uniti dal giustizialismo
Pd, M5s, Avs agitano la forca contro Toti, raggiunto da un nuovo arresto con copia e incolla
Schlein, Conte, Fratoianni e Bonelli in piazza a Genova alimentano la gogna mediatica contro il governatore ligure, a cui intanto viene notificata una nuova misura cautelare per finanziamento illecito ai partiti. La giudice riporta frasi già usate nelle precedenti ordinanze
Guai a parlare di giustizia a orologeria. Capita, però, che poche ore prima della manifestazione tenuta giovedì pomeriggio dal “campo largo della forca” (M5s, Pd e Avs) a Genova per chiedere le dimissioni di Toti, e il giorno prima dell’incontro – autorizzato dai giudici – fra quest’ultimo e il leader della Lega Matteo Salvini, la magistratura genovese abbia notificato al governatore una nuova misura di custodia cautelare agli arresti domiciliari, stavolta per l’accusa di finanziamento illecito ai partiti, che si aggiunge a quella già in esecuzione dal 7 maggio per corruzione. Risultato: i leader dell’opposizione (Schlein, Conte, Fratoianni e Bonelli) ringalluzziti come non mai dall’ennesimo schiaffo giudiziario a Toti, e l’incontro fra il governatore ligure e Salvini rimandato a data da destinarsi per l’esigenza di affrontare un nuovo interrogatorio di garanzia, fissato per venerdì.
“Tutti garantisti, ma con ormai due accuse di questa gravità ed entità, è chiaro che l’effetto è la paralisi della regione”, ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein in piazza De Ferrari a Genova. “Toti sta tenendo ai domiciliari anche questa regione e non è accettabile. Mi domando che cosa aspetti Giorgia Meloni a chiedere a Toti di fare un passo indietro per il bene di questa regione, per la dignità di questa istituzione, e mi domando che cosa aspetti a fare un atto dovuto che è la richiesta di sospensione”, ha aggiunto. Parole simili da Fratoianni e Bonelli, mentre il leader del M5s, Giuseppe Conte, si è rivolto direttamente al governatore, con una dichiarazione dalla logica piuttosto incerta: “Presidente Toti, questa manifestazione non ha l’obiettivo di aumentare una gogna mediatica sulla tua persona, ti difenderai in sede processuale e non siamo qui per emettere una sentenza di condanna nei tuoi confronti, ma noi non vogliamo che tu emetta una condanna nei confronti dei liguri che hanno diritto a un governatore che si dedichi interamente alla cura del bene pubblico”.
Per fare ancora più a pugni con la logica, subito dopo il leader grillino emetteva la sua condanna nei confronti di Toti: “Credo che sia abbastanza evidente qual è il modello di governo regionale che vien fuori dalle carte che abbiamo letto: non sono fantasie, è un modello marcio. Non si può pensare di governare una regione incontrando amici e imprenditori sullo yacht o luoghi inappropriati e commistionando interessi privati con quelli pubblici. Quello si chiama mercimonio, al di là poi della dei risultati dell’inchiesta”. E menomale che non si voleva fare gogna mediatica. Le parole di Conte rivelano tutto lo spirito forcaiolo che ha animato la manifestazione genovese contro Toti.
Sul piano giudiziario, colpisce la tempistica della nuova misura cautelare ai danni di Toti. L’ordinanza è stata firmata dalla stessa giudice delle indagini preliminari, Paola Faggioni, che autorizzò la prima e in seguito ne rigettò la revoca, un po’ come ai tempi di Mani pulite. L’accusa, come se non bastasse, si basa su una vicenda già contenuta nella prima ordinanza, che è costata a Toti, al suo ex capo di gabinetto Matteo Cozzani e all’ex dirigente di Esselunga Francesco Moncada una contestazione di corruzione.
Si tratta dei 50 mila euro versati da Esselunga per spot pubblicitari della catena di supermercati sulla tv genovese Primocanale, durante le elezioni comunali del 2022. Secondo i pm, buona parte di quella cifra sarebbe stata utilizzata per pagare spot elettorali in favore del comitato Toti che sosteneva Marco Bucci (non indagato), poi eletto sindaco di Genova. In cambio, il governatore si sarebbe impegnato “a sbloccare due pratiche di Esselunga” in regione relative all’apertura di due punti vendita a Sestri Ponente e Savona.
Gli arresti domiciliari sono stati motivati dalla gip Faggioni con il pericolo che Toti possa inquinare le prove, mettendosi in contatto con altri indagati, e che possa reiterare il reato, “in particolare che possa reiterare analoghe condotte di finanziamenti illeciti in favore del proprio partito e movimento politico”. Il pericolo di reiterazione del reato, scrive la gip, “si configura vieppiù concreto ove si consideri che il predetto continua tuttora a rivestire le medesime funzioni e le cariche pubblicistiche, con conseguente possibilità che le stesse vengano nuovamente messe al servizio di interessi privati in cambio di finanziamenti”. La stessa identica frase utilizzata dalla gip nell’ordinanza con cui rigettò la richiesta di revoca dei primi arresti domiciliari. Ormai si va con i copia e incolla. E pazienza se di mezzo c’è la libertà di un cittadino, prima ancora che governatore.