Ordine e forca

Il ddl Sicurezza voluto da Meloni è il trionfo del populismo penale

Ermes Antonucci

Il provvedimento in esame alla Camera introduce in un colpo solo 24 tra nuovi reati, aggravanti e inasprimenti di pene. neanche stessimo vivendo un'emergenza nazionale. Creare nuovi reati non costa niente e ha molta resa sul piano della propaganda

Pena, carcere, manette. Il ddl Sicurezza, tanto caro alla destra securitaria e in esame alla Camera in questi giorni, segna il trionfo del populismo penale. Leggendo con attenzione il testo del provvedimento si scopre che questo introduce 24 tra nuovi reati, aggravanti e inasprimenti di pene. Ventiquattro, in un colpo solo. Neanche stessimo vivendo una situazione di emergenza nazionale. Altro che panpenalismo. In fondo la premier Meloni lo aveva annunciato, intervistata una settimana fa su Rete 4: “La sicurezza sarà la mia priorità nei prossimi mesi”. Tanto non costa nulla. Basta inserire un breve inciso in qualche articolo del codice penale e il gioco è fatto. Il prodotto viene realizzato, aggratis, e può essere venduto all’opinione pubblica.

 

Mercoledì diversi parlamentari di Fratelli d’Italia hanno postato su X, alla stessa ora, un’immagine che ritrae Meloni con lo sguardo fiero rivolto all’orizzonte e la scritta a caratteri cubitali: “Approvato alla Camera provvedimento contro i ladri di case. Reclusione da 2 a 7 anni per i responsabili e procedure rapide per la liberazione delle case occupate”. Lo stesso faceva la Lega, usando persino la foto di Ilaria Salis. Il ministro della Giustizia Nordio sui social non c’è. Ma è facile immaginare la sua reazione. Lui che persino dopo il giuramento al Quirinale ripeteva che il rilancio della giustizia deve passare attraverso “una forte depenalizzazione”. Ora tace, costretto a ingoiare l’ennesima riforma forcaiola. 

 

Il ddl Sicurezza introduce innanzitutto nuovi reati e inasprisce le pene nell’ambito della lotta al terrorismo. Ma è in materia di sicurezza urbana che il provvedimento si scatena. Introduce il nuovo reato di “occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui” (reclusione fino a sette anni), come se oggi l’occupazione delle case non fosse punibile. Prevede una stretta sui borseggiatori, con un’aggravante che punisce chi commette reati “a bordo treno o nelle aree interne delle stazioni ferroviarie e delle relative aree adiacenti”. Giusto per venire incontro ai tanti video indignati pubblicati sul web (potremmo ribattezzarla “norma Cicalone”).

 

Il ddl inasprisce poi le pene per il delitto di danneggiamento in occasione di manifestazioni pubbliche. Trasforma in illecito penale “il blocco stradale o ferroviario attuato mediante ostruzione fatta col proprio corpo” (tanto per fare un esempio, i blocchi del traffico da parte degli attivisti di Ultima Generazione). Ciò che oggi è previsto come illecito amministrativo, con una multa fino a quattromila euro, si trasformerà in illecito penale con la reclusione fino a un mese o la multa fino a 300 euro. Ma non basta, perché se il fatto è commesso da più persone riunite si prevede la reclusione da sei mesi a due anni. 

 

Il provvedimento poi, fra le tante cose, introduce ben tre aggravanti ai delitti di violenza o minaccia e di resistenza a pubblico ufficiale. Introduce, inoltre, il nuovo reato di “lesioni personali a un ufficiale o agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza nell’atto o a causa dell’adempimento delle sue funzioni”, con reclusione fino a sedici anni. 

 

Ma è nell’ambito carcerario che l’ossessione securitaria raggiunge il suo apice. Il ddl Sicurezza introduce nel codice penale un nuovo articolo, il 415-bis, denominato “rivolta all’interno di un istituto penitenziario”, prevedendo come pena base la reclusione da due a otto anni. Ciò che più colpisce è che si specifica che può costituire il reato di rivolta la “resistenza, anche passiva, all’esecuzione degli ordini impartiti”. Insomma, se tre detenuti (tre è il numero minimo di soggetti previsto dalla norma) rifiuteranno di fare rientro in cella per protesta, fermandosi ad esempio in maniera passiva davanti alle sbarre, potranno essere accusati di rivolta. Una follia. Anche perché l’inosservanza degli ordini impartiti già oggi può comportare per i detenuti conseguenze sul piano disciplinare. Non si comprende perché debba essere trasformato in illecito penale e, in maniera ancora più incredibile, come possa configurare una rivolta. 

 

Il guaio sulle carceri si fa ancora più evidente se si considera che a inizio agosto il governo ha approvato un decreto legge assolutamente deludente, perché privo di misure capaci di alleviare nell’immediato l’emergenza del sovraffollamento e dei suicidi (che intanto sono arrivati a 70, già oltre il numero registrato lo scorso anno). Con la mano pesante prevista dal ddl Sicurezza, la maggioranza sembra volersi interessare soltanto ai disordini che l’emergenza (irrisolta) del sovraffollamento potrà produrre nei prossimi mesi negli istituti di pena. Un modo di operare che trova una logica soltanto nell’ottica securitaria dei due principali partiti della maggioranza. 

 

L’ennesimo boccone amaro da digerire per il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ricordando la sua cultura liberale ha più volte fatto capire di “subire”, anziché condividere, le proposte giustizialiste di FdI e Lega (Forza Italia intanto in Parlamento si è mostrata del tutto irrilevante). Ma se fosse veramente così, di fronte a un ddl che in un colpo solo introduce 24 tra reati, aggravanti e inasprimenti di pena, ci si chiede se prima o poi in Nordio non emergerà un sussulto morale sulla compatibilità fra le sue idee e la sua permanenza al governo.
 

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]