Rosanna Natoli (foto Ansa)

A Palazzo Bachelet

Natoli sospesa dal Csm: l'infinita tragedia della “classe dirigente” di FdI

Ermes Antonucci

Il plenum del Csm ha sospeso la consigliera laica indicata da Fratelli d'Italia, travolta da uno scandalo. La vicenda è la prova plastica dell’incapacità del partito di Meloni di scegliere figure professionali adatte a ricoprire incarichi istituzionali di rilievo

Per la prima volta nella storia del Consiglio superiore della magistratura, un suo componente è stato sospeso dalla carica. Si tratta della consigliera laica Rosanna Natoli, eletta dal Parlamento su indicazione di Fratelli d’Italia (in particolare di Ignazio La Russa, come riferiscono diverse fonti), travolta da uno scandalo con al centro un suo incontro privato con una giudice incolpata proprio davanti alla sezione disciplinare del Csm, di cui all’epoca Natoli faceva parte.

 

Natoli si ritrova ora indagata per rivelazione di segreto, ma ciò che ha spinto il Csm a prendere la decisione senza precedenti è stata soprattutto la diffusione degli audio dell’incontro avuto dalla consigliera con la giudice incolpata (Maria Fascetto Sivillo), dai quali emerge come Natoli si sia lasciata andare a suggerimenti su come affrontare il processo disciplinare e abbia violato il segreto della camera di consiglio della sezione disciplinare, da cui poi si è dimessa. Una condotta ritenuta chiaramente incompatibile con la permanenza nel Csm anche da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella (che del Csm è capo), ma da quando è scoppiato il caso, lo scorso luglio, Natoli non ha sentito l’esigenza di dimettersi da consigliera. Ieri, così, il plenum ha approvato a scrutinio segreto la sua sospensione, con 22 voti favorevoli (sei i contrari, due le schede bianche), superando il quorum di due terzi dei componenti richiesto dalla legge istitutiva del Csm. 

 

In apertura della seduta, il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli ha letto una relazione introduttiva in cui si sottolinea la “violazione dei doveri di imparzialità e terzietà” da parte di Natoli, che anche dopo l’incontro privato avuto con la giudice Fascetto ha continuato a esercitare le funzioni di giudice disciplinare nell’ambito delle procedure pendenti a carico sempre di Fascetto. 

 

Natoli si è difesa attaccando a testa bassa la procura di Roma, che si sarebbe resa responsabile di irregolarità nel corso delle indagini, e lo stesso Csm, che avrebbe imbastito nei suoi confronti un “processo sommario”. Nel corso del suo lungo intervento al plenum, la consigliera ha poi giocato la carta del sessismo: “Fino a quando ci saranno giornalisti che scriveranno che una donna ha un incarico istituzionale perché è amica di un altro uomo e non per propri meriti e quando scriveranno frasi sessiste e maschiliste, ma di quale tetto di cristallo parlate l’otto marzo? Siamo di fronte a un muro di gomma dove una donna non può raggiungere posizioni ‘apicali’ se non amica di un uomo, nel mio caso del presidente La Russa”. L’uso della lingua italiana, come è evidente, è quello che è. I frequenti svarioni (“urbettòrbi”, “alle quali me medesima ha partecipato”, “chiavetta uèsb”), uniti alla cadenza fortemente siciliana (Natoli è di Paternò, città natale anche di La Russa), hanno a tratti fatto sembrare Natoli la versione femminile di Cetto La Qualunque.

 

Insomma, se qualcuno ieri si fosse messo all’ascolto per la prima volta su Radio Radicale di una seduta del plenum del Csm potrebbe essersi chiesto se si trattava di uno scherzo o invece veramente della riunione del massimo organo di governo autonomo della magistratura.

 

E qui si giunge al vero nodo della questione. La prova plastica dell’incapacità di Fratelli d’Italia (e del Parlamento) di scegliere, in questo ambito, figure professionali adatte a ricoprire incarichi istituzionali di  rilievo. Di certo non è questo il meglio che l’avvocatura e l’accademia è in grado di produrre. Il curriculum di Natoli parla da sé: semi-sconosciuta avvocata penalista, Natoli è stata assessora e consigliera comunale a Paternò, poi componente dell’assemblea nazionale di FdI e per due anni coordinatrice del circolo “Nino La Russa”, intitolato al padre di Ignazio. Nel 2022 ha tentato l’elezione alla Camera, senza riuscirci, ma poi per sua fortuna è stata spedita da FdI direttamente al Csm. Finendo al centro di una vicenda ben poco commendevole. 

 

Dopo la sospensione, il centrodestra si ritrova ora con un componente laico in meno, visto che Natoli continua a non volersi dimettere, soprattutto – si vocifera – per il sostegno ricevuto da La Russa. La domanda sorge spontanea: ne vale(va) la pena?

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]