lo spione solitario
Nessun mandante né complotto. Il “caso dossieraggio” non decolla
Dopo oltre un anno dall’inizio delle indagini sugli accessi abusivi alle banche dati, i punti più importanti della vicenda restano ancora oscuri. Sui mandanti del finanziere Striano i pm brancolano nel buio
Nessun mandante, nessuna regia esterna, nessun coinvolgimento dei servizi segreti, nessun complotto. A dispetto del grande clamore mediatico, gli ultimi “Striano leaks” appaiono piuttosto deludenti. Dopo oltre un anno dall’inizio delle indagini sul cosiddetto “caso dossieraggio”, i punti più importanti della vicenda restano ancora oscuri, come emerge dalla lettura della richiesta di arresto (negata) avanzata dal procuratore di Perugia Raffaele Cantone nei confronti del finanziere Pasquale Striano e del suo ex superiore alla procura nazionale Antimafia Antonio Laudati. Bisognerà vedere se novità emergeranno dai circa tremila atti dell’inchiesta inviati dai pm alla commissione Antimafia, dove intanto Forza Italia chiederà di convocare proprio Striano e Laudati.
Per il momento, tre sono gli elementi certi del caso Striano che emergono dalle carte della procura perugina. Primo: la vasta cerchia di soggetti attenzionati dal finanziere. Da quanto emerge dalle indagini, infatti, “Striano ha operato accessi abusivi relativi a ben 172 soggetti, politici, personaggi del mondo dello spettacolo, ministri, imprenditori calciatori”. I politici sono soprattutto di centrodestra (come i ministri Crosetto, Lollobrigida, Calderone, Pichetto Fratin, Urso e Valditara, i sottosegretari Delmastro e Fazzolari, i parlamentari Foti e Rampelli), anche se nell’elenco sono presenti pure Matteo Renzi, Lorenzo Cesa e Olivia Paladino, compagna di Giuseppe Conte. Ricerche abusive sono poi state effettuate sul presidente di Confindustria Bonomi, Francesco Gaetano Caltagirone, Vittorio Colao, Fedez, l’ex presidente della Juventus Andrea Agnelli, Cristiano Ronaldo, oltre che il presidente della Figc Gabriele Gravina.
Il secondo elemento che emerge con sempre più evidenza dalle indagini riguarda il rapporto stretto instaurato nel corso del tempo da Striano con alcuni giornalisti del Domani, Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine, indagati per accesso abusivo a sistema informatico (in concorso con Striano) e rivelazione di segreto. Secondo le verifiche degli inquirenti, in diversi casi sarebbero stati i giornalisti a sollecitare Striano a effettuare alcune ricerche che sapevano essere abusive, per poi ricevere i risultati di queste ricerche e pubblicare articoli al riguardo. Una relazione che va ben oltre il normale rapporto tra giornalista e fonte. Non solo, accertamenti più recenti avrebbero dimostrato che la memoria predisposta da Striano per giustificare alcuni accessi abusivi sarebbe stata scritta direttamente da due cronisti indagati.
Il terzo elemento certo del caso Striano è l’assenza, per il momento, come sottolineato dalla stessa procura, dell’esistenza di una centrale di “dossieraggio”, cioè di un archivio composto da documenti contenenti informazioni riservate sulle personalità oggetto di ricerche abusive nelle banche dati, al fine di commettere ricatti o altri reati.
Da qui si giunge ai grandi interrogativi che ancora aleggiano sulla vicenda. A oltre un anno di distanza dall’inizio dell’indagine, la procura di Perugia scrive che “sono tutt’ora in corso approfondimenti investigativi volti a comprendere se Striano abbia agito per conto di uno o più soggetti”. Al momento, infatti, nessun elemento concreto in questa direzione è stato raccolto (se si escludono gli input ricevuti dai giornalisti).
Sul caso Crosetto, gli accertamenti hanno “escluso il coinvolgimento degli organismi di intelligence interni”. Dalle carte del procedimento sono emersi contatti tra Striano e un appartenente ai servizi di sicurezza, tuttavia fonti del governo hanno subito precisato che lo 007 indagato non ha incarichi operativi all’interno dell’Aise (l’Agenzia per la sicurezza esterna) e non li ha avuti neanche in passato (del resto, in quel caso non avrebbe avuto bisogno di rivolgersi a Striano per ottenere determinate informazioni). Allo stato, dunque, non emergono elementi a sostegno della tesi del coinvolgimento dei servizi segreti.
Ancora, si è parlato negli ultimi giorni anche di possibili collegamenti di Striano con il Vaticano, in virtù di alcune ricerche effettuate dal finanziere riguardanti il processo al cardinale Angelo Becciu. Anche su questo fronte, però, la procura perugina, oltre a evidenziare la concomitanza fra gli accessi abusivi e la pubblicazione di alcuni articoli, si limita a dire che “sta svolgendo ulteriori approfondimenti” per capire se ci siano rapporti particolari tra Striano e rappresentanti del Vaticano.
Insomma, nonostante il clamore mediatico di alcuni giornali, che alimentano l’idea del “complotto” contro il centrodestra, dalle carte non emergono prove a sostegno di questa tesi. Bisognerà vedere se novità emergeranno dagli atti dell’inchiesta inviati dalla procura di Perugia alla commissione Antimafia. Intanto Forza Italia chiederà di convocare sia Striano sia Laudati.