i dati
Il decreto Caivano fa scoppiare le carceri minorili. Il dossier di Antigone
Nonostante i reati commessi da minori siano in calo, dall'introduzione del decreto Caivano il numero di persone recluse nelle carceri minorili ha raggiunto un record storico, causando un grave sovraffollamento degli istituti
Un anno fa, il Parco Verde del comune di Caivano saliva tristemente agli onori della cronaca per i frequenti episodi di criminalità minorile legati a spaccio di droga e violenza sessuale. L’entrata in vigore, poco dopo, dell’omonimo decreto doveva essere la risposta muscolare del governo al diffuso fenomeno delle baby gang, ma in realtà “sta trasformando drasticamente il sistema della giustizia minorile, spostandolo verso un modello criminalizzante, carcerocentrico e purtroppo privo di prospettive”. Sono le parole di Susanna Marietti, coordinatrice nazionale e responsabile dell'osservatorio sulle carceri minorili di Antigone, che ha raccolto in un nuovo dossier i risultati delle strette governative.
Al 15 settembre ci sono 569 giovani reclusi negli Istituti penali per minorenni italiani. Il numero, segnala l’associazione, “supera costantemente le 500 presenze, arrivando ad oscillare tra le 560 e le 580 negli ultimi mesi. Numeri così alti non si erano mai registrati prima”. Fra loro, solamente il 34,3 per cento ha ricevuto una condanna definitiva, poichè “la crescita degli ingressi negli ultimi 12 mesi è fatta quasi interamente di ragazze e ragazzi in misura cautelare”.I dati potrebbero essere più alti, dato che il decreto ha permesso un più rapido trasferimento dei ragazzi appena maggiorenni nelle carceri per adulti: 123 nel 2024, ossia il 15,5 per cento sul totale delle uscite (mentre l’anno prima se ne contavano 88).
Dall'insediamento del governo Meloni, le presenze nelle carceri minorili sono aumentate del 48%, contando che nell’ottobre 2022 gli Ipm ospitavano 392 persone (appena 10 in più del 2019). “Non avevamo mai visto nulla di simile” commenta Antigone, “è la prima volta che troviamo un sistema minorile così carico di problemi e denso di nubi”. Specialmente se all’incremento di detenuti non corrisponde un analogo aumento della criminalità minorile, “che negli ultimi quindici anni ha avuto un andamento ondivago senza tuttavia particolari picchi e che nel 2023 ha visto addirittura diminuire del 4,15 per cento il numero di segnalazioni di minori denunciati o arrestati rispetto all’anno precedente”. Si tratta di 31.173 segnalazioni, oltre 1.300 in meno rispetto al 2022. Nel dettaglio, gli italiani arrestati o denunciati tra i 14 e i 17 anni diminuiscono del 2,19 per cento, pur rappresentando il 46,7 per cento delle ragazze e dei ragazzi detenuti negli Ipm.
Nei 22 mesi considerati dal report di Antigone, l’introduzione del decreto Caivano nel settembre 2023 rappresenta un momento spartiacque: “Nei successivi undici mesi l’aumento è stato di 129 unità”, ovvero più del doppio delle detenzioni registrate negli undici mesi precedenti (59 unità). “Per la prima volta anche le carceri minorili sono alle prese con il sovraffollamento” sottolinea il dossier, secondo cui a fronte dei 516 posti disponibili negli Ipm, le 569 presenze di metà settembre comportano un “tasso di affollamento medio pari al 110 per cento”. Su 17 istituti in territorio nazionale, 12 superano la loro capienza massima, con picchi di sovraffollamento del 183,3 per cento a Treviso e del 145,9 per cento nel Beccaria di Milano, teatro di violente rivolte nelle scorse settimane.
Non va meglio negli altri istituti, tutti al limite massimo di capienza regolamentare (Airola, Bari, Catanzaro, Nisida e Palermo sono al 100 per cento). Come accade per i detenuti adulti, anche su quelli minorenni si riversano gli effetti più deleteri del sovraffollamento. A Treviso i ragazzi in eccesso dormono per terra, a Torino in brandine da campeggio montate nelle celle, mentre gli spazi comuni dell’Ipm romano sono al buio da quasi un mese, e per ovviare alla carenza di frigoriferi i ragazzi conservano cibo e bevande nei lavandini riempiti d’acqua. Condizioni che amplificano il malassere e la disperazione dei giovani detenuti, che si rivolgono sempre più agli psicofarmaci: nel biennio 2021-2022 la spesa media è salita del 30 per cento, mentre nei penitenziari per adulti solo dell’1.
“Proprio questo malessere è sfociato in numerosi atti di protesta che hanno coinvolto la quasi totalità degli istituti minorili presenti in Italia", sottolinea ancora Susanna Marietti. "Proteste che dovrebbero portare ad ascoltare questi ragazzi, capire cosa hanno da dire, mentre il messaggio implicito che arriva sembra essere quello del teneteli voi, neutralizzateli, senza preoccuparsi del loro futuro e del loro recupero sociale".
Leggi anche