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il testo in aula

Contro l'abuso d'ufficio. Venti storie di gogna mediatico-giudiziaria ai danni di politici e amministratori

Ermes Antonucci

Un reato sempre più evanescente: salvo rare eccezioni, i processi si risolvono in archiviazioni o assoluzioni, che però arrivano dopo anni.  Una ricognizione dei casi più clamorosi ed emblematici, mentre sembra giunta l’ora della riforma

Dopo essere stato approvato al Senato lo scorso febbraio, approda oggi all’esame dell’Aula della Camera il pacchetto sulla giustizia elaborato dal ministro Carlo Nordio, che contiene anche l’abolizione del reato di abuso d’ufficio. Un’abolizione auspicata da anni da sindaci, amministratori locali e dirigenti pubblici, colpiti da un reato ormai sempre più evanescente. Secondo i dati più recenti del ministero della Giustizia, nel 2021 su 5.418 procedimenti per abuso d’ufficio si sono registrate soltanto nove condanne al termine delle indagini e diciotto condanne nella fase del dibattimento. Numeri spaventosi. Il problema è che le archiviazioni e le assoluzioni arrivano con molto tempo di ritardo rispetto all’inizio delle vicende giudiziarie, che invece nell’immediato producono danni – spesso irreparabili – sull’immagine e sulla reputazione dei politici e degli amministratori pubblici, e di conseguenza sul funzionamento degli enti locali e delle amministrazioni pubbliche. Inoltre, proprio il timore di finire coinvolti in un’inchiesta diffonde negli amministratori la cosiddetta “paura della firma”, il cui costo è stato stimato nell’1,5-2 per cento del pil. 

 

Qui raccontiamo venti casi emblematici di politici e funzionari pubblici indagati per abuso d’ufficio e poi prosciolti o assolti. Le vicende sono emblematiche sia per il coinvolgimento di alcuni volti noti della politica (come Vincenzo De Luca, Attilio Fontana, Virginia Raggi, Mario Oliverio) sia per la singolarità di alcune storie. Il sindaco assolto dopo un iter giudiziario durato la bellezza di undici anni. Il consigliere comunale assolto dopo dieci anni che, per rendere nota la propria innocenza, tappezza la città di manifesti col suo volto e la scritta: “Assolto”. Il sindaco condannato in primo grado, per questo sospeso dalla carica per due anni in virtù della legge Severino, e poi assolto in appello da tutte le accuse. L’assessore comunale indagato per aver chiesto ai dipendenti della società incaricata della pulizia della città di rimuovere la carcassa di un topo da un’abitazione privata. Il sindaco accusato di abuso d’ufficio per aver autorizzato un’attività commerciale a utilizzare circa sei metri quadrati di suolo pubblico. I vertici di un piccolo comune indagati per aver corretto un errore nel piano regolatore della città. Venti casi simbolo che spiegano bene perché il reato di abuso d’ufficio è da tempo diventato un problema per la vita democratica del paese. 

Pasquale Suma
Ingegnere, ex dirigente (ora in pensione) del comune di Ceglie Messapica, in provincia di Brindisi. Nel 2023 è stato assolto nel giro di cinque mesi per due volte dall’accusa di abuso d’ufficio. La prima volta è avvenuto il 10 gennaio: assolto, con la formula piena “perché il fatto non sussiste”, dall’accusa di abuso d’ufficio aggravato. Suma era accusato di aver illecitamente rilasciato un permesso di costruire con cambio di destinazione d’uso un immobile artigianale di proprietà di un’azienda locale, procurando un danno patrimoniale al comune quantificato in circa 45 mila euro. Per queste accuse Suma trascorse un mese agli arresti domiciliari. Al termine del processo il pm di Brindisi, Raffaele Casto, aveva chiesto una condanna a tre anni e nove mesi di reclusione, ma l’intero impianto accusatorio è stato spazzato via dai giudici. La seconda assoluzione per abuso d’ufficio è arrivata il 6 giugno 2023, in relazione alla realizzazione di una stradina nell’area di pertinenza di una masseria a San Michele Salentino. Per questa contestazione, il pubblico ministero (sempre Raffaele Casto) aveva chiesto per Suma la condanna a un anno e dieci mesi di reclusione. 


Secondo i dati del ministero, nel 2021 su 5.418 procedimenti per abuso d’ufficio si sono registrate soltanto nove condanne al termine delle indagini e diciotto condanne nella fase del dibattimento


Gianni Miasi
Al termine di una vicenda giudiziaria durata undici anni, il 10 ottobre 2019 la Cassazione assolve l’ex sindaco di Roccalumera (Messina), Gianni Miasi, accusato insieme alla giunta municipale di abuso d’ufficio. Nel 2008 l’allora sindaco Miasi e la giunta avevano sdemanializzato un’area nelle vicinanze del depuratore comunale, vendendola a dei privati cittadini. Dopo anni di indagini, il sindaco e la giunta municipale erano stati rinviati a giudizio per abuso d’ufficio, in quanto l’accusa riteneva che con la sdemanializzazione e successiva vendita dell’area il comune avrebbe favorito ingiustamente i privati.

In primo grado, il tribunale di Messina, nonostante si trattasse di un’unica delibera assunta all’unanimità dai membri della giunta, aveva curiosamente assolto gli assessori ma condannato il sindaco Miasi a sei mesi di reclusione. Quest’ultimo in appello era poi stato assolto per decorso della prescrizione, ma aveva impugnato la sentenza per ottenere un’assoluzione piena, che è arrivata in Cassazione. Risultato: alla fine tutti assolti. 

Claudio Corradino
E’ sindaco di Biella quando, il 22 giugno 2022, viene assolto con rito abbreviato dall’accusa di abuso di ufficio. Il primo cittadino era accusato di aver favorito la nomina di un’amica, militante della Lega, nel consiglio d’amministrazione di Cordar, società municipalizzata che gestisce l’acqua pubblica nel Biellese. Il pm aveva chiesto la condanna del sindaco a otto mesi di reclusione. In caso di condanna sarebbe intervenuta la legge Severino, con la sospensione dalla carica. “La vicenda è stata una botta psicologica che mi ha ferito profondamente”, dichiara Corradino in un’intervista, aggiungendo di aver già speso oltre 36 mila euro in spese legali. “Io non demonizzo l’abuso d’ufficio, ma va cambiato”.
Corrado Bonfanti
Il 19 luglio 2020 il tribunale di Siracusa assolve, perché il fatto non sussiste, il sindaco di Noto, Corrado Bonfanti, con l’accusa di abuso d’ufficio per aver autorizzato un’attività commerciale del centro storico a utilizzare circa sei metri quadrati di suolo pubblico. Bonfanti era stato denunciato da un residente in centro storico ed era finito a processo a inizio 2017. Nonostante siano variati per ben tre volte i componenti del collegio giudicante, Bonfanti ha scelto di non chiedere il rinnovo del dibattimento, pur rischiando – in caso di condanna – la sospensione per effetto della legge Severino. Nel corso del processo la difesa di Bonfanti ha evidenziato la possibilità prevista dal regolamento comunale che le autorizzazioni per il suolo pubblico venissero firmate anche dal sindaco e non solo dai dirigenti di settore.


 l timore di finire coinvolti in un’inchiesta diffonde negli amministratori la cosiddetta “paura della firma”, il cui costo è stato stimato nell’1,5-2 per cento del pil. Un problema per la vita democratica del paese


