L'eterna "emergenza" carceri. I numeri dei primi sei mesi del 2024

Enrico Cicchetti

Affollamento dei penitenziari (persino negli istituti minorili), scarsità di personale e condizioni fatiscenti. E poi c'è la vera emergenza: quella dei suicidi. L'ultimo report dell'associazione Antigone

Non ha ormai davvero più senso definire quella delle carceri italiane come un'emergenza. Perché tale dovrebbe essere qualcosa che emerge, appunto, dell'orizzonte piatto della normalità, una circostanza imprevista. Ma non sono una novità né l'affollamento dei penitenziari (ora persino nei minorili), né la scarsità di personale e neppure le condizioni fatiscenti di molti edifici, rese ancora peggiori dal caldo insopportabile che in estate attanaglia gli istituti da nord a sud della penisola. In questi primi sei mesi del 2024 sono aumentati in maniera estremamente preoccupante anche i suicidi (58 dall’inizio dell’anno, nove solo a luglio) e le proteste che avvengono ormai quasi quotidianamente, mentre manca il 16 per cento delle unità di polizia penitenziaria previste in pianta organica. Lo abbiamo raccontato più volte su queste colonne e ora lo mette nero su bianco l'associazione Antigone, che si occupa dei diritti dei detenuti.

  

Già 58 suicidi in carcere

Quella che invece si può ancora chiamare emergenza - perché con queste cifre è una situazione nuova e drammatica, che richiederebbe l’adozione di interventi eccezionali - è la questione dei suicidi in carcere. Se il ritmo dovesse continuare di questo passo, a fine anno rischieremo di superare il tragico record del 2022 che, con 85 casi, è passato alla storia come l’anno con più suicidi di sempre.

Dei 58 suicidi avvenuti in carcere dall’inizio dell’anno, due erano donne, 25 gli stranieri, i più giovani erano due ragazzi di appena 20 anni, deceduti nel carcere di Novara e Pavia, il più anziano era un uomo di 81 anni, deceduto a Potenza. Gli Istituti dove sono avvenuti il maggior numero di suicidi da inizio anno sono le Case Circondariali di Napoli Poggioreale, Pavia, Teramo e Verona. Allarmante è il dato relativo alla durata della permanenza in carcere: 27 persone si sono tolte la vita nei primi sei mesi di detenzione. Di queste, 8 erano in carcere solo da una manciata di giorni. Oltre a chi era da poco in carcere, diversi sono stati i suicidi di persone che si trovavano invece in procinto di lasciarlo. Se ne contano almeno 11 con una pena residua breve o prossime a richiedere una misura alternativa. Ad alcune di loro mancavano solo pochi mesi per rientrare in società. Il 9 luglio un signore di 67 anni detenuto nel carcere di Augusta è morto dopo sei mesi di sciopero della fame. 

Negli ultimi dodici mesi di visite l’Osservatorio di Antigone ha registrato una media di 17,4 atti autolesivi ogni 100 detenuti; 2,3 tentati suicidi, 4 aggressioni al personale penitenziario, 5,6 aggressioni ai detenuti e 15,2 provvedimenti di isolamento disciplinare.

  
L'affollamento delle carceri italiane  

Al 30 giugno, scrive la Onlus nel suo ultimo report, presentato oggi, erano presenti nelle nostre carceri 61.480 detenuti in 51.234 posti detentivi regolamentari. Le donne erano 2.682, il 4,4 per cento dei presenti, mentre gli stranieri erano 19.213, il 31,3 per cento. Il tasso di affollamento ufficiale medio del 120 per cento. Come sappiamo però la capienza regolamentare, su cui è calcolato il tasso di affollamento ufficiale, non tiene conto dei posti non disponibili, che al 17 giugno 2024 erano in totale 4.123 e di conseguenza il tasso di affollamento reale del nostro sistema penitenziario è ormai del 130,6 per cento. Se si guarda ai posti effettivamente disponibili sono ormai 56 gli istituti in cui il tasso di affollamento è superiore al 150 per cento e ben 8 quelli in cui è superiore al 190 per cento. Si tratta di Milano San Vittore maschile (227,3), Brescia Canton Monbello (207,1), Foggia (199,7), Taranto (194,4), Potenza (192,3), Busto Arsizio (192,1), Como (191,6) e Milano San Vittore femminile (190,7). Sono ormai solo 38 gli istituti non sovraffollati. Dalle 88 visite svolte dall’Osservatorio di Antigone negli ultimi 12 mesi risulta che nel 27,3% degli istituti visitati c’erano celle in cui non erano garantiti 3mq a testa di spazio calpestabile.

