A Palazzo Bachelet
Il fastidio di Mattarella per il caso Natoli al Csm
Il capo dello stato gradirebbe le dimissioni della consigliera laica di FdI, beccata in un incontro privato a dare consigli a una giudice sottoposta a processo disciplinare. Le tensioni e i possibili scenari
Il comportamento tenuto dalla consigliera laica Rosanna Natoli è incompatibile con la sua permanenza al Csm, per questo sarebbe auspicabile che si dimettesse. Lo avrebbe ribadito Sergio Mattarella ieri in un colloquio con Fabio Pinelli, vicepresidente del Csm (di cui Mattarella è capo), dopo il caso che ha coinvolto la laica indicata da Fratelli d’Italia, beccata in un incontro privato a dare consigli a una giudice sottoposta a processo disciplinare e a svelarle il segreto della camera di consiglio. Le dimissioni avrebbero profondi risvolti politici e istituzionali.
Secondo quanto riferito al Foglio da diversi componenti del Csm, Natoli non avrebbe intenzione di abbandonare Palazzo Bachelet, soprattutto dopo il sostegno ricevuto dall’artefice della sua elezione: il suo compaesano (di Paternò) e presidente del Senato, Ignazio La Russa. Di fronte alla presa di posizione formale da parte addirittura del capo dello stato, tuttavia, la consigliera potrebbe decidere nelle prossime ore di smontare le barricate e dimettersi. Anche per evitare di dare vita a un contrasto fra le due più alte cariche dello stato.
Le dimissioni di Natoli avrebbero conseguenze importanti. In primo luogo sul funzionamento del Consiglio superiore della magistratura, che si ritroverebbe a svolgere le sue attività con un componente laico in meno. Il regolamento consente all’organo di funzionare anche con un posto vacante, ma questa situazione determinerebbe effetti rilevanti sugli equilibri “politici” interni al Csm.
L’area di “centrodestra”, teoricamente composta dai togati di Magistratura indipendente e i sette laici indicati dalla maggioranza di governo, si ritroverebbe con un consigliere in meno, in un contesto in cui anche un solo voto appare spesso determinante per decidere alcune pratiche importanti. Basti pensare a quanto avvenuto proprio la scorsa settimana attorno alla nomina del nuovo capo della procura di Catania (peraltro, casualmente, proprio l’ufficio a cui molto presto potrebbero essere trasferiti, per competenza territoriale, gli atti relativi al caso Natoli, ora in mano alla procura di Roma dopo la trasmissione da parte del comitato di presidenza del Csm). Il nuovo procuratore, Francesco Curcio, gradito alla componente togata e laica di centrosinistra, è stato nominato con un solo voto in più (13 contro 12) rispetto allo sfidante Francesco Giuseppe Puleio. Insomma, ogni voto conta. Come se non bastasse, il Csm potrebbe ritrovarsi a dover svolgere le sue attività con un posto vacante per un periodo di tempo non indifferente.
Le dimissioni di Natoli, infatti, avrebbero effetti dirompenti anche sul piano politico. Per sostituirla, il Parlamento dovrebbe riunirsi in seduta comune e nominare un nuovo componente laico con una maggioranza di tre quinti. Un quorum molto elevato, che rende indispensabile alla maggioranza trovare un accordo con le opposizioni. Che però, a differenza di quando nel gennaio 2023 vennero eletti i laici che attualmente siedono al Csm, stavolta non avrebbero alcun accordo di spartizione da rispettare (“io voto il tuo, mentre tu voti il mio”). In altre parole, risulterebbe impossibile per la maggioranza riuscire a far eleggere un laico dal profilo simile a Natoli: un’avvocata di provincia, con una modesta carriera politica alle spalle da consigliera comunale di Paternò e un tentativo, fallito, di sbarcare alla Camera (ma con la fortuna di avere un rapporto di forte vicinanza con La Russa, che la spinse al Csm).
Con un quorum di tre quinti dei voti non basterebbe essere la “protetta” di La Russa per essere eletta al Csm. Al contrario, sarebbe necessario per il centrodestra proporre un nome autorevole, dalla professionalità riconosciuta, ben sapendo che molto spesso l’autorevolezza va di pari passo con l’autonomia di giudizio. Il sostituto di Natoli, insomma, potrebbe rivelarsi un “lupo solitario”, anziché un consigliere propenso a ragionare in uno spirito di gruppo. Col risultato di rendere il blocco di centrodestra al Csm meno solido.
Nel frattempo, il Csm potrebbe ritrovarsi inondato da istanze di revisione o di appello di giudizi disciplinari che hanno avuto come relatrice proprio Natoli. Ovviamente la relatrice non fa che mettere per iscritto la volontà della sezione disciplinare, ma diversi magistrati puniti potrebbero aggrapparsi al poco decoroso episodio di cui Natoli si è resa protagonista per chiedere una revisione della decisione. Un altro guaio inedito per il Csm.