(foto Ansa)

il verdetto

Dieci anni di ideologie. Viva il processo Ilva che si sposta a Potenza

Annarita Digiorgio

Oggi la Corte d’appello ha stabilito che il processo di primo grado è nullo. Accolta la richiesta della difesa della famiglia Riva rigettata nel 2016. Giustizia, economia e umanità hanno perso 10 anni

Riavvolgiamo il nastro. Il maxiprocesso Ilva è appena iniziato, dopo quattro anni dal sequestro preventivo (ancora in vigore) del 25 luglio 2012. L’avvocato Pasquale Annicchiarico si presenta in aula con una cartina geografica cerchiando le residenze dei pm, giudici, avvocati, parti civili del processo. Chiede il trasferimento del processo a Potenza per incompetenza funzionale: i magistrati potevano essere considerati parte lesa, e quindi non imparziali. “La presidente Stefania D’Errico dista 60 metri da un’altra Parte Civile, quindi da un lato avremo 3 pm che verranno a dire condannateli, dall’altro lato c’è̀ il dirimpettaio della Parte Civile e dall’altro lato c’è il giudice che deve giudicare. Come è possibile conservare quel normale distacco che si deve avere, se io sono la persona offesa e danneggiata dal reato?”.  L’Anm reagì inviperita contro l’avvocato Annicchiarico che aveva mostrato in udienza gli indirizzi dei magistrati, riservandosi ”di valutare le più opportune iniziative nelle competenti sedi istituzionali”. I giudici rigettarono quella richiesta, e il processo continuò, a ritmo di tre udienze a settimana, da otto ore l’una, fino al 2021. Le motivazioni della sentenza vennero depositate a novembre 2022 in un fascicolo di 3.700 pagine. Risultato: 26 condanne per 270 anni complessivi di carcere. Senza aver mai dimostrato un solo caso di decesso per causalità dell’inquinamento della fabbrica.

 

Quel sequestro preventivo non solo mise i sigilli agli impianti, da allora mai dissequestrati. Ma portò anche al commissariamento dell’Ilva, che poi il governo Letta decise di sequestrare definitivamente ai Riva senza indennizzo. Nel 2012 Ilva produceva 10 milioni di tonnellate di acciaio. Oggi non arriva a 3. Il mese prossimo verrà svenduta per un miliardo e mezzo per andare avanti. Ne servono 10 per rimetterla in sesto. Tutto questo al netto della sofferenza umana di chi per anni è stato, e viene ancora, chiamato assassino. Da innocente.

Oggi la Corte d’appello ha stabilito che il processo di primo grado è nullo. Tutto da rifare, a Potenza.  E’ stata accolta, in secondo grado, la richiesta della difesa della famiglia Riva rigettata nel 2016, secondo la quale i giudici di primo grado, residenti a Taranto, non avrebbero avuto la serenità necessaria per pronunciarsi e sarebbero stati a loro volta parti offese del procedimento. Aveva ragione l’avv. Annicchiarico. Avevano torto i giudici di Taranto. Giustizia, economia e umanità hanno perso 10 anni.

Di più su questi argomenti: