il caso

La giusta indagine sui “dossieraggi” e gli atti irrituali di Cantone

Ermes Antonucci

Il procuratore di Perugia attacca in una nota il giudice che ha negato gli arresti nell'indagine sugli accessi abusivi alle banche dati e manda le carte alla commissione Antimafia. Atti inusuali su un'inchiesta ancora in corso

Nuovi colpi di scena riportano alla ribalta il cosiddetto “scandalo dossieraggio”, esploso un anno fa e incentrato sulle migliaia di accessi abusivi effettuati dal finanziere Pasquale Striano alle banche dati a disposizione della Direzione nazionale antimafia (Dna). Dopo il respingimento da parte del gip della richiesta di arresto per Striano e l’ex pm antimafia Antonio Laudati, il procuratore di Perugia Raffaele Cantone ha diffuso ieri un comunicato stampa per fornire precisazioni sull’indagine. Il comunicato, in verità, ha più le forme di una critica pubblica alle censure avanzate dal gip. Un atto inusuale, tanto quanto la lunga audizione che lo scorso marzo Cantone tenne alla commissione Antimafia del Parlamento per illustrare i contenuti dell’indagine ancora in corso. 

 

Nella nota Cantone fa sapere che le indagini sui presunti dossieraggi ai danni di vip e politici “non sono affatto concluse”, anche perché dagli accertamenti effettuati “sono emersi ulteriori episodi di possibili accessi abusivi” alle banche dati. Ma nel comunicato il procuratore di Perugia ribadisce come siano emersi anche “gravi fatti di inquinamento probatorio in grado di danneggiare” le prove finora acquisite. Si tratta delle accuse mosse nei confronti di Striano e Laudati per chiedere il loro arresto, poi negato dal gip. Nella nota, Cantone riporta che il gip “ha ritenuto non configurabili le prospettate esigenze cautelari”, ma allo stesso tempo attacca pubblicamente alcune affermazioni del giudice delle indagini preliminari, come quella secondo la quale “gli indagati avrebbero avuto in tutto o in parte accesso agli atti processuali”.

 

“Al contrario, ad oggi, nessuna discovery degli atti vi era mai stata e non erano stati nemmeno contestati gli esiti delle indagini agli indagati”, replica Cantone. Viene da chiedersi se lo scopo del comunicato stampa da parte di un procuratore della Repubblica sia criticare un provvedimento sfavorevole adottato da un giudice,  peraltro impugnato in sede di Riesame. 

 

Non è tutto. Nel comunicato, infatti, Cantone annuncia che gli atti relativi all’indagine saranno trasmessi alla commissione Antimafia “nei prossimi giorni”, essendo venuto meno il segreto dopo che gli atti sono stati trasmessi al gip con la richiesta cautelare. Anche in questo caso, viene da chiedersi se sia normale che la commissione Antimafia si trasformi in una sorta di tribunale parallelo, dove celebrare processi mediatico-politici sulla base di indagini neppure ancora concluse, con buona pace del rispetto del principio di presunzione di innocenza. 

 

Perplessità su questo modus operandi, d’altronde, erano già state espresse dal procuratore generale di Perugia, Sergio Sottani, dopo la lunga audizione in commissione Antimafia da parte di Cantone a marzo. In una nota, Sottani aveva definito “inusuale” la richiesta di Cantone di essere audito all’Antimafia. Il pg aveva avanzato, indirettamente, alcuni dubbi sull’opportunità di rivelare in audizione all’Antimafia i contenuti dell’indagine in corso, ricordando l’importanza del “corretto bilanciamento tra il doveroso diritto dell’opinione pubblica ad essere informata nella fase delle indagini e il rispetto della presunzione di innocenza”. 

 

“La richiesta di arresti domiciliari e l’appello interposto dalla procura, così come l’iniziativa di diffondere una nota, ci hanno sorpreso per l’irritualità di tutto ciò”, ha dichiarato ieri il professore Andrea Castaldo, legale di Laudati, aggiungendo di essere “estremamente fiduciosi che il tribunale del Riesame, all’udienza del 24 settembre, fornirà una conferma della estraneità e pericolo di inquinamento probatorio che riteniamo non sussistere”.

 

Curiosamente, comunque, ciò che avrebbe dovuto in teoria rappresentare un punto a sfavore della procura perugina (il rigetto della richiesta di arresto per i due principali indagati) è diventato il pretesto per diversi organi di informazione per rilanciare il “caso dossieraggio”, presentandolo come il più grave scandalo giudiziario della storia repubblicana. Nessuno nega la gravità della vicenda (gli accertamenti avrebbero verificato decine di migliaia di accessi abusivi alle banche dati segrete della procura nazionale antimafia), ma al momento non è emerso alcun elemento sull’esistenza di una vera  “centrale di dossieraggio” (lo stesso Cantone all’Antimafia negò l’esistenza di archivi, finalità economiche o il coinvolgimento di servizi segreti esteri). 

 

Insomma, il caso degli accessi abusivi è ancora tutto da chiarire. Sarebbe auspicabile che ciò avvenisse nella sede opportuna, quella giudiziaria. 
 

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  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]