Marco Zambuto
Il 12 giugno 2014 il sindaco di Agrigento, Marco Zambuto, viene condannato a due mesi e venti giorni di reclusione per abuso d’ufficio. Secondo l’accusa, il primo cittadino nel 2012 avrebbe acquistato per seimila euro due pagine pubblicitarie su un quotidiano locale per pubblicizzare l’attività della fondazione Pirandello, di cui era presidente. Queste pagine, in realtà, sarebbero servite a promuovere l’attività politica del sindaco. Dopo la condanna, Zambuto si dimette da sindaco senza aspettare la sospensione prevista dalla legge Severino. Pochi mesi dopo, il 6 novembre 2014, la corte d’appello di Palermo ribalta la sentenza, assolvendo Zambuto dalle accuse a lui contestate perché “il fatto non sussiste”, con il parere favorevole anche della procura generale. Ormai, però, Zambuto si è dimesso e non può tornare a rivestire la carica di sindaco. “Ritengo che l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio sia un fatto significativo se si vuole che i sindaci amministrino le proprie città”, dichiarerà in seguito. “I cittadini chiedono ai sindaci la soluzione di mille problemi e spesso il reato di abuso di ufficio diventa un limite alla soluzione dei problemi, alla soluzione di vicende amministrative”.

Vincenzo De Luca
Il 5 febbraio 2016 il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, viene assolto in appello “perché il fatto non sussiste” nel processo per la nomina, da lui effettuata quando era sindaco di Salerno, di un project manager nell’ambito di un progetto per la costruzione di un termovalorizzatore. De Luca era accusato di abuso d’ufficio e peculato. La procura generale aveva chiesto la condanna a undici mesi di reclusione. In primo grado il presidente Pd della Regione Campania era stato condannato a un anno, pena sospesa. La condanna aveva determinato nei confronti di De Luca la sospensione dall’incarico di presidente della giunta regionale per effetto della legge Severino, provvedimento poi sospeso dal tribunale in attesa del pronunciamento della Corte costituzionale sul suo caso. Nel settembre 2022 invece, al termine di una vicenda durata dieci anni, De Luca viene assolto in via definitiva dalle accuse di abuso d’ufficio, falso ideologico e altri reati urbanistici per la costruzione del complesso immobiliare “Crescent” sul lungomare di Salerno. Con lui vengono assolte anche altre 22 persone. 

Nicola Alemanno
Il 21 maggio 2024 Nicola Alemanno, sindaco di Norcia, viene assolto in appello dall’accusa di abuso d’ufficio, per la quale, un anno prima, era stato condannato in primo grado a un anno e dieci mesi, e per questo sospeso dalla carica di primo cittadino per effetto della legge Severino. L’accusa era di aver autorizzato dopo il terremoto del 2016 la realizzazione di una casetta temporanea di quaranta metri quadri da destinare alla Pro loco e con funzione di Infopoint. Nonostante l’assoluzione, Alemanno non potrà tornare a rivestire la carica di sindaco, a causa delle dimissioni date poche ore prima da sette consiglieri comunali e dal presidente del consiglio comunale, fatto che ha determinato lo scioglimento dell’assemblea. 

Mario Oliverio
E il dicembre 2018 quando Mario Oliverio, all’epoca governatore della Calabria, viene accusato dalla procura di Catanzaro (allora guidata da Nicola Gratteri) di corruzione e abuso d’ufficio per presunte irregolarità negli appalti per la realizzazione di alcune opere pubbliche a Cosenza, Lorica e Scalea. L’immagine e la carriera politica di Oliverio vengono demolite. Il Pd decise di scaricarlo in vista del rinnovo elettorale. La procura si spinge a chiedere per Oliverio gli arresti domiciliari, non accolti dal gip, che applica nei confronti del governatore la misura dell’obbligo di dimora. Il presidente di regione rimane confinato nel suo comune per tre mesi, fino a quando la Cassazione annulla il provvedimento, rilevando nell’inchiesta un “chiaro pregiudizio accusatorio” ai danni di Oliverio. Il 4 gennaio 2021 Oliverio viene assolto da tutte le accuse in rito abbreviato, sentenza poi diventata definitiva in quanto non impugnata dalla procura (che inizialmente aveva chiesto per l’ex governatore una condanna a 4 anni e 8 mesi di reclusione). 

