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l'analisi

“Dietro agli spioni non una regia politica ma interessi nel mercato delle informazioni”, dice l'esperto

Ermes Antonucci

Parla Paolo Reale, tra i massimi esperti di informatica forense: "Anche se tra i bersagli ci sono diversi politici di centrodestra, è altrettanto vero che tra gli spiati ci sono anche politici di altro colore, così come vip e imprenditori. Dietro questi casi ci potrebbe essere un’azione non di natura politica, ma legata al mercato delle informazioni nel dark web"

Prima gli accessi abusivi alle banche dati della procura nazionale antimafia, ora la vicenda dei correntisti spiati da un funzionario di Intesa Sanpaolo. “I casi sembrano correlati ma verosimilmente non lo sono. Sono sicuro che qualcuno disegnerà un bel complotto, ma è difficile intravedere una regia unica. Anche se tra i bersagli ci sono diversi politici di centrodestra, è altrettanto vero che tra gli spiati ci sono anche politici di altro colore, così come vip e imprenditori. Insomma, dietro questi casi ci potrebbe essere un’azione non di natura politica, ma legata al mercato delle informazioni nel dark web”. A parlare è Paolo Reale, tra i massimi esperti di informatica forense.

 

Reale è un esperto molto conosciuto e stimato nel mondo giudiziario. Fu lui a scoprire l’esistenza di un server collocato all’interno della procura di Napoli (all’insaputa dell’allora procuratore, Giovanni Melillo, oggi alla guida della procura nazionale antimafia), utilizzato dalla società Rcs che aveva realizzato le intercettazioni con trojan al centro dello scandalo Palamara.

 

Di fronte alla notizia dell’inchiesta della procura di Bari nei confronti di un dipendente di Banca Intesa Sanpaolo, che avrebbe effettuato per circa due anni accessi abusivi ai conti correnti  di importanti personalità del mondo politico  e non solo, Reale ironizza: “Insomma, ormai gli accessi abusivi li fanno da tutte le parti”.

 

Reale, tuttavia, respinge ipotesi complottiste. Al centro degli accessi abusivi fatti dal finanziere Pasquale Striano alle banche dati in uso alla procura nazionale antimafia ci sono certamente soprattutto politici di centrodestra (come i ministri Crosetto, Lollobrigida, Calderone, Pichetto Fratin, Urso e Valditara), ma sono presenti anche Renzi, Cesa e Olivia Paladino, compagna di Giuseppe Conte. Ricerche abusive sono poi state effettuate sul presidente di Confindustria Bonomi, Francesco Gaetano Caltagirone, Vittorio Colao, Fedez, l’ex presidente della Juventus Andrea Agnelli, Cristiano Ronaldo, oltre che il presidente della Figc Gabriele Gravina.
Anche il dipendente di Banca Intesa (licenziato) avrebbe spiato i conti correnti appartenenti a esponenti dell’area di governo (la premier Giorgia Meloni, la sorella Arianna, l’ex compagno Andrea Giambruno, il presidente del Senato La Russa, i ministri Crosetto, Fitto e Santanchè), ma avrebbe violato i conti anche del governatore pugliese Emiliano e di magistrati, incluso addirittura lo stesso Melillo. 

 

Per queste ragioni, Reale tende a escludere l’esistenza di una “regia politica” dietro a questi casi. Piuttosto, bisognerebbe guardare altrove: “Il mercato delle informazioni esiste. Non è accessibile attraverso i normali canali che utilizziamo, ma nel mondo del cosiddetto dark web a volte vengono venduti prodotti e servizi di natura illecita, e informazioni di questo genere possono essere appetibili per quel mercato. Non mi stupirebbe se fossero utilizzate in questo senso”, afferma Reale. “Si dice spesso che l’informazione è potere, e questo è assolutamente vero. Possedere informazioni sulla controparte, sul concorrente economico o sulla figura istituzionale che si contrappone ai miei interessi è qualcosa che posso sfruttare a mio beneficio”, prosegue l’esperto. 

 

Secondo Reale, ciò che dovrebbe preoccupare è il quadro complessivo che emerge da questi casi di cronaca (da non dimenticare che, solo pochi giorni fa, è anche stato arrestato un hacker capace di violare i server del ministero della Giustizia, degli uffici giudiziari e di importanti aziende): “Ciò che manca è una consapevolezza di come funzionano i sistemi digitali, di quali sono i pericoli insiti in una loro sbagliata gestione e nell’assenza di una valutazione del rischio dell’utilizzo di questi strumenti. Si rintraccia la mancanza di una conoscenza di base della materia digitale nella categoria dei pubblici funzionari, inclusi i magistrati, nei vertici aziendali e anche nel legislatore”.

 

“Molto spesso nelle pubbliche amministrazioni e nelle aziende gli investimenti per le attività di risk management, di adeguamento di sistemi di controllo e auditing  vengono considerati costi che non portano alcun beneficio, vengono percepiti come inutili. Nel caso delle banche dati a disposizione dell’autorità giudiziaria, tuttavia, parliamo di dati che hanno il massimo della sensibilità, secondo quanto previsto dal Gdpr, e quindi devono essere tutelati al massimo delle potenzialità”, sottolinea Reale. Difficile in un paese che sembra essere lontano anni luce dal possedere una cultura digitale.
 

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]