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Sulla nomina del giudice costituzionale il centrodestra prova l'assolo

Ermes Antonucci

Meloni ha sentito Conte per avere il sostegno del M5s per l'elezione di Marini alla Consulta, in cambio di una contropartita di peso come il direttore del Tg3. I grillini, però, si sono sfilati dall'accordo e non parteciperanno al voto. La maggioranza ci proverà da sola

Il Movimento 5 stelle non voterà questa mattina in favore dell’elezione di Francesco Saverio Marini come giudice della Corte costituzionale. Lo confermano al Foglio fonti autorevoli del Movimento. Anche i grillini, come le altre forze di opposizione, diserteranno il voto (l’ottavo scrutinio da parte del Parlamento in seduta comune), a dispetto delle notizie diffuse nelle ultime ore su una possibile, sorprendente, convergenza con i partiti di maggioranza per eleggere alla Consulta il consigliere giuridico di Palazzo Chigi. Un fatto è certo: in questi giorni ci sono stati contatti fra Giorgia Meloni e Giuseppe Conte incentrati proprio sull’elezione del quinto giudice della Consulta di indicazione parlamentare. Contatti non puramente formali, ma, a quanto si apprende, focalizzati proprio sull’ipotesi per i grillini di sostenere il nome individuato dalla maggioranza, ovviamente in cambio di una contropartita di un certo peso: in Rai, tanto per fare un esempio, si è appena liberata la casella di direttore del Tg3, ricoperto fino alla scorsa settimana da Mario Orfeo, nominato nuovo direttore di Repubblica.

 

Del resto, è ormai noto che il leader del M5s coltiva rapporti cordiali con la premier, a differenza della segretaria dem Elly Schlein, colei che in teoria dovrebbe rappresentare l’interlocutrice naturale del M5s e con la quale, invece, i contatti risultano essere quasi inesistenti. Altro che campo largo. 

 

A far saltare l’ipotesi di un avvicinamento fra M5s e maggioranza sulla nomina di Marini comunque non sarebbe stata la fuga di notizie relativa alla chat in cui i vertici di Fratelli d’Italia sollecitavano i propri parlamentari a essere presenti martedì mattina per eleggere il nuovo giudice della Consulta. A prescindere dai movimenti interni alla maggioranza, infatti, un’eventuale partecipazione dei parlamentari grillini alla votazione – fino a oggi disertata per ben sette volte da tutti i partiti di opposizione – avrebbe in ogni caso indotto ovviamente a pensare a un accordo tra le forze di governo e il M5s. 

 

Le voci dalla maggioranza sono intanto discordanti. C’è chi dice che per mandare Marini alla Consulta “mancano tre-quattro voti” (il quorum è di 363), dopo che la maggioranza si è ingrossata con l’arrivo di ex parlamentari del Terzo polo, del M5s e non solo. Dall’altra parte, invece, c’è chi definisce la scommessa su Marini “rischiosa”, tenuto conto che – come insegnano tanti precedenti di elezione alla Corte costituzionale – vanno sempre considerate diverse defezioni tra i parlamentari di maggioranza, tra assenze per problemi di salute e diserzioni di altro genere. 

 

La scommessa sarebbe tanto più rischiosa se alla fine la votazione non dovesse appunto superare il quorum: in quel caso, il nome di Marini rischierebbe di essere “bruciato” anche in vista delle successive votazioni per l’elezione del giudice costituzionale. Il nono scrutinio potrebbe essere fissato a dicembre, quando scadranno altri tre giudici costituzionali di nomina parlamentare (Augusto Barbera, Franco Modugno e Giulio Prosperetti). A quel punto tre caselle andrebbero alla maggioranza e una verrebbe lasciata all’opposizione, che però difficilmente potrebbe sostenere l’elezione di Marini, oggi bocciata in quanto ritenuta in “evidente conflitto d’interessi” (parole del leader di Avs, Angelo Bonelli): non solo Marini è l’autore della legge sul premierato, sulla quale la Consulta sarà chiamata a esprimersi, ma è anche presidente della commissione paritetica della Valle d’Aosta, per la quale ha redatto numerosi ricorsi proprio alla Corte costituzionale. 

 

Il Pd, dopo le dure parole di Schlein, che ha parlato di “blitz”, è tornato ieri a criticare il metodo adottato da Fratelli d’Italia e alleati: “I giudici costituzionali di designazione parlamentare si scelgono insieme, non a colpi di maggioranza”, ha detto il senatore dem Dario Parrini. Posizione simile a quella espressa dall’ex presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, che pur ha annunciato che parteciperà alla votazione rispondendo alla sollecitazione del presidente Mattarella: “La scelta della maggioranza di procedere con una forzatura su questo terreno è sbagliata e dannosa per gli stessi candidati proposti”. Si vedrà oggi se il centrodestra avrà la forza necessaria per procedere con questa forzatura.
 

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]