Paolo Perrone
Il 15 maggio 2022 viene archiviata dopo sei anni l’inchiesta nei confronti degli ex sindaci di Lecce, Paolo Perrone e Adriana Poli Bortone, nonché di vari dirigenti comunali, incentrata sull’accusa di aver assegnato due alloggi popolari in cambio di voti. Le assegnazioni, si sosteneva, erano state effettuate senza rispettare le graduatorie, ma le tesi sono crollate nel corso delle lunghe indagini. “Chi fa o ha fatto l’amministratore pubblico sa quanto si sia esposti a un rischio di questo tipo. Che è quello di finire in un’inchiesta e avere per anni una spada di Damocle sulla testa, con pesanti ripercussioni di tipo politico o personale. Nel mio caso, sei lunghi anni. Non è poco e non è giusto, ma tant’è”, afferma Perrone, sindaco della città salentina dal 2007 al 2017, dopo l’assoluzione.
Samuele Bertinelli
Sindaco di Pistoia dal 2012 al 2017, Bertinelli viene assolto il primo marzo 2022 dalle accuse di abuso d’ufficio e induzione indebita al termine di una vicenda giudiziaria durata cinque anni. All’ex sindaco erano state contestate le modalità di selezione dei dirigenti comunali di Pistoia, ma anche presunte pressioni esercitate su funzionari del comune per la concessione di spazi e contributi alle associazioni nell’organizzazione di eventi pubblici. In un caso, i pm erano arrivati a contestare al sindaco l’autorizzazione di una manifestazione che prevedeva l’uso di conigli, nonostante l’assenza dell’ok dell’azienda ospedaliera locale. Con Bertinelli vengono assolti anche l’ex assessore della sua giunta Tina Nuti e l’ex dirigente comunale Maria Teresa Carosella.

Federico Pizzarotti
Sindaco di Parma per dieci anni (dal 2012 al 2022), prima nelle fila del Movimento 5 stelle e poi come indipendente, Pizzarotti ha fatto sapere di essere stato indagato sette volte nel corso del suo mandato di amministratore. Svariate le accuse: abuso d’ufficio, turbativa d’asta, disastro colposo, danno erariale, falso ideologico, truffa. Pizzarotti è stato indagato per abuso d’ufficio la prima volta nel febbraio 2016, per le nomine dei vertici del Teatro Regio.

Pochi mesi dopo l’indagine venne archiviata. Una seconda indagine per abuso d’ufficio lo ha coinvolto nel 2018. In questo caso al centro dell’accusa è finita la conferma degli incarichi di direttore generale, portavoce del sindaco e capo gabinetto del comune. Gli incarichi sono di tipo fiduciario, legati al mandato del sindaco e quindi prevedono la sua ampia discrezionalità, ma secondo la procura si era andati oltre perché si era scelto di confermare i tre dirigenti, già in forza durante la precedente sindacatura, senza valutare le posizioni degli altri candidati, che inviarono i curricula nei giorni seguenti. Tesi smentita dal giudice, che nel marzo 2019 ha prosciolto Pizzarotti. 

