i dati

Per il Consiglio d'Europa le carceri italiane sono peggiori di quelle ungheresi. Ma Salis tace

Ermes Antonucci

L'ultimo rapporto Space I boccia il sistema penitenziario italiano: sovraffollamento, suicidi (52 da inizio anno) e carcerazione preventiva peggio che a Budapest. Ieri tre morti in un giorno. Ma Ilaria Salis, che aveva promesso di battersi per la difesa dei "diritti dei detenuti", non dice una parola

Il sistema carcerario italiano resta tra i peggiori in Europa in termini di sovraffollamento, suicidi fra i detenuti e carcerazione preventiva. A confermarlo è l’ultimo rapporto del Consiglio d’Europa, Space I, pubblicato pochi giorni fa, proprio mentre in Italia si discuteva di quali misure adottare per far fronte all’emergenza carceraria. Ieri il numero dei detenuti che da inizio anno si sono tolti la vita è balzato a 52, un record storico. Il rapporto, aggiornato al 31 gennaio 2023, dipinge per l’Italia un quadro peggiore di quello ungherese, paese su cui, in virtù del caso Salis, si sono concentrate ultimamente tante attenzioni. Il sovraffollamento nelle carceri italiane è del 109 per cento, con 56.127 detenuti per 51.403 posti. In verità, oggi sappiamo che la situazione è persino peggiorata: il numero di detenuti è arrivato a 61.480, a fronte di 47 mila posti effettivamente disponibili (a causa della chiusura di diverse sezioni). Tutto ciò fa schizzare il tasso di sovraffollamento al 130 per cento. In Ungheria il tasso è del 111,5 per cento. Il rapporto del Consiglio d’Europa segnala poi che il 27,6 per cento dei detenuti, quasi uno su tre, si trova in carcere pur essendo ancora in attesa di giudizio (in Ungheria è il 24,5 per cento). Ma il dato più significativo, e anche drammatico, riguarda i suicidi. Il rapporto infatti ci ricorda che nel 2022 in Italia si sono suicidati 84 detenuti, per un tasso di 15 suicidi ogni 10 mila detenuti, contro il 3,5 in Ungheria. Tradotto: in Italia i detenuti si uccidono quattro volte di più che in Ungheria. 

 

Ovviamente su altri fronti il rapporto del Consiglio d’Europa segnala criticità maggiori in Ungheria rispetto all’Italia, ad esempio sul tasso di incarcerazione rispetto alla popolazione complessiva. I dati che abbiamo citato, però, non lasciano spazio a dubbi e confermano tutta l’arretratezza del sistema penitenziario italiano.

 

Una situazione che sta purtroppo producendo effetti soprattutto sul numero di suicidi in carcere, che sta raggiungendo cifre senza precedenti. Solo ieri è giunta notizia della morte di tre detenuti. Due di questi avevano tentato il suicidio nei giorni scorsi, uno nel carcere di Livorno, l’altro a Pavia. Un altro detenuto di 20 anni si è ucciso nel carcere di Firenze. Il numero di detenuti che si sono tolti la vita da inizio anno è così arrivato a 52, anche se il peggio sembra dover ancora venire. Luglio e agosto sono infatti i mesi più difficili per i detenuti a causa del forte caldo  e della carenza di volontari.

 

Il governo non sembra pienamente consapevole della gravità dell’emergenza vissuta dal sistema carcerario. Lo conferma il decreto adottato mercoledì, che non prevede alcuna misura capace di produrre effetti immediati per ridurre il sovraffollamento nelle carceri, ma solo interventi che avranno bisogno di diversi mesi per essere attuati. 

 

Sorprende, a dire il vero, anche il silenzio di parte dell’opposizione. Un nome su tutti, il più simbolico: Ilaria Salis. “Se dovessi essere eletta sicuramente mi occuperò di diritti umani dei detenuti in Europa e in Italia”, dichiarò l’attivista antifascista durante la campagna elettorale per le europee. Ora che è stata eletta, Salis, diventata celebre proprio per il disumano trattamento subìto nelle carceri ungheresi e candidata sull’onda di una (inaspettata) scoperta dell’importanza dei diritti dei detenuti da parte del mondo progressista, non dice una  parola. Nulla sui 52 esseri umani che hanno deciso di togliersi la vita nelle carceri italiane, il più delle volte impiccandosi con un lenzuolo o inalando gas dai fornellini.

 

Sono settimane che il dibattito politico è segnato dal tema dell’emergenza carceri e dei suicidi, ma Salis incredibilmente non parla. E chissà se è proprio il suo essere diventata eroina anti Orbán a impedirle di intervenire. Come confermato  dal rapporto del Consiglio d’Europa, la campagna nata attorno a Salis si è basata su una grande ipocrisia di fondo, e cioè che l’Italia potesse dare lezioni a qualcuno (come l’Ungheria) sul trattamento inumano dei detenuti. Non è così, e prendere posizione per condannare la vergognosa situazione delle carceri italiane, che sono persino peggiori di quelle ungheresi, costituirebbe per Salis una clamorosa smentita di tutta la retorica che l’ha portata a Strasburgo. 

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  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]