Rosanna Natoli (foto Ansa)

l'altra consigliera

Il caso Natoli al Csm imbarazza il governo. Mercoledì il plenum decisivo (presieduto da Mattarella?)

Ermes Antonucci

La consigliera del Csm indicata da FdI, indagata per rivelazione di segreto, non si dimette e denuncia un complotto. "Non ci fu nessun ricatto", dice al Foglio un laico di centrodestra. Mercoledì il Csm voterà la sua sospensione, forse alla presenza del capo dello Stato

C’è un’altra consigliera che sta mettendo in imbarazzo la maggioranza. Stavolta però non si tratta di una consigliera a titolo gratuito (come nel caso Sangiuliano), ma nientedimeno che una consigliera laica del Csm, l’organo di governo autonomo delle toghe: Rosanna Natoli. Indagata per aver incontrato nel suo studio una magistrata incolpata davanti alla sezione disciplinare del Csm e per averle rivelato il segreto della camera di consiglio, Natoli (indicata da FdI) non vuole dimettersi. Anzi, è passata al contrattacco con un’iniziativa bizzarra.

 

Nella giornata di giovedì Natoli ha presentato al comitato di presidenza del Csm una richiesta di annullamento di tutte le delibere di plenum del 17 luglio 2024, sostenendo che quel giorno le è stato impedito di partecipare alla seduta con azioni che – a suo dire – l’hanno “terrorizzata, forzata e violentata psichicamente da parte dei consiglieri di Area e di Md”. Si tratta del giorno in cui è esploso lo scandalo che l’ha travolta: Natoli è stata registrata durante un suo incontro con la giudice Maria Fascetto Sivillo, a processo davanti alla sezione disciplinare del Csm, di cui Natoli faceva parte. La consigliera laica – vicinissima al presidente del Senato Ignazio La Russa – è stata registrata mentre elargisce suggerimenti a Fascetto su come affrontare il processo disciplinare e contravviene al segreto della camera di consiglio. 

 

Il caso scoppia il 16 luglio, quando il legale di Fascetto, l’avvocato Carlo Taormina, consegna la pennetta Usb con l’audio del colloquio al presidente della sezione disciplinare, Fabio Pinelli. Un paio d’ore dopo, la consigliera Natoli si dimette dalla sezione disciplinare, mentre il Comitato di presidenza del Csm decide di trasmettere gli atti alla procura di Roma, che apre un’indagine nei confronti di Natoli per abuso d’ufficio (reato poi abrogato) e rivelazione di segreto d’ufficio. 

 

Nelle ore successive, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (che del Csm è capo) esprime il suo fastidio in un colloquio con il vicepresidente Fabio Pinelli, ritenendo il comportamento di Natoli incompatibile con la permanenza al Csm e auspicando quindi le sue dimissioni. Da allora le dimissioni, però, non sono mai arrivate, anche perché nel frattempo Natoli ha ottenuto il sostegno dell’artefice della sua elezione a Palazzo Bachelet: Ignazio La Russa. 

 

La vicenda è tornata di attualità in vista del primo plenum dopo la pausa estiva, previsto per mercoledì prossimo. Il comitato di presidenza del Csm sta valutando la possibilità di mettere al voto la sospensione di Natoli (richiesta una maggioranza di due terzi dei componenti). Non solo: si vocifera che il plenum potrebbe essere presieduto personalmente da Mattarella

 

Con l’avvicinarsi dell’appuntamento, Natoli è passata al contrattacco, denunciando le pressioni che avrebbe subìto dai consiglieri togati di area centrosinistra per non partecipare al plenum del 17 luglio: “Qualora fossi entrata in aula consiliare, in apertura e in collegamento con Radio Radicale, avrebbero diffuso, mediante lettura, la trascrizione del contenuto della chiavetta Usb depositata da Fascetto Sivillo e richiesto pubblicamente le mie dimissioni e inviato gli atti in procura”. Natoli sostiene quindi di essere stata costretta ad allontanarsi, suo malgrado, da Palazzo Bachelet e a non partecipare così alla votazione sulla nomina del nuovo procuratore di Catania: a prevalere alla fine è stato Francesco Curcio, gradito proprio alla componente togata e laica di centrosinistra, con un solo voto in più (13 contro 12) rispetto allo sfidante Francesco Puleio. 

 

Natoli lascia dunque immaginare di essere stata vittima di una sorta di ricatto, finalizzato a impedirle di votare sul procuratore di Catania facendo così vincere il candidato della “sinistra”. Il teorema, ripreso con  enfasi da alcuni giornali, in realtà non sta in piedi, non solo perché la votazione sarebbe dovuta avvenire la settimana precedente (solo un problema di natura privata di un componente laico indusse il plenum a rinviare la pratica), ma anche perché il consigliere togato Andrea Mirenda (che ha votato per Puleio) ha fatto sapere che se Natoli avesse partecipato al plenum lui sarebbe uscito per protesta, dunque il risultato finale non sarebbe cambiato. 

 

Non è tutto: anche un consigliere laico di centrodestra smentisce al Foglio la versione fornita da Natoli. “Parlammo con lei della possibile inopportunità di una sua partecipazione al plenum. Alla fine le dicemmo che la decisione spettava a lei. Non c’è stato nessun ricatto”. 

 

Insomma, la linea dura di Natoli non sembra fare breccia neanche tra i laici di centrodestra, che invece sarebbero pronti a votare a favore della sospensione della consigliera, ancor di più se il plenum dovesse essere presieduto dal presidente della Repubblica.
 

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  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]