Maurizio Bettazzi
Nel 2013 Maurizio Bettazzi, presidente del consiglio comunale di Prato, viene accusato di abuso d’ufficio e corruzione, quest’ultima ipotesi di reato poi derubricata in induzione a dare o promettere utilità. Per i pm, l’esponente politico di centrodestra ha fornito in qualità di mediatore finanziario una consulenza a una banca del territorio e a una società partecipata dal comune, la Asm (Azienda dei servizi ambientali), che all’epoca era in cerca del rifinanziamento di alcune linee di credito. In particolare, i pm contestano una fattura di 2.800 euro mai pagata da Asm. L’inchiesta provoca un terremoto politico che nel luglio 2013 induce Bettazzi alle dimissioni. Dieci anni dopo, nel febbraio 2023, Bettazzi viene assolto dal tribunale, con la formula piena “perché il fatto non sussiste”, insieme a tutti gli altri imputati. Una volta assolto, decide di tappezzare la città di Prato di manifesti con il suo volto sorridente, nome e cognome, e una scritta a caratteri cubitali: “Assolto dopo dieci anni”.
Stefano Corsini
Il 21 dicembre 2022 crolla di fronte al tribunale di Livorno l’inchiesta che aveva provocato un terremoto nel porto. Vengono assolti tutti e nove gli imputati, tra cui l’ex presidente dell’autorità portuale Stefano Corsini, l’ex segretario generale Massimo Provinciali e l’ex responsabile Demanio Matteo Paroli. Assolti anche sei tra manager e imprenditori. Secondo l’accusa, i vertici dell’allora autorità portuale avevano emesso provvedimenti di occupazione temporanea all’interno del porto di Livorno per favorire alcune imprese portuali. Tutti gli imputati erano accusati di abuso d’ufficio e falso ideologico. L’indagine, nata con l’ipotesi di corruzione, è durata quattro anni e si è avvalsa dell’utilizzo di intercettazioni telefoniche e ambientali. Corsini e Provinciali nel marzo 2019 avevano subìto anche l’interdizione per un anno dai pubblici uffici. Tutto l’impianto accusatorio è crollato, ma la rilevanza dell’inchiesta ha contribuito a diffondere anche nelle altre autorità portuali la paura della firma.

Attilio Fontana
Il 27 marzo 2020 il tribunale di Milano archivia l’indagine sul governatore della Lombardia, Attilio Fontana, accusato di abuso d’ufficio in uno dei filoni nati dalla maxi operazione “Mensa dei poveri” sul sistema di tangenti, appalti e nomine pilotate che un anno prima aveva travolto la politica lombarda. Al centro dello stralcio, archiviato dal gip, c’era la nomina di Luca Marsico, avvocato ed ex socio del suo studio, nel Nucleo di valutazione degli investimenti della Regione, un incarico da 11.500 euro l’anno e 180 euro a seduta. Il presidente lombardo si è sempre difeso sostenendo che non voleva disperdere le competenze dell’avvocato Marsico, che aveva cessato da poco di essere consigliere regionale. Era stata la stessa procura di Milano, alla fine, a chiedere l’archiviazione per Fontana. 

Giuseppe Falcomatà
Il 25 ottobre 2023 la Corte di cassazione annulla senza rinvio la condanna per abuso d’ufficio nei confronti del sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, che dunque può tornare a svolgere l’incarico di primo cittadino. In seguito alla condanna in primo grado e in appello (un anno di reclusione, con pena sospesa), infatti, Falcomatà era stato sospeso dalle sue funzioni per effetto della legge Severino, insieme a sette assessori, anche loro coinvolti nella vicenda giudiziaria. La sospensione dall’incarico di sindaco è durata quasi due anni. Il processo era nato da un’inchiesta su presunte irregolarità nelle procedure di affidamento a un’associazione del Grand Hotel Miramare.

Domenico Messinese
Il 23 ottobre 2020 l’ex sindaco di Gela, Domenico Messinese, l’ex assessore all’ambiente Simone Siciliano, e il dirigente comunale dello stesso settore, Patrizia Zanone, vengono assolti per l’emergenza rifiuti esplosa nel 2015 dopo le elezioni comunali. La città fu invasa dalla spazzatura perché l’impresa che gestiva il servizio di nettezza urbana riteneva che lo smaltimento di cumuli di rifiuti indifferenziati fosse da considerare e da compensare come servizio aggiuntivo. Il sindaco invece era convinto che facesse parte del capitolato d’appalto. Il gup, al termine del rito abbreviato, assolve tutti gli imputati, mentre rinvia a giudizio il responsabile della ditta.