Negli ultimi 12 mesi infatti le presenze sono cresciute di 3.955 unità, un +6,9 per cento che ha riguardato in misura sostanzialmente uguale anche le donne (+6,8%) e gli stranieri (+6,8 per cento). Una crescita che fino a maggio è stata in media superiore alle 300 unità al mese. Per la prima volta da mesi, a giugno si registra un calo delle presenze rispetto al mese scorso, -67, ma non c'è da sperare purtroppo che questo sia indicativo di un'inversione di tendenza, si tratta probabilmente dei permessi premio concessi in maggior numero nel periodo estivo.

Per la prima volta da anni gli Ipm sono sovraffollati. Sono stati 586 gli ingressi nei 17 Istituti Penali per Minorenni d’Italia nei primi mesi del 2024 (fino al 15 giugno). Nel corso del 2023 erano stati 1.142, il numero più alto degli ultimi anni. A metà giugno 2024 erano 555 - per 514 posti ufficiali - i giovani ristretti (di cui 25 ragazze), e le presenze sarebbero ancora maggiori se non fosse per la pratica, resa più facile dal Decreto Caivano, di trasferire nelle carceri per adulti chi ha compiuto la maggiore età pur avendo commesso il reato da minorenne, interrompendo così la relazione educativa. Il 64,1 per cento dei presenti non aveva una sentenza definitiva.

 

Le pessime condizioni di molti istituti

Se il caldo esasperato che peggiora di anno in anno è di difficile sopportazione per chiunque, si pensi a coloro che si trovano in una struttura fatta quasi integralmente di cemento, stipati in celle sovraffollate, senza aria condizionata e a volte con schermature alle finestre. La notte a volte i blindi vengono chiusi, rendendo rovente l’ambiente della cella. Oltre che per l’aumento delle temperature, l’estate è da sempre uno dei momenti più critici e delicati per le persone detenute, perché rallentano le attività, e con esse spesso anche le procedure burocratiche, i volontari entrano meno di frequente e via discorrendo. Dalle visite effettuate dagli Osservatori di Antigone negli ultimi mesi emerge un quadro desolante rispetto alle condizioni di detenzione di alcuni istituti, le quali peggiorano in maniera esponenziale a causa del caldo afoso.

 

Nel carcere di Avellino, al momento della visita, l’acqua corrente non era disponibile dalle 22 alle 6 del mattino. Le celle presentavano infiltrazioni e muffa, oltre a non essere dotate di doccia. Presso la sezione femminile, le finestre erano corredate da schermature in plexiglass, impedendo così il passaggio d’aria (anche in giornate come quella in cui si è svolta la visita in cui il termometro segnava 41 gradi).

Condizioni simili sono quelle osservate presso la Casa di Reclusione di Asti, in cui l'area verde esterna per i colloqui all'aperto sebbene sia stata completata, continua a rimanere inutilizzata a causa della mancanza di misure di sicurezza per i bambini, obbligando l'uso esclusivo delle sale colloqui interne che, durante l'estate, raggiungono i 40 gradi, in quanto sprovviste di condizionatori.

Nella settima sezione dell’istituto di Regina Coeli le celle sono piccolissime e ospitano 2 o 3 persone su un unico letto a castello; il wc e il lavandino si trovano in una piccola stanza adiacente senza intimità. Le finestre sono più piccole che in altre sezioni e dotate di celosie, il che non consente all'aria di circolare e riduce l'ingresso della luce naturale. In questi spazi così ristretti, le persone trascorrono circa 23 ore al giorno. In alcune sezioni dell’istituto, inoltre, manca l’acqua.

Anche la prima sezione della Casa Circondariale di Rimini è caratterizzata da celle di anguste dimensioni, con le finestre schermate, il pavimento e i muri scrostati, senza areazione all’interno del bagno. Le docce sono comuni e si presentano in pessime condizioni, causate in particolare da seri problemi di muffa.

Al momento della visita dell’Osservatorio la Casa di Reclusione di Carinola era priva di allaccio alla rete idrica, dovendo usufruire di pozzi artesiani e di un sistema ad hoc di depurazione dell’acqua; inoltre in quasi tutti i reparti vi sono celle senza doccia e con bagno a vista.

A Busto Arsizio, invece, per ovviare alla scarsità di luce naturale delle sezioni detentive sono state installate in tutte le celle plafoniere a led con il ventilatore integrato.

La presenza di scarafaggi e di cimici da letto è stata rilevata rispettivamente presso le Case Circondariali di Bologna e di Pavia. In particolare, presso la sezione di isolamento e l’area psichiatrica di quest’ultimo istituto, gli Osservatori di Antigone hanno constatato condizioni igienico-sanitarie inaccettabili, aggravate dal caldo e dal sovraffollamento. Nel padiglione dei detenuti comuni, a causa dell’aumento delle presenze, durante la notte viene aperta la terza branda e poi richiusa la mattina, al fine di avere un minimo di spazio vitale all’interno della cella durante la giornata.

  • Enrico Cicchetti
  • Nato nelle terre di Virgilio in un afoso settembre del 1987, cerca refrigerio in quelle di Enea. Al Foglio dal 2016. Su Twitter è @e_cicchetti