Rosanna Natoli (foto dal sito del Csm)

A Palazzo Bachelet

Il caso Natoli al Csm è l'ennesimo fallimento di Fdi nella scelta di una classe dirigente

Ermes Antonucci

Altro che scandalo: la vicenda che ha coinvolto la consigliera laica, vicinissima a La Russa, conferma l’incapacità di Fratelli d’Italia di scegliere figure professionali adatte a ricoprire incarichi istituzionali importanti. L'ira di Mattarella per le mancate dimissioni

Si terrà lunedì l’incontro tra il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, per discutere del caso che ha coinvolto la consigliera laica Rosanna Natoli. Lo riferiscono al Foglio fonti di Palazzo Bachelet. Mattarella, che del Csm è capo e al momento si trova in Brasile per una lunga visita ufficiale che si concluderà oggi, avrebbe accolto con molta irritazione lo “scandalo” e sarebbe intenzionato a chiedere a Natoli – che ha già abbandonato la sezione disciplinare del Consiglio – di fare un passo indietro definitivo: dimettersi dall’incarico di consigliera. Le dimissioni costringerebbero il Parlamento a riunirsi in seduta comune per nominare un nuovo membro laico del Csm. 

 

Natoli, eletta al Csm su indicazione di Fratelli d’Italia e vicinissima al presidente del Senato Ignazio La Russa (con cui condivide la città natale, Paternò), si è resa protagonista di un grave episodio: il 3 novembre 2023 Natoli ha infatti incontrato nel suo studio legale a Paternò una giudice, Maria Fascetto Sivillo, a processo davanti alla sezione disciplinare del Csm, elargendole consigli su come affrontare il procedimento disciplinare e contravvenendo anche al segreto della camera di consiglio. Il colloquio privato, però, è stato registrato a sua insaputa e consegnato proprio alla commissione disciplinare. Il caso è scoppiato martedì, quando il legale di Fascetto, l’avvocato Carlo Taormina, ha consegnato la pennetta Usb con l’audio del colloquio e le 130 pagine della trascrizione nelle mani del presidente della sezione disciplinare, Fabio Pinelli. Un paio d’ore dopo, la consigliera Natoli si è dimessa dalla sezione disciplinare, mentre il Comitato di presidenza del Csm ha deciso di trasmettere gli atti alla procura di Roma. 

 

Per quale motivo Natoli abbia voluto tenere l’incontro con Fascetto non è dato sapere, ma  il comportamento della consigliera laica appare incompatibile con la sua presenza non solo alla sezione disciplinare, ma anche al Csm stesso. 

 

Alcune testate, in maniera piuttosto superficiale, hanno riportato la vicenda rievocando lo “scandalo Palamara” e i tempi più bui vissuti dal Csm. Questo anche perché il trambusto avvenuto a Palazzo Bachelet martedì ha spinto Natoli a non partecipare al plenum del Csm del giorno successivo, durante il quale è stato votato il nuovo procuratore di Catania. A prevalere è stato Francesco Curcio, attuale procuratore di Potenza, gradito alla componente togata e laica di centrosinistra, con un solo voto in più (13 contro 12) rispetto allo sfidante Francesco Giuseppe Puleio, procuratore aggiunto a Catania e più gradito al centrodestra. Ecco servita la teoria del complotto: il caso Natoli è stato fatto esplodere proprio per impedire alla consigliere laica di FdI di votare sul procuratore di Catania. La teoria, però, non sta in piedi: il voto sarebbe dovuto avvenire la settimana precedente, e solo un problema di natura privata di un componente laico ha indotto il plenum a rinviare la pratica al mercoledì successivo. Vedendo come è andata la votazione, poi, si comprende che la nomina di Curcio è dovuta proprio a una spaccatura avvenuta all’interno della corrente moderata di Magistratura indipendente. 

 

Insomma, altro che nuovo scandalo Palamara. Il caso Natoli conferma piuttosto, ancora una volta, l’incapacità di Fratelli d’Italia di scegliere figure professionali adatte a ricoprire incarichi istituzionali importanti (classe dirigente cercasi). Il curriculum di Natoli, d’altronde, parla da sé: semi-sconosciuta avvocata penalista, Natoli è stata assessora e consigliera comunale a Paternò, poi componente dell’assemblea nazionale di FdI e per due anni coordinatrice del circolo “Nino La Russa”, intitolato al padre di Ignazio. Nel 2022 ha tentato l’elezione alla Camera, senza riuscirci, ma poi per sua fortuna, soprattutto grazie alla vicinanza con La Russa, è stata spedita da FdI direttamente al Csm. In altre parole, ha prevalso la logica del clan.  

 

Sarebbe stato proprio La Russa, a quanto risulta al Foglio, a rassicurare Natoli dopo il fattaccio emerso in commissione disciplinare e a convincerla a non dare le dimissioni da consigliera. Non a caso, ieri Natoli con un comunicato stampa si è detta “consapevole di avere imperdonabilmente sbagliato nell’incontrare la magistrata di Catania sottoposta al giudizio della Commissione”, ma ha sottolineato di aver “accettato di incontrarla quando avevo già compiuto il mio lavoro di relatrice e avere determinato la decisione del tutto opposta alle speranze della interessata”. 

 

Insomma, Natoli non sembra intenzionata a dimettersi. Il fatto che per convincerla a lasciare occorra il richiamo del capo dello stato rende la vicenda ancora più disonorevole. 
 

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]