Pasquale Luperti
Il 4 novembre 2020 il tribunale di Brindisi assolve l’ex assessore e consigliere comunale di Brindisi, Pasquale Luperti, dall’accusa di abuso d’ufficio, con la formula “perché il fatto non sussiste”. Luperti era stato imputato per aver per aver chiesto a dei dipendenti della società in house del comune incaricata della pulizia e della manutenzione della città di rimuovere la carcassa di un topo da un’abitazione privata. Insieme a lui erano imputati anche altri due dipendenti della partecipata che pure sono stati assolti. Luperti, dopo aver appreso di essere indagato, aveva deciso di non candidarsi alle elezioni del 2018, sempre per il rinnovo del consiglio comunale di Brindisi.

Andrea Bovero
Sette anni di processo per una “correzione di errore materiale” al piano regolatore di un paesino di cinquecento abitanti. L’accusa è sempre quella: abuso d’ufficio. A esserne vittima stavolta sono sindaco, vicesindaco e tecnico comunale di Celle Enomondo (Asti). La vicenda risale al 2015, quando su proposta del tecnico comunale si procedette a una modifica dello strumento urbanistico nella parte che riguardava dei fabbricati di pertinenza di sei cittadini. La procura di Asti contestò allora l’abuso d’ufficio sostenendo che, alla luce di quanto previsto da una legge regionale del 1977, la “correzione dell’errore” andava considerata come una vera e propria “variante”, che invece avrebbe imposto una procedura diversa. Nel 2019 il tribunale di Asti condanna il sindaco Andrea Bovero a otto mesi e quindici giorni di reclusione, insieme al vicesindaco Monica Omedé e al tecnico Paolo Gardino. Il 23 aprile 2021 la Corte d’appello cancella le condanne “perché il fatto non costituisce reato”. Il primo giugno 2022 la Cassazione dichiara inammissibile il ricorso della procura generale.  

Virginia Raggi
Anche l’ex sindaca di Roma (dal 2016 al 2021), volto storico del Movimento 5 stelle, non è stata risparmiata da un’accusa di abuso d’ufficio. E’ avvenuto nel 2019, in relazione alla costruzione del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle, nell’ambito dell’inchiesta ben più grave per corruzione che ha travolto diversi politici (tra cui l’ex presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito, anche lui grillino), imprenditori e dirigenti del comune. L’accusa di abuso d’ufficio per Raggi riguardava le procedure con le quali il comune aveva scelto di pubblicare il progetto per il nuovo stadio della Roma, approvato dalla Regione Lazio nella Conferenza dei servizi, prima di farlo approvare dal consiglio comunale. In realtà, si è difesa Raggi, l’approvazione del progetto al consiglio comunale era stata rimandata proprio per consentire a chiunque interessato (compresa l’associazione che poi aveva sporto la querela da cui era nata l’indagine) di proporre le proprie deduzioni. Tesi accolta nel gennaio 2020 dalla gip del tribunale di Roma, che ha archiviato l’inchiesta. “La decisione del tribunale ha spazzato via tutto il fango che hanno tentato di gettarmi addosso”, il commento di Raggi. 

Marco Ballarini
Terminiamo con un caso recentissimo, che ha coinvolto il sindaco di Corbetta (Milano), Marco Ballarini. Lo scorso 9 maggio, infatti, Ballarini è stato assolto anche in appello dall’accusa di abuso d’ufficio (e turbativa d’asta): secondo i pm aveva pilotato il concorso pubblico per ufficiali della polizia locale per favorire la nomina nel 2018 dell’attuale comandante, Lia Gaia Vismara, con cui, secondo l’accusa, “avrebbe avuto una relazione sentimentale”. Tesi respinta in giudizio sia in primo grado che in appello (assolta anche la comandante Vismara). Dopo l’assoluzione in appello, Ballarini ha parlato di “quattro anni di fango e calunnie, insulti e diffamazioni”, e ha lanciato un appello al governo: “Intervenite con decisione sulla modifica dell’abuso d’ufficio nei confronti dei sindaci. Per tutti noi resta una spada di Damocle perenne, che limita e anzi intimidisce la nostra azione per cambiare veramente le cose e lavorare per migliorare le nostre comunità. Non è giusto per nessuno subire quattro anni di calvario giudiziario da innocenti”.

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]