fuga da via arenula
Dietro la confusione di Nordio sulle carceri un ministero in subbuglio
Dopo il capo di gabinetto, Alberto Rizzo, e la direttrice dell’ispettorato, Maria Rosaria Covelli, lascia il ministero anche Raffaella Calandra, capo ufficio stampa del ministro. All’addio avrebbe contribuito l’ormai solito, costante attivismo di Giusi Bartolozzi, nuova capa di gabinetto
Dietro la confusione del Guardasigilli Nordio sulle carceri, palesatasi con il suo auspicio di incontrare il presidente Mattarella per parlare di soluzioni al sovraffollamento, proprio mentre in Parlamento si votava il suo decreto carceri, si cela anche una fase di turbamento che sta interessando il ministero della Giustizia. La squadra ministeriale, infatti, continua a perdere pezzi. Dopo il capo di gabinetto, Alberto Rizzo, dimessosi a febbraio, e la direttrice dell’ispettorato, Maria Rosaria Covelli, andata via a maggio, stavolta è il turno di Raffaella Calandra, che ha deciso di lasciare il suo incarico di capo ufficio stampa del ministro, per tornare al Sole 24 Ore. Fonti di Via Arenula riferiscono che all’addio avrebbe contribuito l’ormai solito, costante attivismo di Giusi Bartolozzi, nuova capa di gabinetto.
Calandra era stata scelta nell’agosto 2021 dalla predecessora di Nordio, Marta Cartabia, e poi confermata dall’attuale ministro. Anche lei alla fine è stata vittima delle mira di Bartolozzi, la “zarina di Via Arenula”. Da tempo Bartolozzi ha accentrato nelle sue mani tutte le decisioni più importanti che competono al ministero, spingendosi perfino a improvvisarsi come addetta stampa, abbozzando i comunicati da veicolare agli organi di informazione. Posta sempre di più ai margini del ministero, tanto da essere a volte persino tenuta all’oscuro dell’attività di Nordio, Calandra ha deciso di lasciare il disturbo. Sarà sostituita da un nuovo responsabile della comunicazione.
Resta invece al suo posto Daniele Piccinin, il portavoce senza voce: nel febbraio 2023 è stato nominato portavoce del ministero della Giustizia, ma da allora non ha mai rilasciato dichiarazioni alla stampa o informato i giornalisti sull’attività di Nordio (il suo ambito di competenza, specificano da Via Arenula, è il ministero, non il ministro). Mistero, e imbarazzo.
Lo scorso febbraio si era invece dimesso l’allora capo di gabinetto di Nordio, il fidato Alberto Rizzo, chiamato al ministero da Nordio nell’ottobre del 2022 alla luce degli ottimi risultati ottenuti da presidente del tribunale di Vicenza. Dopo un anno però Rizzo già voleva scappare via, proprio a causa delle iniziative della sua vice Bartolozzi, dalla quale veniva bypassato in maniera sistematica nell’adozione delle decisioni più importanti, con buona pace della gerarchia interna. Dopo neanche un anno, così, Rizzo aveva fatto domanda al Csm per rientrare in magistratura con un incarico direttivo a Firenze, Modena o Brescia.
Alla fine la situazione con Bartolozzi è diventata così invivibile da spingere Rizzo a dimettersi lo scorso gennaio, senza ottenere alcun incarico direttivo, ma semplicemente rientrando in ruolo proprio a Vicenza, come semplice giudice. Tutto pur di fuggire dalle tensioni del ministero della Giustizia.
Poco dopo, lo scorso maggio, è stata la volta di Maria Rosaria Covelli, capa dell’ispettorato generale, ruolo nevralgico del ministero guidato da Nordio, nominata dal Csm come presidente della corte d’appello di Napoli. Ha tentato invece di andare via, senza successo, Luigi Birritteri, capo del dipartimento per gli Affari di giustizia, anche lui, raccontano, stanco di essere sistematicamente scavalcato da Bartolozzi. Dopo un anno dalla nomina si è candidato all’incarico di segretario generale del Csm, risultando però sconfitto nella corsa. Oltre alle carceri, Nordio dovrebbe dare un’occhiata anche al suo ministero.
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