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Assolto dopo dieci anni (e dieci mesi ai domiciliari) dai reati di stalking e maltrattamenti. La storia

Ermes Antonucci

Un uomo di 45 anni di un paese del Cosentino è stato assolto dopo dieci anni di calvario giudiziario. Un caso che ci ricorda che la malagiustizia può colpire chiunque, e non solo i cosiddetti “colletti bianchi” come qualcuno sostiene

Assolto dopo dieci anni dai reati di maltrattamenti in famiglia e stalking, accuse che gli sono costate dieci mesi di arresti domiciliari, oltre all’impossibilità di incontrare per anni il proprio figlio. E’ quanto accaduto a un 45enne del Cosentino, assolto giovedì scorso dal tribunale di Paola (Cosenza). L’ennesimo caso incredibile di malagiustizia italiana, reso ancor più grave dalla lentezza intollerabile del nostro sistema processuale, in grado di tenere alla sbarra persone innocenti per anni, con tutti gli stravolgimenti che questo comporta sulla loro vita personale, professionale e sociale.

 

La vicenda in questione ha preso avvio nel 2014 con una denuncia di stalking nei confronti dell’uomo da parte della sua ex moglie. Il procedimento si è aggravato nel 2017 con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e nel 2018 con un’altra denuncia per stalking. “L’artefice di queste accuse è stata la suocera, cioè la madre dell’ex moglie, che ha cercato di ostacolare in tutti i modi i rapporti fra padre e figlio”, spiega l’avvocato Anna Virga, che ha difeso l’imputato. Imputato che, nel frattempo, a causa delle accuse ha dovuto subire prima un divieto di avvicinamento all’ex moglie, poi addirittura la misura degli arresti domiciliari, durati dieci mesi.

 

La vicenda giudiziaria è durata la bellezza di dieci anni e si è conclusa solo giovedì scorso, con l’assoluzione piena nei confronti dell’uomo, con la formula “perché il fatto non sussiste”. Non solo, il tribunale di Paola ha disposto anche la trasmissione degli atti in procura per due parti civili (l’ex moglie e la suocera) e per un testimone per valutare la sussistenza di illeciti penali da parte loro. “E’ stata una battaglia non semplice. Nel corso del processo, però, siamo riusciti a far emergere tutta l’inattendibilità della persona offesa e la mancanza di riscontri oggettivi e soggettivi alle accuse”, racconta l’avvocato Virga. “Ho sempre creduto in questa vicenda e sono rimasta ovviamente soddisfatta per l’esito. A giudicare è stata uno dei migliori magistrati del distretto, la dottoressa Roberta Carotenuto, giudice di grande esperienza che ha saputo cogliere l’innocenza di quest’uomo”.

 

“Il mio assistito è stato vessato in tutto e per tutto. Potremmo dire che chi ha subito un’azione persecutoria sia stato l’imputato e non le persone offese”, prosegue l’avvocato Virga. L’uomo intanto ha dovuto subire, oltre alle misure cautelari, tutte le conseguenze legate a casi incentrati su reati accompagnati da particolare riprovazione sociale. “Il paese dove vive è piccolo, tutti sapevano della vicenda. E’ chiaro che questo determina un clima di diffidenza nei confronti di chi viene accusato”, racconta Virga.

 

La vicenda, oltre a ricordarci che la malagiustizia può colpire chiunque, e non solo i cosiddetti “colletti bianchi” come qualcuno sostiene, dovrebbe anche indurre alcune riflessioni sull’uso degli strumenti cautelari (che il ministro Nordio ha detto di voler riformare) nei casi di presunto stalking o maltrattamenti. Il timore dei femminicidi spinge infatti ormai la magistratura ad adottare misure cautelari, come gli arresti domiciliari, in maniera assai frequente, nonostante i soggetti coinvolti siano del tutto estranei alle accuse. La cautela in questi casi è giusta, ma non può trasformarsi in una condanna preventiva. 
 

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  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]