l'intervento
Perché le parole di Delmastro hanno bisogno di un'immediata e severa smentita di Nordio
Con le sue dichiarazioni, il Sottosegretario alla Giustizia ha immesso nell’azione del governo una visione di programmatica ostilità nei confronti dei detenuti, contraria e incompatibile con ogni ipotizzata “umanizzazione”. Ma Delmastro esercita una delega conferita dal ministro, l'unico a cui spetta decidere l'indirizzo politico-amministrativo
Nello stesso giorno di Ferragosto, nel quale si sarebbe consumato nel carcere di Parma l’ennesimo suicidio (il terzo in quell’istituto ed il 67esimo nel Paese), il Sottosegretario alla Giustizia Delmastro, in visita alle carceri pugliesi spiegava in maniera piuttosto chiara quale fosse il suo rapporto ideologico con l’istituzione carceraria. Pensando di provocare con parole sprezzanti coloro che nel Paese hanno cura delle condizioni del popolo dei carcerati, non si rendeva conto del fatto, altrettanto grave, che con le sue affermazioni offendeva innanzitutto quello stesso personale di Polizia penitenziaria, il cui ruolo e la cui funzione avrebbe dovuto istituzionalmente salvaguardare.
Sono infatti gli agenti e gli ufficiali di Polizia penitenziaria che a quella “Mecca dei detenuti” si recano quotidianamente con spirito di servizio. La “Mecca dei detenuti” – come la chiama Delmastro – quei servitori dello Stato la frequentano tutti i giorni e conoscono e condividono da “detenenti” le condizioni disperate e disperanti dei “detenuti”, conoscono gli effetti del sovraffollamento, il caldo, il degrado, le carenze igieniche e sanitarie, i pidocchi, gli scarafaggi, le mancate risposte di giustizia, le promesse mancate della politica. E’ anche grazie a loro che i suicidi non sono stati fino ad oggi quanti sono i tentativi registrati in quest’ultimo anno.
Già questo sarebbe un motivo di "biasimo" da parte del Ministro nei confronti del suo Sottosegretario, l’avere ignorato il senso complessivo del lavoro della Polizia penitenziaria, l’averne irresponsabilmente strumentalizzato la funzione, ponendola al di fuori e contro la popolazione carceraria. Riducendone il ruolo ad una finalità antagonista di “carcerieri”, securitaria e repressiva ed ignorandone totalmente la concreta funzione trattamentale, di intermediazione e di gestione di un destino comune che dovrebbe essere caro alle istituzioni.
Ora, se anche si volesse dimenticare questo non trascurabile profilo, occorrerebbe approfondire l’aspetto più esplicitamente politico di quelle dichiarazioni. Occorre cioè ricordare come il Sottosegretario di Stato Delmastro ha delega alla intera “amministrazione penitenziaria” e non solo alla Polizia penitenziaria. Gli spetta pertanto di gestire la realtà complessiva dell’universo carcerario. Scegliere una via provocatoria nella gestione di una materia così delicata, farlo in un giorno carico di valore simbolico, quale è - per chi si occupi di cose di carcere - il giorno di ferragosto, investendo in tal modo l’intero indirizzo politico del Governo, in un momento di profonda crisi di quell’intero settore, appare del tutto irresponsabile. Il Sottosegretario di Stato è appunto un servitore dello Stato, non un uomo di partito che possa spendere simili esternazioni al di fuori dei limiti connaturati alla sua funzione.
Occorre ricordare, in proposito, come spettano comunque al Ministro, autore di quella Delega, le “funzioni di “indirizzo politico-amministrativo”, anche con riferimento alle attività delegate. Assumere una simile iniziativa significa a ben vedere immettere nell’azione del Governo una visione di programmatica ostilità nei confronti della popolazione dei detenuti, contraria e incompatibile con ogni ipotizzata “umanizzazione”. Si tratta di compiere una scelta politica di rottura assai grave. Quando l’onorevole Delmastro accorse a smentire Nordio sul possibile ridimensionamento dell’uso delle intercettazioni affermò che un conto sarebbero state le parole pronunciate da Nordio come “giurista”, mentre fatalmente c’era una “attenzione diversa” avendole invece dette da Ministro in conferenza stampa.
Ecco le parole dette dal Sottosegretario hanno oggi proprio quella “attenzione diversa”. Sono parole che tradiscono la funzione ed hanno bisogno, questa volta in senso contrario, di una immediata e severa smentita da parte del Ministro. E per smentire un Sottosegretario c’è un'unica via.
Francesco Petrelli
Presidente Unione Camere Penali Italiane