Quindi lei non crede più nella magistratura? “Credo in quella che ancora oggi non ho conosciuto”.

Tornando alla banca, l’ha risarcita? “Nemmeno per sogno. Anzi mi hanno condannato a pagare le spese legali. Ma ci rendiamo conto? Ma allora a che servono ste commissioni?”. Non lo so, me lo dica lei. “C’è uno Stato che ti porta delle risultanze oggettive. Qual è il motivo per cui nessuno ne ha tenuto conto? Mi viene da pensare che non servano a nulla”. 

La prima commissione, poi, per il principio Made in Italy, tale per cui, una cosa semplice, la si rende difficile, è stata destituita, perché la XVIII legislatura è finita. Col cambio di governo infatti, come in un grande palcoscenico, finito un atto, si passa a quello successivo, e a volte, cambiano gli attori, le comparse, le maschere. “Pensi che la seconda commissione approvata a gennaio 2023 è stata in stallo per un anno. Solo a marzo di quest’anno è ripartita un’altra commissione d’inchiesta e trovo assurdo che abbiano dovuto rifare tutto”. Come tutto? “Sì tutto. Hanno dovuto rinominare i segretari, il presidente, il vice presidente, e di quello che era stato fatto prima, ripeto, nessuno ne ha tenuto conto. Oggi la nuova commissione ha appena nominato i suoi consulenti e tra questi c’è un ufficiale del Ris che dovrebbe rivedere le costruzioni dello stesso Ris, cosa già accaduta con la commissione precedente. Il Ris che deve decidere se hanno sbagliato i Ris di prima, quelli nominati con la prima commissione e quelli che hanno fatto la relazione durante le indagini. Lei crede sia possibile? Crede sia giusto? Perché dopo quelle cose gravi, dopo aver dimostrato che David è stato brutalmente picchiato mentre era in banca poco prima di volare dalla finestra, nessuno ancora ha aperto un fascicolo per omicidio o istigazione al suicidio?”. 

Perché Antonella lo sa che il marito “è stato ammazzato. Da qualcuno che voleva farlo fuori, da qualcuno che lo vedeva scomodo. Guardi, io e David eravamo una cosa sola. Io ho avuto la fortuna di conoscere l’Amore vero, quello che tanti non conoscono nemmeno in una vita. È durato 15 anni sì, ma io conoscevo David, e mai si sarebbe ammazzato, mi creda. Mai. Mai. Mai. Quella sera poi…”. Quella sera poi? “Io ero a casa, a letto, lo chiamai alle sette e mezza perché io in quel periodo dovevo fare delle punture e me le faceva lui…”. 

Antonella si ferma, mentre il fiume di parole le esce dalla bocca, le nostre gambe sono arrivate in Piazza di Spagna. Passiamo davanti a un negozio di profumi. E Antonella si arresta. Nell’aria aleggia il profumo che David usava. Le manca il respiro. “Questo è il profumo che usava lui… Dio mio”. Lascio scorrere qualche secondo. I secondi diventano minuti. E paiono eterni. La vedo che improvvisamente mette su una corazza. Come se avesse separato l’anima dal corpo. Come se avesse smembrato la sua lei in due. Passiamo davanti un ambulante che vende roba da mangiare. “Lui quella sera doveva passare dalla madre per andare a prendere le polpette. Mi disse: ci vediamo tra mezz’ora. Tra mezz’ora sono a casa”.  Ma passa la mezz’ora e David non arriva. Lei lo richiama. Lui non risponde. Lei gli manda dei messaggi: “David mi fai preoccupare”. “David dove sei? Ti prego rispondi”. David a casa non ci arriverà mai. 

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